33. Migliori amiche

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Quando tornò in casa dopo neanche venti minuti da quando era uscita, Serena la guardò con un cipiglio confuso in volto. "Sei già tornata?" Si alzò, andando verso di lei, ma Aurora la superò come se non l'avesse neanche vista, come se fosse solo un fantasma nella sua casa. La sorpassò, senza risponderle, chiudendosi istantaneamente la porta. "Ma che-" Serena la seguì, stufa, provando ad aprire la porta. "Auri! Apri la p-" sbattè il pugno sul muro, bloccandosi non appena sentì un rumore provenire da niente. La sua mano si fermò in aria, prima di cadere lungo il suo fiato, mentre restava immobile ad ascoltare. Un singhiozzò si alzò da dentro la stanza, e poi altri fino a diventare un pianto disperato. Serena provò a parlare, ma non servì, sarebbe voluta entrare, voleva aiutare la sua amica anche se non sapeva cosa stesse succedendo. Non poté fare altro che scivolare lungo il legno e sedersi sul pavimento, sospirando. "Sono qui." Mise una mano sulla superficie, avrebbe voluto poter consolare la sua amica, ma quello era il massimo che poteva fare. Aurora trattenne il respiro, in silenzio, ascoltando. "Sono sempre qui, per te." E quella piccola frase, per quanto scontata, per lei significava tutto. Si sedette dall'altro lato della porta, sul pavimento della sua stanza, lontano ma vicino a lei. E quello bastò a farla sentire sicura.

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