4 - Vuoi giocare?

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HERIC

Il ghiaccio si graffia sotto la lama dei miei pattini.

Vado veloce fino al fondo della pista, fino a raggiungere il muro di plexiglass. Freno di colpo, grattando ancora più forte il ghiaccio e mi volto per riprendere la mia corsa.

Vado avanti così per dieci minuti buoni e quando termino la sessione per migliorare la mia velocità sono senza fiato.

«Sei poco reattivo questa mattina» sento la voce del Mister che urla dal centro campo. Alzo una mano e annuisco, intanto che sfilo via le protezioni, il casco e il paradenti.

«Dove credi di andare?» Isaac mi raggiunge, giocando col disco nero tra le mani. Lo lancia in aria e poi lo riprende senza difficoltà.

«Ho il seminario del professor Monroe» dico, sistemando all'indietro i capelli. Questi maledetti ricci sono diventati così lunghi da coprirmi gli occhi.

«E gli allenamenti?»

«Il Mister sa che il lunedì vado via prima» raggiungo l'uscita della pista e recupero i miei paralame per non rischiare di distruggere i miei pattini.

«In qualità di capitano ti obbligo a restare» sento Isaac mormorare alle mie spalle e rido. Mi siedo sulle poltroncine in plastica e comincio a slacciare i pattini.

«In qualità di capitano dovresti sapere che senza una buona media il tuo miglior giocatore rischia di restare in panchina per tutta la stagione» gli faccio notare, senza nemmeno guardarlo.

«Non se sei il figlio del proprietario di questo posto» le sue parole mi colpiscono e mi irrigidisco un po'.

Sospiro, sollevo la schiena e il mio sorriso si spegne quando punto gli occhi su Isaac.

«Che c'è?»

Lui fa finta di non capire, ma sa benissimo che cosa mi abbia infastidito tanto.

Io non sono un raccomandato del cazzo.

Non ho bisogno del nome di mio padre per arrivare in alto e, soprattutto, non ho proprio bisogno che il mio migliore amico mi ricordi che cosa pensino gli altri di me.

Il mio umore cambia e Isaac se ne accorge.

Esce anche lui dalla pista e mi siede accanto.

«D'accordo, ho detto una cazzata» sospira, «Tu sei uno studente modello, non te ne frega un cazzo di essere il figlio di Patrick Mclane e lui è così fiero di te che fa addirittura finta di non conoscerti quando siete in pubblico perché non vuole metterti a disagio»

A questo punto sospiro anch'io e mi volto a guardarlo. Ho i gomiti appoggiati sulle cosce e le mani che penzolano oltre le ginocchia. Lo sguardo non è dei più dolci e lui alza gli occhi al cielo.

«Andiamo, non puoi prendertela amico!»

«Non me la prenderei se tu non fossi il mio migliore amico e non sapessi perfettamente che sto lasciando gli allenamenti perché seguire questo seminario mi eviterà ulteriore studio e ulteriore stress»

Lui mi guarda sbarrando le palpebre.

«Mi è venuta l'ansia»

«Beh, era quello che volevo» mi alzo e porto via con me i pattini e il casco. Scalzo, mi allontano da Isaac.

«Scusa fratello. Non volevo, davvero» gli sento urlare alle mie spalle.

«E comunque questo seminario avrebbe aiutato anche te, non capisco perché tu l'abbia mollato» dico, senza voltarmi e continuando a camminare.

NON INNAMORARTI DI HERIC MCLANEWhere stories live. Discover now