Capitolo 7

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Nessun maggior dolore che
ricordarsi del tempo felice
nella miseria.
-Dante Alighieri

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Uno sparo.

Un singolo sparo e il mio respiro si mozzò. Mi svegliai di soprassalto ricoperta di sudore e con tutti i capelli attaccati al viso. Poggiai la mano sul petto percependo come il mio cuore stesse battendo in maniera accelerata. Cercai di regolare i miei respiri per poi passarmi una mano sul volto.

Un incubo.

L'ennesimo incubo.

Per l'ennesima volta.

Erano circa vent'anni che non riuscivo a dormire serenamente. Ogni volta che poggiavo la testa sul cuscino e chiudevo le palpebre, il mio subconscio ricreava nella mia testa quel fatidico momento.

C'era addirittura stato un attimo in cui credevo che sarei impazzita da un momento all'altro e invece non era mai accaduto. Ero ancora lì, in piedi dopo vent'anni, con una strepitosa carriera alle spalle. Ormai non sapevo neanche più cosa si provasse a dormire in pace e serenamente.

Poggiai i piedi a terra e, dopo essermi messa le calde pantofole, mi diressi verso il bagno.

Fuori era ancora buio e supposi che fossero circa le tre del mattino.

Mi sciacquai il viso con dell'acqua fredda per poi legare i capelli scompigliati in una coda alta.

Alzai lo sguardo verso il mio riflesso sullo specchio e rimasi sorpresa nel vedere cosa ero diventata.

Mentirosa.

Ero una bugiarda.

Non ero più quella dolce e piccola bambina che amava passare il tempo sull'amaca insieme ai propri genitori.

Ero diventata una spia.

Il mio corpo desiderava una pausa dal lavoro. Il continuo stress non aiutava di certo il mio organismo. La mia mente, invece, non accettava neanche l'idea di prendere una vacanza.

Mi scrocchiai il collo dolente e mi diressi verso il salotto lasciando le luci spente per non destare sospetti.

Sapevo che ormai non avrei più ripreso il sonno e quindi decisi di allenarmi un po'.

Dovevo tenermi in forma e pronta a ogni evenienza.

Avevo programmato tutto quanto.

In quel momento mi sarei allenata. Successivamente mi sarei fatta una doccia e avrei aspettato che i miei capelli si asciugassero per poter fare la piastra e avere i lisci capelli di Elizabeth. Avrei preparato la colazione e avrei aspettato che il mio coinquilino si svegliasse.

Mi scaldai per poi compiere qualche flessione e diversi addominali.

All'improvviso sentii dei rumori metallici e capii all'istante che provenivano dalla porta.

Mi alzai immediatamente da terra per poi indietreggiare verso il muro rimanendo immobile e immersa nell'oscurità.

La serratura scattò all'improvviso e in un secondo momento udii il rumore del nastro adesivo che avevo applicato sullo stipite della porta. Quello era un semplice ma efficace trucco che ci avevano insegnato in accademia. Quando si era sotto copertura poteva risultare utile applicare del nastro adesivo sulla porta per capire se qualcuno avesse fatto irruzione nella nostra dimora durante la propria assenza.

Cercai di nascondermi il più possibile nel buio che vi era e aspettai impazientemente di vedere la figura che aveva appena fatto irruzione.

Seppur fosse buio, la mia vista si era abituata all'oscurità, al contrario della sua.

UndercoverWhere stories live. Discover now