Extra Alejandro

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È  uno de' vantaggi di
questo mondo, quello di
poter odiare ed essere odiati,
senza conoscersi.
Alessandro Manzoni

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Alejandro

Sin da quando ero piccolo, la mia vita era sempre stata la stessa: caos, droga, armi e, soprattutto, morte.

Mio padre, Xavier Joseo Sabas Horacio Garrido, era il boss del cartello di Tijuana. Da sempre tutte le persone che conoscevano me e mio padre, continuavano a rammentarmi quanto io assomigliassi tremendamente a lui.

E come potevo dar loro torto? Era vero, Jesús, si fuera verdad.

Da quando ero nato ero sempre stato il suo manichino. Decideva lui il taglio di capelli che avrei dovuto fare. Sceglieva lui cosa avrei dovuto mangiare, quando e come. Selezionava lui i miei vestiti ed era sempre stato lui a mettermi una pistola in mano all'età di sette anni.

Mia madre, Sabrina, aveva preso la scelta di unirsi a nozze con mio padre.

Ammiravo Xavier, ma non avevo mai compreso il perché mia madre avesse scelto proprio lui.

Lei era completamente il suo opposto.

Certo, non ero presente quando aveva indossato l'abito bianco dicendo il suo "lo quiero", ma ormai ero più che sicuro che se ne era pentita amaramente.

Ero cresciuto nella nostra villa ad Aviacion, in Messico, tra le urla di mia madre e le mani violente di mio padre.

Lei insisteva costantemente nell'impedire a Xavier di crescermi come stava facendo. La risposta di lui era un pugno.

Lei insisteva costantemente nell'insegnarmi i valori della vita. La risposta di Xavier era uno schiaffo.

Insomma, non ero affatto cresciuto con l'ideale di amor, e non avevo mai capito cosa fosse. O almeno, non quello verso una persona.

Ero cresciuto concependo un unico e vero tipo di amore: quello per il dinero.

Ville immense sparse per tutto il mondo.

Garage pieni d'auto di ogni tipo e dimensione.

Ferrari, Lamborghini, Bugatti, Maserati, Mercedes, Rolls Royce...

Per non parlare dei lampadari di diamanti, immense distese di verde che parevano dei boschi ma che in realtà erano i nostri giardini.

Campi da golf, vasche d'oro, spiagge e jet privati...

Fogli di carta rettangolari con un valore.

Carte di credito, diamanti, zaffiri e rubini.

Il lusso più sfrenato, quello era il mio stile di vita. Non mi importava assolutamente come raggiungerlo. L'importante era che a fine giornata avessi intascato migliaia di dollari per finire a rilassarmi in una delle mie ville con un bicchiere di un costosissimo vino tra le mani.

Era anche vero, però, che i ricordi del passato sovrastavano la mia mente.

C'era un uomo, Nieves, che era un caro amico e collega di mio padre.

Non sapevo quali fossero state le dinamiche della storia, in quanto ero ancora troppo piccolo, ma credevo che Nieves avesse tradito la fiducia di Xavier in qualche modo.

Mi ricordavo ancora come dopo avermi convocato nel suo studio, chiamò il suo cosiddetto amico.

Xavier lo aveva abbracciato.

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