12 - Il suo nome è Valerie Morin

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Assicurati di aver letto il capitoli 11,
questo è un doppio aggiornamento.

HERIC

Boston
Otto mesi prima

Il sapore di questo champagne fa schifo.

La stanza in cui siamo puzza di vecchio , é una specie di biblioteca interna, non accessibile agli studenti. I ragazzi che mi circondano sono vestiti come se fossero a un funerale. Qualcuno ha osato dirmi che questi damerini del cazzo spendono migliaia di soldi all'anno per pagare le tasse universitarie, ma nessuno ha detto al rettore che gli ospiti vanno accolti con del buon cibo e non un catering scadente.

Okay, okay, mi calmo.

Forse la mai repulsione verso questa università è data dal conflitto tra la mia squadra di hockey e la loro. Nel campionato, la NYU si è sempre classificata prima e la Boston University subito dopo. Lo scorso anno, a causa di una serie di sfortunati eventi, abbiamo perso il nostro primato.

La Boston University ce l'ha strappato via.

Caius Torres ha di fatto tutto per rubarcelo.

Si è preso la coppa e ha causato al nostro miglior attaccante un infortunio che gli è costato la carriera.

È per questo che sono incazzato a morte.

È per questo che non volevo venire qui oggi.

«Tagliami le palle» Dennis mi affianca e beve lo stesso champagne che bevo io. Fa una smorfia subito dopo aver buttato giù il liquido micidiale.

«Che cazzo ci facciamo qui?» chiedo a lui e a me.

«Questi parlano solo di esami. Se lo avessi saputo avrei finto una dissenteria fulminante»

«Mi sarei unito a te» sospiro.

Un cameriere, che in realtà è un mio coetaneo e probabilmente uno studente dell'università, mi offre un altro bicchiere ma lo rifiuto. Depositando quello vuoto sul vassoio.

«Senti, amico» Dennis fa lo stesso, e si rivolge al ragazzo. «Dov'è che posso fumare?»

Il damerino col cravattino lo guarda prima spaesato, poi indica un corridoio e l'uscita più vicina.

«Vieni?»

Scuoto la testa.

«Vedo Isaac abbastanza in difficoltà» i miei occhi puntano il mio migliore amico, intento a parlare con due studentesse molto fuori dai suoi soliti standard. «Vado ad aiutarlo»

Dennis mi stringe una spalla, poi ci dividiamo. Ed è proprio mentre avanzo verso Isaac che qualcosa attira la mia attenzione.

È il suono di una risata.

Una risata così forte che non posso fare a meno di cercare.

Mi volto a destra. Trovo un gruppetto di studenti, tre ragazze e due ragazzi. La proprietaria di quella risata è colei che mi da le spalle. Getta la testa all'indietro, non si preoccupa minimamente di contenersi. Vedo come piega un braccio, probabilmente per portare la mano a coprire la bocca e la schiena le si scuote ancora.

Dopo un attimo, una delle sue amiche si accorge di me e le dà una gomitata. Accenna col mento nella mia direzione, mi indica e, in un attimo, la feliciona ruota sulla suola delle scarpe col tacco per voltarsi verso di me.

Mi scontro con qualcosa di inaspettato. Mi scontro con due occhi verdi che sanno di primavera, lentiggini che sembrano stelle e una bocca umida di lucidalabbra che, ovviamente, sorride.

NON INNAMORARTI DI HERIC MCLANEWhere stories live. Discover now