3 - Cliché

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VALERIE

«Andrai a Boston dai tuoi, questo fine settimana?»

Guardo Lucas mangiare il suo delizioso riso alla cantonese, preso nel negozietto cinese a Chinatown, e scuoto la testa.

«No, credo tornerò a casa solo per le vacanze di Natale» dico, gustando i miei spaghetti di soia.

Siamo seduti in camera mia, a gambe incrociate sul mio letto, uno di fronte all'altra. A New York piove da tre giorni, ma non mi dispiace.

«E il ringraziamento?» mi chiede ancora Luke.

Mi pulisco la bocca con il dorso della mano e gli rispondo.

«I miei lo trascorrono sempre con mio fratello, da due anni a questa parte, da quando si è trasferito in Australia» afferro la mia coca-cola e bevo prima di aggiungere: «Il primo anno ci sono andata anch'io, ma da quando sono al college, soprattutto ora che sono qui, non posso assentarmi per troppo tempo»

Lucas annuisce con la bocca piena.

«Non sapevo che Oliver vivesse in Australia»

«Sì, fa lo zoologo, e quale miglior luogo per studiare gli animali se non l'Australia?»

«Cazzo, troppi ragni» Lucas fa una smorfia disgustata, «scusa Ol, ma non credo ti farò mai visita»

«Lucas Hampton ha paura dei ragni?»

«Sono inquietanti Val» mi guarda accigliato e io rido. «Non prendermi per il culo perché sono serio. Quelle otto zampette... bleah!» mima il verso del vomito e io non riesco a trattenermi.

Oltre la finestra, un fulmine squarcia il cielo. Luke mi guarda e io mi stringo nelle spalle, preparandomi al tuono che arriva qualche attimo dopo.

«La ringrazio signor cielo!» esclama lui e io rido, ancora, ancora e ancora.

Mi rendo sempre più conto, giorno dopo giorno, quanto la sua presenza mi faccia bene. Quanto Lucas sia essenziale nella mia vita da quando ho messo piede qui. Al liceo eravamo amici, ma quel tipo di amici che si scambiano gli appunti, si incontrano soltanto alle feste o grazie ad altre persone. Non abbiamo mai avuto modo di approfondire il rapporto perché, forse, eravamo ancora troppo acerbi per capire il potenziale che aveva l'uno e che aveva l'altra.

Doveva solo arrivare il momento e io sono tanto felice che sia arrivato adesso.

Mentre mangiamo e fingiamo di guardare Guardiani della galassia percepisco il rumore lontano di una vibrazione. Guardo Luke e lui mi mostra il suo cellulare.

«È il tuo» dice.

È il mio, ma non so dove diavolo lo abbia messo. Sbuffo e salto giù dal letto. Sposto i cuscini, cerco sul piumone, poi mi avvicino alla scrivania e rovisto tra i libri abbandonati là sopra. Non c'è, nemmeno tra le matite o sotto la mia borsa di tela sulla sedia. Però qui sento la vibrazione più vicina.

Afferro i jeans che avevo questa mattina e li scuoto. Qualcosa scivola dalla tasca e cade per terra in un tonfo.

Alzo lo sguardo verso Lucas, che mi guarda divertito e piego gli angoli della bocca in un sorriso.

«Trovato» ridacchio e mi piego per tirare via il telefono dal pavimento. Quando guardo il display, però, il sorriso mi si spegne.

Il nome di Caius lampeggia e io non ricordo se per rispondere debba cliccare il cerchietto rosso o quello verde. Forse, perché sono tentata di lasciarlo squillare all'infinito e non permettergli di parlare, ma non posso.

NON INNAMORARTI DI HERIC MCLANEWhere stories live. Discover now