DIMENTICA

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Aidan

Non avrei mai voluto perderla, eppure gli eventi dell'ultimo periodo mi stavano creando una strana sensazione nel petto che mi rendeva irrequieto.
E se tutto questo casino l'avesse allontanata?
Se i miei tormenti l'avessero stufata?
Se il mio passato fosse tornato ancora una volta a bussare alla mia porta ed io non avessi la forza di combattere, ne sarebbe sfinita?
I mille pensieri che avevo però, in questo momento erano accantonati dal solo fatto che stava bene, stretta tra le mie braccia.
La paura che mi aveva attanagliato lo stomaco quando mi aveva cercato e poi era sparita, si era dissolta nel momento stesso in cui aveva messo piede dentro casa.
Lo sapevo che le mie erano ansie infondate, frequentava gli stessi posti, le stesse persone; eppure quello che le era accaduto aveva segnato le mie facoltà di giudizio più di quanto non credessi.
Ed era colpa mia.
Non sua, come continuava a dirmi.
Si stava scusando per cosa? Per aver riaggiustato ancora una volta la mia anima? Per aver subito una violenza ingiustificata? Per essere stata accanto a me in uno dei momenti più brutti degli ultimi anni?
Non volevo le sue scuse, io volevo solo che fosse sempre al sicuro, con me o senza di me.

"Com'è andata con Thomas?" - mi chiese, alzando la testa verso di me, ma senza staccarsi dalla nostra presa reciproca
"È complicato" - ammisi, scrollando le spalle

Raccontandole cos'era successo, presi a rivivere gli avvenimenti di questa giornata.

Qualche ora prima

Avevo appena parcheggiato Roxy davanti alla sede della Legal High, dove Thomas mi stava aspettando.
Poco prima avevo lasciato Eda al campus, di fretta e furia, quando mi aveva chiesto dei miei amici.
Sapevo che era giusto parlare con loro, ma il mio orgoglio ferito diceva che ancora non era il momento.
Non pretendevo che lo accettasse, ma quantomeno che lo capisse.
Non sono mai stato temperato, non sono mai stato come gli altri.
E lo so, che sono segnato.
Che sono sporco.
Che sono marchiato.
Ma a volte la presenza di quelli che col tempo ho fatto entrare oltre quel confine della mia vita, mi fanno credere che posso farcela, che infondo posso gestirla.
Non sono ancora pronto a parlare con Robert ed Alex, però.

Scesi dall'auto e mi divincolai tra varie macchine parcheggiate in malo modo.
Un paio di volanti della polizia costeggiavano l'entrata, e due agenti in divisa controllavano l'ingresso.
Uno di loro mi squadrò e, appurando che non fossi nessuno stava per respingermi, quando Thomas si avvicinò fermandolo.

"Fatelo passare" - gli disse

Sorpassai il nastro bianco e rosso, come quelli che si vedono nei film per isolare il pubblico curioso dalla scena nel crimine, e seguii Thomas.

"Scusa, c'è un po' di trambusto" - mi disse

Era logico, era scoppiato un putiferio ieri sera, quando era stato aperto il vaso di Pandora.
Non solo avevano colto in flagrante dei criminali, avevano anche smascherato tutti i loro illeciti, compresi quelli dell'avvocato Daniels.
Questo posto vacillava di agenti e tecnici che setacciavano il posto, e pensare che solo fino a qualche ora fa tantissime persone ci lavoravano e ci passavano tutta la loro giornata.
Adesso però, avevo bisogno di parlare con Thomas e capire come stessero le cose.

Entrammo nel suo ufficio, dopo aver sorpassato altri agenti che parlottavano tra loro.

"Quello di mio zio lo stanno mettendo sottosopra" - commentò, quando chiuse la porta del suo ufficio
"Capisco...Come stai?"
"Sto bene. Tu, ti sei ripreso? Eda?"
"Stiamo bene, non sono qui per questo. Come l'hai presa?" - riprovai
"Come dovrei prenderla?"

Thomas sospirò e si lasciò cadere sulla poltrona, indicandomi quella davanti a lui.
Presi posto e, silenziosamente, aspettai che parlasse.

"L'uomo che mi ha insegnato la vita è un'illusione"
Afferrò da un cassetto il portasigarette con il suo nome inciso e ne afferrò una, porgendomele subito dopo.
Ne afferrai una per fargli compagnia ed estrassi il mio accendino per comodità.
"Anche questo è da buttare" - commentò, lanciando il porta sigarette
Lo seguii con lo sguardo, mentre lasciavo che la nicotina rilassasse i miei muscoli.
"C'è il mio nome, il suo nome."
"Questo non vuol dire nulla, Thomas" - gli dissi
"Vuol dire eccome. Qualsiasi cosa mi ricorda lui adesso mi fa venire il ribrezzo. Mi fa schifo, Aidan"
"Tuo zio è un gran bastardo, è vero, ma devi scindere te stesso da lui"
"Come faccio? Come posso anche solo provarci? Lui ha plasmato tutta la mia vita, e adesso capisco il motivo. Voleva crearmi come voleva lui. Voleva che fossi la sua copia, sopratutto nel lavoro. Mi ha detto come comportarmi, come vestirmi, mi ha insegnato il mestiere. Mi ha perfino detto con chi stare, quale ragazza lasciare e con quale insistere. Mi sento così invaso da lui che ho voglia di vedere questo posto raso al suolo"
"Sei arrabbiato, e ti capisco. Nemmeno io vorrei avere nulla a che fare con lui, ma devi pensare anche al tuo futuro, Thomas"
"Il mio futuro inizierà adesso. Senza di lui. Lontano il più possibile da questo posto del cazzo"
Sospirai e lasciai che si sfogasse.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09 ⏰

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 𝐒𝐄𝐍𝐈 Ç𝐎𝐊 𝐒𝐄𝐕𝐈𝐘𝐎𝐑𝐔𝐌 | 𝐓𝐈 𝐀𝐌𝐎 𝐂𝐎𝐒Ì 𝐓𝐀𝐍𝐓𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora