Capitolo 3

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Se uccidi uno scarafaggio
Sei un eroe,
Se uccidi una farfalla
Sei cattivo.
La morale ha
standard estetici.
-Nietzsche

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Claire's POV

Dopo esser scesi dall'auto, che subito dopo ripartì, alzai lo sguardo e vidi un enorme muro estendersi verso l'altro.

Il condominio, che avevo intuito ci avrebbe ospitati, era in condizioni pietose. La pittura arancione si scostava dalle pareti coperte palesemente dalla muffa.

Il metallo dei balconi era arrugginito e diverse cartacce allestivano quelle che avrebbero dovuto essere delle aiuole all'entrata.

Lo scenario era decisamente cambiato.

Dalla lussuosa villa eravamo passati al degrado più totale.

Ma, in fondo, era plausibile. Quella era la parte che dovevamo recitare.

Anthony ed Elizabeth erano una coppia che si era conosciuta all'università di Chicago grazie alla droga.

Erano dei tossicodipendenti e spendevano praticamente tutto il denaro che possedevano in droghe.

Non rimaneva molto e sicuramente ciò che restava non avrebbe permesso loro di abitare in un posto decoroso.

Sospirai profondamente e, una volta presa la valigia, feci per entrare.

«Aspetta, ti aiuto» affermò l'agente Torres per poi togliermi letteralmente dalla mano la mia valigia mentre nel frattempo teneva sulle spalle il mio borsone.

«Posso tranquillamente farcela da sola...» affermai seguendolo su per le rampe di scale. Avrei desiderato aggiungere il fatto che io, così come tutti gli agenti, ci eravamo sottoposti a un esame fisico per poter entrare a far parte della DEA. Corsa, flessioni, addominali...una semplice valigia non sarebbe stata la fine del mondo.

Però non dissi niente.

Tacqui.

Non potevo nominare certi argomenti in luoghi come quello, luoghi che mi risultavano estranei.

Weston si fermò improvvisamente davanti a una porta e io riuscii ad arrestare i miei passi in tempo prima che potessi andargli addosso.

Lasciò andare la presa sulla valigia e si mise le mani nella tasca dei jeans per poi afferrare un mazzo di chiavi e aprire la porta.

Appena entrai all'interno dell'appartamento rimasi stupita. Potevo affermare con certezza che le mie aspettative dopo aver visto l'esterno erano crollate. Invece mi dovevo ricredere.

La casa, seppur abbastanza piccola, era graziosa. Ogni cosa era al suo posto e sui ripiani non vi era il minimo segno di polvere. Chiusi la porta dietro di me e avanzai con lentezza per studiare ogni singolo dettaglio.

Il soggiorno era composto da un divano da due posti e un sofà che fronteggiava la televisione a muro.

Davanti al divano rosso vi era un tavolino di vetro con posto al di sopra un grazioso centrotavola.

La cucina era attaccata al soggiorno grazie all'open space che molto probabilmente il padrone di casa aveva compiuto prima dell'arrivo di Weston.

Era piccola, ma vi era tutto il necessario di cui potessimo disporre.

«Questi, come puoi vedere, sono il soggiorno e la cucina. Di là c'è il bagno dove troverai dei cassetti vuoti dove potrai riporre i tuoi effetti personali. Vieni, ti mostro la tua stanza.»

UndercoverWhere stories live. Discover now