20 - La luce è spenta

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VALERIE

«Tu starai bene?» la mamma mi scosta i capelli dal volto. Me li sistema dietro le orecchie con la sua solita premura. Mi sorride dolcemente con gli occhi e le sue iridi mi dicono che è un po' preoccupata per me.

«Certo che starò bene» ricambio il sorriso e allaccio le dita ai suoi polsi.

«Perché tu stai sempre bene, eh?» mi pizzica la punta del naso tra l'indice e il medio e il suo volto si rabbuia. «Sei dovuta crescere troppo in fretta»

«Mamma» sospiro e scuoto la testa. «Per favore, no» mi scanso gentilmente dalle sue mani e ne bacio i dorsi. «Ti voglio bene, sto bene e non devi essere in pensiero per me. Goditi Oliver e questa piccola vacanza»

«La prossima volta verrai con noi»

È papà a parlare.

Mi attira al suo petto e lascia un bacio tra i miei capelli.

So che per la mia famiglia l'Australia è un viaggio costoso, ed è per questo motivo che io e mio fratello abbiamo unito i nostri risparmi mesi fa per comprare i biglietti ai nostri genitori. Io mamma e papà posso vederli quando voglio, Oliver no. Non ho esitato nemmeno per un attimo quando gli ho detto che avrei voluto che trascorresse con loro il ringraziamento, e non ne sono minimamente pentita adesso mentre li saluto prima della loro partenza.

Abbraccio entrambi.

«La prossima volta verrai con noi, promesso» ripete mamma, quando mi stringe al petto. Annuso il suo odore e annuisco.

Li lascio andare e, anche se sono abituata ai saluti, mi si forma un nodo alla gola. Non so perché.

O forse lo so.

Non piango da settimane.

Novembre è passato davanti ai miei occhi come la pellicola di un film invecchiato. Quelle che a volte si sgranano e si vedono male. Mi sono sentita così ogni giorno di questo lungo mese. Un po' invecchiata, anche se il mio volto è così giovane. Un po' annerita, chiusa nella mia scatola.

Sono sparita.

O sono spariti tutti gli altri.

Ho smesso di parlare con Caius. Ho smesso di parlare con Heric. Ho vissuto fino a oggi una vita piatta e quasi incolore, ma molto più mia di quanto non lo sia stata negli ultimi tempi.

Ho visto Lucas e non abbiamo mai parlato di che cosa sia accaduto quel giorno in mensa. Ho scambiato qualche messaggio con Pamela e al suo: «Con chi passi il ringraziamento?» ho risposto con una bugia. Non credo suo fratello le abbia raccontato niente, altrimenti sono certa non mi avrebbe mai cercata.

Le ho detto che sarei tornata a Boston e lei non ha insistito ed è stato un sollievo per me non dover inventare altre menzogne. Così, mi sono ritrovata da sola in una città in festa.

I newyorkesi trascorrono in famiglia questa ricorrenza annuale e io... io ho trovato un'alternativa che mi rende più felice del rinchiudermi in camera.

A pochi isolati dal dormitorio c'è una mensa dei poveri. Ci sono passata davanti per caso qualche settimana fa e l'annuncio fuori dalla chiesa diceva chiaramente "Cercasi volontari per il giorno del ringraziamento".

Mi sono proposta.

Non c'ho pensato nemmeno due volte. Ho scritto il mio nome sul modulo, il mio numero di cellulare e l'indirizzo della mia residenza.

Ho bisogno di sentirmi parte di qualcosa, anche solo per un giorno.

Mi reco alla mensa subito dopo la messa del mattino. La suora che si occupa di tutta la gestione mi accompagna nelle stanze dove posso cambiarmi.

NON INNAMORARTI DI HERIC MCLANEOnde histórias criam vida. Descubra agora