18 - Non significa niente

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HERIC

Ai postumi della sbornia sono abituato, vanno via in un giorno o, nel peggiore dei casi, basta una medicina e tutto passa.

Ma come si fa quando i postumi derivano da qualcos'altro? Come si fa quando si è reduci da un bacio che ti sta togliendo il respiro?

Esiste una medicina anche per quello?

Perché giuro, sto impazzendo.

Non ero ubriaco quando l'ho baciata. Ero arrabbiato e volevo farle male, ma l'unico modo che conosco per ferirla è darle qualcosa che nessuno dei due può avere: Valerie la pace, io lei.

Ho sentito le sue labbra addosso per tutto il resto della serata. La festa per me è finita quando lei è andata via. Mi sono chiuso in camera, ho pulito via quello schifo dalla faccia e, con la musica che riempiva la casa, mi sono disteso sul letto e ho guardato il soffitto fino all'alba, fino al silenzio.

'Come hai potuto?'

Non ho fatto altro che ripetere a me stesso quanto fossi stato stupido a baciarla. Proprio lei che avrebbe potuto distruggere tutto il mio mondo. Poi, ho riso. Perché Valerie il mio mondo lo ha distrutto già.

Si è presa tutto di me.

E io mi rivoglio indietro. Rivoglio il mio cuore, la mia testa, la mia anima. Voglio tutto.

Sono stato stupido per troppo tempo. Adesso mi sveglio da questo sogno, rompo l'incantesimo e torno in me.

Oltre le tende della mia stanza è già mattina. La notte è passata e ha portato via con sé ogni traccia di debolezza. Anche le mie.

Alla luce del giorno mi sento più forte, meno vulnerabile.

Quando mi decido a lasciare la mia stanza, la casa al piano di sotto è un disastro. C'è un caos incredibile e Leila, la signora che mi aiuta con le faccende in casa, sta già recuperando la quantità industriale di bicchieri che ricopre il pavimento. Sono le dieci passate e se non la aiuto finirà per perderci tutto il giorno.

«Ciao Leila» ho la voce che è un disastro. Quando la saluto, lei solleva la testa e mi guarda.

«Buongiorno Heric» mi sorride in modo cordiale quando mi vede arrivare. Mi fermo a pochi passi da lei e porto le mani sui fianchi.

«Che ne dici se io mi occupo di questo schifo e tu sistemi in cucina?» le propongo, «A quattro mani facciamo prima» le mostro i palmi, lei ride e scuote la testa.

«Non ti preoccupare. Perché tu invece non torni a dormire? Hai l'aria stanca»

E il mio sorriso si spegne, perché la verità è che ho chiuso a stento gli occhi. Ho dormito così poco che mi fa male la testa e non è per l'alcol che ho bevuto.

«Dormire mi annoia, preferisco aiutarti» mi piego a recuperare una bottiglia di vodka finita, poi una lattina di Red Bull accartocciata.

«Lascia che mi renda utile, altrimenti poi mi divoreranno i sensi di colpa» dico ancora e Leila ride di nuovo.

«Sei proprio un bravo ragazzo» la sento mormorare. Quelle parole mi bloccano, giusto un attimo. Poi Leila mi passa il sacco dell'immondizia e cominciamo a sistemare quel macello.

Impieghiamo quasi tre ore. Lo so perché il mio stomaco comincia a brontolare e guardo l'orologio per rendermi conto che sono quasi le due. Leila ha ovviamente terminato le pulizie in cucina prima di me e ha avuto il tempo di prepararmi anche un sandwich. Lo mangio mentre passo l'aspirapolvere e rivedo finalmente il mio riflesso sul pavimento lucido.

NON INNAMORARTI DI HERIC MCLANEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora