COS'È IL VERO AMORE?

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Eda

Stavamo tornando a casa, mi sentivo molto meglio oggi grazie all'aria aperta, ad Aidan e a tutto ciò che faceva per farmi smettere di pensare. In realtà mi sentivo meglio già ieri sera, quando si era seduto accanto a me sul pavimento e mi aveva detto che era lì, che era arrivato e non sarebbe andato via.
Il battito che palpitava si era riuscito a calmare piano piano, ascoltando la melodia del suo cuore, e poi mi ero sentiva più tranquilla.
Avevo ancora paura, ero spaventata, ma avevo comunque la certezza che Aidan non mi avrebbe lasciata sola, e con lui mi sentivo sempre protetta.
Il gioco del cibo mi aveva rivelato senza che me lo aspettassi molte cose ad essere sincera, lasciando comunque quel senso di vago che tra noi c'è sempre stato.
Niente era troppo chiaro con noi.
Creiamo un casino non indifferente.
Però inizio ad abituarmi a questo casino, inizio a pensare di volerlo ancora intorno.

Quando entrammo alla villa, Shooter svoltò per la cucina e io lo seguii.

"Siediti, preparo io" - disse

Così mi sedetti al bancone, lui andò oltre dentro un'altra stanza dove c'erano un po' di cose da sistemare, e quando uscii capii che c'era entrato solo per togliersi la maglietta sudata.
I miei occhi si inchiodarono sul suo addome scolpito, sui muscoli tesi, il leggero brillante della pelle dettato dal sudore, il nero di quei tatuaggi che contornavano qua e là in modo elegante il corpo.
Era perfetto, Aidan era perfetto.
Mi chiedevo spesso se somigliasse più alla madre o al padre biologico. Loro non erano i suoi genitori da quando era nato, ma egoisticamente avrei voluto sapere più di lui, della sua storia.
Solo per capire da chi avesse ripreso i lineamenti.
Per capire da dove provenissero quelle iridi verdi magiche.
Per capire se l'altezza fosse una cosa ereditaria o pura fortuna.
Per sapere se il carattere l'avesse avuto più simile a lui o a lei.
E volevo sapere, se anche lui se lo fosse mai chiesto.
Ma forse non era un argomento giusto da aprire adesso, o in questo periodo, forse nel futuro.

"Tutto bene?" - chiese

Mi resi conto di essere rimasta imbambolata sul suo petto nudo persa nei miei pensieri e scossi la testa, voltandomi dall'altra parte.

"Non ridere." - gli dissi senza guardarlo
"Tu puoi guardare e io non posso ridere?" - domandò divertito
"Io non stavo guardando"
"E io non stavo ridendo bambina" - disse al mio orecchio
Mi voltai di scatto verso di lui, ogni volta che faceva così mi lasciava una scia di brividi che arrivava fino alla punta dei piedi, lo odiavo.
Mi mise davanti, dopo alcuni minuti, un piatto colmo di cose da mangiare. Avevo sentito il profumino, ma non avevo spiato le padelle.
Mi rendevo conto di concentrami molto più su di lui.

"Tu credi che mangerò tutto questo?" - gli chiesi
"Un patto è un patto"
"Sì ma io ho accettato di fare colazione, non di mangiare tutto il frigo Aidan"
"Mangia, ti fa bene"
"Aidan"
"Per favore Miele"

Devo ammettere che era stato davvero bravo, un ottimo cuoco. Uova strapazzate, toast, formaggi e affettati, frutta tagliata in pezzi, c'era tutto quello che si potesse desiderare in un hotel di lusso. Solo che io il lusso ce l'avevo a casa, con lui che cucinava, per questo pagavo anche per lo spettacolo.

"Non sapevo fossi anche chef"
"Torni a sottovalutarmi?"
"Ti ho già risposto, mai. È buono...davvero"
"Sono contento che ti piaccia, mangia tranquilla" - togliendo il suo piatto e alzandosi mi diede un bacio sulla guancia.
Mi immobilizzai, dovevo studiare bene le mie mosse, capire se ero arrossita o impallidita, capire se mi stava ancora osservando o se era preso dal suo piatto e dal lavandino.
Che sarà mai? Ci siamo sempre scambiati baci, e abbracci. Quando ero ancora una nana, lui mi prendeva in braccio. Perché reagisco come una stupida?
Eppure quel fugace bacio era stato così delicato, come a dire "sei al sicuro".
E così intenso allo stesso tempo, come a dire "ci sono io, deve esserti chiaro."
Ma lui che pensava?
Anche a lui venivano questi dubbi o ero io quella complessata?
Lui la viveva ancora come uno stupido contatto insignificante?
Non sapere iniziava a mandarmi fuori di testa.
Ma se quella sera alla festa, quando litigammo, mi stava confessando di sentire qualcosa, senza specificare esattamente cosa, non potevo essere l'unica a farmi queste domande, mi rifiuto di crederlo.

 𝐒𝐄𝐍𝐈 Ç𝐎𝐊 𝐒𝐄𝐕𝐈𝐘𝐎𝐑𝐔𝐌 | 𝐓𝐈 𝐀𝐌𝐎 𝐂𝐎𝐒Ì 𝐓𝐀𝐍𝐓𝐎Where stories live. Discover now