1 - Dolce Valerie

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VALERIE

Sono stanca, e il mio vicino ha di nuovo messo gli Oasis alle sei del mattino.

Per quanto io ami Wonderwall, ascoltarla ogni giorno, alla stessa ora, potrebbe diventare quasi insopportabile. Sarebbe bello e romantico se la mia vita fosse un film e, questa, la canzone introduttiva alla prima scena. Ma no.

Mi dispiace piccola Valerie.

Sei proprio tu.

Svogliatamente tu.

Continua a sognare che un giorno tutto questo cambi e svegliarsi al mattino non sia più la tua impresa più grande.

«Sei sveglia?»

Qualcuno sussurra.

Lucas, ovviamente.

Mi rigiro nelle coperte e non ho bisogno di guardarlo per sapere che mi sta sbirciando dal fondo della stanza, appoggiato allo stipite della porta.

«Purtroppo» la voce mi esce rauca. È un disastro lei e lo sarà sicuramente il mio aspetto, appena mi guarderò allo specchio.

«Ti ho preparato quel disgustoso caffelatte alla soia, vieni a berlo con me in cucina?»

Mi prendo qualche secondo per riflettere sulla sua proposta e per un attimo sono tentata di alzarmi davvero. Ma il volto mi brucia ancora dalle lacrime e ho paura che potrei davvero spaventare qualche studente se mi facessi vedere in giro così.

«No, portamelo qui» biascico, con la guancia spalmata sul cuscino.

Lucas sospira di nuovo e senza dire niente se ne va. So che tornerà tra qualche minuto con il mio caffelatte. Giusto il tempo di attraversare il corridoio e raggiungere la cucina del nostro dormitorio.

Vorrei non dover lasciare mai questo letto, ma i libri sulla scrivania mi osservano, così come mi osserva il modellino in scala che dovrò consegnare tra meno di una settimana al corso del professor Philips.

«Merda!» l'imprecazione mi esce naturale, mentre mi volto a pancia in su e comincio a farmi prendere dall'ansia, dal panico.

È il tuo sogno, è il tuo sogno. Mi ripeto, con i palmi che corrono a coprire gli occhi per evitare che mi schizzino fuori dalle orbite dal nervoso. Vorrei poter urlare così forte da spaccare i vetri, ma Lucas torna con il mio caffelatte, giusto in tempo per evitarmi l'esaurimento.

«Tieni»

Si è appena seduto ai miei piedi, sul bordo del materasso e io non posso fare a meno di sbuffare. Faccio leva sulle braccia e mi siedo anch'io.

Le palpebre mi pesano da morire e sento le occhiaie così gonfie da scoppiare.

Prendo la tazza dalle sue mani e mi stringo nelle spalle.

Wonderwall non suona più nella stanza affianco, ma percepisco distintamente le note di Somewhere only we know di Keane.

«Qualcuno dovrebbe dirgli che siamo nel duemila ventitré e queste canzoni sono un po' superate» fa Lucas e io mi fermo a guardarlo contrariata.

«Queste canzoni non le supererà mai nessuno Luke, fattene una ragione»

«Okay, ma preferirei non sentirle fino alla nausea»

«Non posso darti torto» lo assecondo e comincio a sorseggiare la mia bevanda. È buona, ma avrei tanto voluto un grosso, enorme, gigantesco biscotto al cioccolato per affogarci dentro il mio malumore.

«Senti,» alzo lo sguardo e lo punto sul mio amico, «che cosa è successo ieri?»

Mi aspettavo questa domanda, non mi stupisce.

NON INNAMORARTI DI HERIC MCLANEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora