Capitolo 8

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Gli occhi, chico,
non mentono mai
-Scarface

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Tutti erano fermamente convinti che gli occhi fossero lo specchio dell'anima e che d'altronde non mentissero mai. 

Ma loro non sapevano quello che sapevo io. 

Loro non vedevano quello che vedevo io. 

Per me gli occhi erano semplicemente un organo che ci permetteva di vedere e osservare chiunque ci circondasse. 

A volte, però, i nostri stessi bulbi oculari ci potevano ingannare. Magari accanto a noi avevamo un vero e proprio serpente pronto ad azzannarci e, al posto di vedere la sua vera forma, vedevamo solo un amico. 

Durante il corso della mia vita avevo avuto accanto tanti scorpioni e io ero stata la loro rana. Mi avevano chiesto di accompagnarli sulla mia schiena fino all'altra sponda del fiume; ma, a metà strada, mi avevano punto condannandoci entrambi alla morte. 

Peccato però che alla fine loro si trovavano vari metri sottoterra e io ero costretta a vivere il mio inferno giorno dopo giorno davanti ai miei occhi. 

Ogni volta che aprivo le mie palpebre maledicevo quegli scorpioni che, guardandomi negli occhi, mi avevano rassicurato, amato, per poi pungermi iniettandomi il loro veleno. 

E quel veleno era sempre più doloroso ogni giorno che passava. 

Mi avevano abbandonata. 

Mi avevano guardato negli occhi inalando il loro ultimo respiro. E io, in quelle iridi, non avevo visto assolutamente niente. 

Se ci ripensavo un senso di rabbia risaliva imponente. La cosa peggiore, però, era quando la piccante rabbia abbracciava l'amara impotenza. Perché io avevo passato mesi, anni, dandomi la colpa per non aver fatto abbastanza. L'unica cosa che nel profondo speravo era che un giorno sarei riuscita a perdonarli per i loro gesti, ma soprattutto me stessa. 

Sospirai pesantemente per poi passarmi una mano sul viso stanco. 

Uscii dal bagno e l'odore di caffè caldo mi attirò verso la cucina dove trovai Weston ai fornelli.

Il giorno prima, dopo la visita inaspettata da parte di Alejandro e i suoi uomini, avevamo controllato tutta casa in cerca di micro-videocamere e microfoni nascosti che effettivamente avevamo trovato e distrutto. 

«Buongiorno» sussurrai con la voce ancora impastata dal sonno per poi sedermi a tavola. 

«Oggi non sei mattiniera?» domandò beffandosi di me mentre cucinava qualcosa ai fornelli dandomi le spalle. 

«Direi decisamente di no.»

Quella notte non era stata diversa dalle altre. 

Stesso sogno, stesso sparo. 

Mi ero resa conto, però, che molto probabilmente il mio coinquilino, nonché collega, si sarebbe potuto insospettire vedendomi sempre sveglia a quell'ora. 

Non avevo di certo bisogno che qualcuno mi facesse rapporto. Non potevo permettermi una sospensione, non in quel momento. 

Vedendomi sempre sveglia la mattina presto, avrebbe potuto pensare che avevo problemi di insonnia causati da qualche problema psicologico. 

A farmi aprire del tutto gli occhi, fu una perfetta colazione che mi venne servita sotto al mio naso. 

Uova strapazzate e bacon croccante. 

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