(Attention: 🌶️🌶️)
Aidan
Lei era il mio universo.
Non avrei saputo spiegarlo con altre parole, ed era già tanto quello che avevo provato a dire.
L'amavo, e non mi era mai capitato prima di lei.
Cominciavo a capire cosa volessero dire i poeti, quando scrivevano delle donne, quando narravano dei dolori di un amore e quando dedicavano le parole più belle mai spese per qualcuno alla propria persona.
Il nostro amore era solo moltiplicato nell'ultimo anno.
Non era passato giorno senza che io pensassi a noi due.
Ero certo di quello che avevamo creato.
L'amore si era radicato di me come un rampicante, senza sosta.
Tutto quello che provavo per lei, le sensazioni, le emozioni, l'adrenalina, la passione, era tutto elevato all'ennesima potenza adesso.
Pregavo il cielo tutte le notti e tutte le albe di riunire le nostre vite.
Io ci credevo, ci credevo con tutto me stesso nel nostro futuro.
Sarebbe stata mia.
Sarebbe stata mia moglie, la madre dei miei figli, la donna della mia vita.
Me l'ero anche appuntato sul fianco, come promessa.
Ero orgoglioso di quel tatuaggio ed ero felice che anche a lei era piaciuto.
C'era già stato troppo tempo a separarci, ma adesso non avrei permesso a niente e nessuno di portarmela via.
Avrei lottato, avrei lottato con tutto me stesso.
Avevo un progetto nella mente e non avevo intenzione di tralasciare alcun dettaglio.
C'erano gli ultimi esami, la laurea, l'eliminazione di alcuni imprevisti, e la ciliegina sulla torta.
Non stavo più nella pelle, volevo dirglielo.
Ma non era ancora il momento giusto.
Volevo aspettare che le cose tra noi fossero stabili, e che lei non avesse più alcun appiglio al passato a metterle pressione, o a ricordarle che non poteva vivere a pieno il presente.
Quella cosa doveva sancire una svolta, una rinascita, e volevo che fosse un momento perfetto.
Nella stanza del college di Eda, mi sarei addormentato per la prima volta senza brutti pensieri, ma avevo sfruttato ogni minuto di quelle ore per guardarla dormire beatamente accanto a me, serena.
Eda credeva che avessi riposato, ma non era così.
Per me la notte e il giorno non avevano più differenza, ma forse con lei...
Tutto assumeva un aspetto diverso.Le avevo fatto salire le scale con attenzione, percorrendo gradino per gradino, lentamente, così da non farla cadere.
Era curiosa come solo lei sapeva essere, con quell'aria da bambina che si addentrava nel paese delle meraviglie.
Il mio paese delle meraviglie era composto dai suoi occhi, dai suoi ricci, dalle sue forme, dalle sue sfaccettature, dal modo in cui pensava, dal modo in cui toccava le note cantando, dal modo in cui incantava me stesso.
Nella mia mente, Eda era già proiettata nel futuro, ed era sempre più bella.
La potenza dei miei pensieri fece aumentare le scariche nel mio corpo, dovetti concentrarmi per guidarla negli spazi.
Avevo in mente uno dei miei modi per farla distrarre, per eliminare la tensione e farle andare via dalla testa quei brutti pensieri.
Non doveva sentirsi in colpa.
Io volevo ricordarle che desiderava ogni cosa che avevamo fatto insieme.
"C'erano già tutte queste scale?" - domandò, ancora ad occhi chiusi
"C'erano tutte" - confermai divertito
Le sue mani si posarono sulle mie che le coprivano ancora gli occhi e la sua pelle delicata si sposò perfettamente con la mia ricoperta da vene grosse.
Quando arrivammo a destinazione chiusi per bene la porta. L'aria leggera ci pizzicava, ma il sole scaldava ancora questa giornata.
"Aidan?" - mi chiamò
"Sono qui" - la raggiunsi di nuovo toccandola, e sembrò più tranquilla.
Mi allontanai da lei solo per un istante, poi le dissi che avrebbe potuto aprire gli occhi.
"Siamo sul tetto" - constatò
"Non solo" - le porsi un flûte di champagne che prese titubante, ma sorridente
Lo sorseggiai invitandola ad assaggiarlo, e il sapore fragrante mi bagnò le labbra e mi frizzò nella gola.
"Gentilmente offerto dalla riserva di mio padre" - commentai
"Molto gentile" - disse divertita
"Voglio che ti rilassi" - le presi il bicchiere dalla mano e li appoggiai per terra, liberandole le mani
Gliele afferrai e indietreggiai, avvicinandoci alla piscina idromassaggio.
"Non vorrai buttarmi lì dentro, vero?" - chiese mentre si ritirava
"Non ti butterò lì dentro..." - la rassicurai
"...ti spoglierò, entreremo insieme, e ti farò godere bambina"
"Aidan." - avvampò di imbarazzo notevolmente, ma il suono che le uscì dalla bocca fu di puro piacere.
Mi posizionai dietro di lei, con le mani sui suoi fianchi e la testa appoggiata alla sua spalla.
La schiena di Eda si scontrò con il mio petto, e ci si appoggiò subito.
Le scansai da davanti i capelli, spostandoli lateralmente, e iniziai la mia lenta discesa sul suo corpo.
Leccai, succhiai e baciai ogni centimetro del suo collo, mentre Eda gettava la testa all'indietro verso di me e socchiudeva gli occhi ansimante.
Le mie mani tornarono a muoversi su di lei, ma trovai fastidioso il tessuto della mia maglietta che mi impediva di sentire la sua pelle morbida. Infilai una mano sotto la maglia che indossava, stuzzicandola e facendola rabbrividire.
"Dimmi cosa vuoi" - sussurrai
"Te...solo te" - rispose sospirando
Salii fino a trovare il suo seno scoperto e ci giocai sfacciatamente.
"Se pensi che sarà come stanotte, ti sbagli" - continuai con il mio piano di seduzione.
Mi eccitava molto vederla colma di piacere, preferivo darlo a lei piuttosto che essere compiaciuto, ma non disdegnavo mai le sue belle mani sul mio corpo.
"Sarà migliore, più lento, più veloce, più potente..." - modulai la mia voce e capii dai movimenti del suo corpo che le piaceva perfino l'idea.
"Non sarò clemente con il tuo bel corpo Eda. Ti scoperó fino a farti gridare una tregua, bambina" - promisi, e lei mosse le anche sul mio bacino, mostrandomi tutta la sua voglia.
Stuzzicai il capezzolo che si inturgidì subito al mio tocco, raddrizzandosi verso la mia mano.
Tirai, pizzicai e compii dei cerchi immaginari sull'areola, pregustandomi la scena della donna che amavo follemente trepidante sotto e sopra di me, bagnata dall'acqua della piscina e scaldata dai raggi del sole.
"Ti prego" - ansimò
Adoravo il modo in cui arrivava alle stelle in poco tempo, solo per me.
"Non così in fretta stavolta, bambina"
Avevo intenzione di farla rilassare completamente e svuotarle la mente per lungo tempo, e mi promisi di darle piacere con le mani, con la bocca e con il mio membro.
Le sfilai lentamente la maglia, facendola scorrere lungo le sue braccia e poi fino a terra.
Accarezzai la sua schiena creandole dei brividi, poi scesi con la bocca fino all'inizio dei pantaloni sulla vita.
La voltai con scioltezza verso di me, incontrando i suoi meravigliosi occhi.
"Ti amo, lo sai?" - ammisi guardandola intensamente.
Lei era un richiamo per me. Era la mia stella del mattino. Era una sirena ammaliatrice. Una ninfa nel bosco. Un sentiero da percorrere. Era l'acqua che scorreva nel deserto. I raggi del sole su una distesa di neve. La terra in un prato. Era l'oceano per la mia sabbia. Era l'universo per il mio pianeta. Era l'amore per il mio cuore. Era tutto ciò che avrei seguito fino alla morte.
"Ti amo anche io, shooter"
Nei suoi occhi color miele leggevo solo la verità, la trasparenza con cui mi parlava erano oro per me.
Mi sarei appigliato a quella trasparenza per tutta la vita, e se fosse stato possibile, anche dopo.
Non ritenni possibile infatti, che qualcosa di così prezioso come lei potesse non avere un dopo.
Un oltre.
Mi chinai verso di lei perché intuii il desiderio che aveva di baciarmi le labbra, così come lo avevo anche io.
Sapevano di anguria. Spesso utilizzava un balsamo labbra con quella fragranza, e percepii che non aveva cambiato abitudine.
Ne fui felice, avrei voluto mangiarla, e le morsi leggermente il labbro per farglielo capire.
Tutto ciò provocò in lei solo più voglia di me.
Si spinse in avanti infilando la lingua nella mia bocca e la assecondai per un po'.
L'anno scorso era inesperta, ma aveva imparato subito. Quest'anno l'avevo trovata molto più a suo agio e sciolta, si lanciava seguendo il suo istinto e questa cosa mi piaceva da morire.
Ogni cosa che faceva mi piaceva, per questo sapevo per certo che non avrebbe sbagliato niente.
Quando si staccò per riprendere fiato, decisi che fosse il momento adatto per continuare la mia scalata verso il suo piacere.
Dalla bocca scesi lentamente verso il basso, lasciandole una scia di baci.
Mi scontrai con il suo seno e lo presi in bocca con audacia, assaporandola.
Sospirò chiudendo gli occhi e mi mise le mani tra i capelli, tirandoli un po'.
Era il suo modo di dirmi che le piaceva, che voleva che continuassi. Ormai la conoscevo bene anche sotto questo punto di vista. Sapevo cosa le dava piacere e cosa no. Sapevo fin dove potevo spingermi e cosa invece preferisse non fare. Sapevo come renderla felice e non mi facevo problemi a fare ognuna di queste cose. I nostri corpi e il sesso non erano più un tabù per noi due insieme.
La consapevolezza che Eda scalpitasse per me, si eccitasse per me e venisse solo per me, senza il bisogno di cercare conforto in un altro uomo per tutto questo tempo, mi rendeva davvero fiero. Non era solo questione di amore; quello c'era ed era fin troppo. Era il fatto che lei avesse deciso di donarsi a me, e solo a me.
Mi fermai e le sfilai i pantaloni, non volevo esagerare ed era già sul punto di cedere.
Sfilai anche le mutandine bagnate dall'eccitazione e la vidi affrettarsi al momento, pensando che avessi agito con la bocca subito.
Invece mi alzai come un bastardo e lasciai che mi guardasse semplicemente, mentre mi spogliavo.
Capii che voleva farlo lei, ma io volevo che si godesse lo spettacolo.
Ricordai però, che dovevo andare incontro ai suoi desideri, solo ai suoi oggi.
Dunque dopo aver gettato a terra i vestiti, lasciai che decidesse cosa fare. Un paio di secondi dopo si era avvicinata e aveva puntato le mani sul mio corpo, massaggiandomi il petto. Passò la lingua sul mio collo e si sfregò senza pudore su di me, strappandomi un sospirò misto di piacere e impazienza.
Quando fu abbastanza distratta per non rendersene conto, l'afferrai per la vita alzandola da terra. Un urletto le scappò dalla bocca e lo trovai più sexy del dovuto. La avvicinai alla piscina e lentamente la lasciai andare nell'acqua.
Ci si immerse riemergendo con la testa e portandosi i capelli all'indietro in un gesto troppo erotico per la mia vista.
Dovetti appellarmi a tutti i sensi per non saltare addosso all'istante, mi limitai e riprendere da terra i flûte e a porgerglielo da fuori.
"Non entri?" - chiese, afferrando lo champagne
"Tra poco"
Mi presi del tempo per ammirarla.
Lo sguardo sereno e disteso, ma allo stesso tempo colmo di desiderio mi mandava il segnale che fosse indubbiamente tranquilla con me. Il senso di protezione che cercavo sempre di mandarle sembrava che lo recepisse, e ne fui compiaciuto.
Non avrei mai voluto che fosse ansiosa o timorosa. Avevamo affrontato insieme gli attacchi di panico, e il solo fatto che una situazione del genere le causasse solo piacere significava davvero tanto.
"Com'è l'acqua?"
"Piacevole" - rispose, nel tentativo di farmi entrare
Morivo dalla voglia di farlo, ma guardarla era l'unico piacere da singolo che mi prendevo per oggi, e volevo sfruttarlo a pieno.
L'acqua che si muoveva attorno al suo corpo creava punti di luce particolari sulla sua pelle.
Colori diversi ci apparvero sopra, illuminandola completamente al sole.
Brillava.
Buttati giù tutto lo champagne fino all'ultima goccia, lo posai di nuovo a terra e entrai nella piscina lentamente.
Lo sguardo di Eda seguì i miei movimenti attentamente, come se stesse decidendo come agire.
Oggi però, avrei agito solo io.
"Facciamo un gioco" - le proposi
I suoi occhi si illuminarono di lussuria, e l'amai ancora di più.
"Che tipo di gioco?" - chiese
"Mi dirai tutto ciò che vuoi, se corrisponde alle mie idee, ti accontenterò bambina"
"E se non corrisponde?" - chiese ancora, con aria ingenua
"Allora ti farò tutto ciò che voglio io."
Eda si morse il labbro e arrossì leggermente sugli zigomi alti, facendomi capire che stava al gioco.
Mi mossi nell'acqua fino a raggiungerla. Lo spazio era ristretto, ma era esattamente lo scopo di quella piscina, e lo sapevano tutti.
La immobilizzai tra me e il bordo della vasca, posizionando le mani sul pavimento ai lati della sua testa.
"Dimmi, a cosa penso?" - domandai inspirando tutto il suo profumo
"Alle mie labbra" - rispose quasi subito, sicura di sé.
"Brava, bambina."
La accontentai e scivolai seducente e peccaminoso nella sua bocca, lasciando che le nostre lingue scopassero a modo loro.
Era un tango ben riuscito, quello tra loro.
La danza perfetta dei nostri corpi.
"E adesso cosa vuoi?" - le strinsi un fianco
Ci riflettè più a lungo questa volta.
"Le tue mani, sul mio corpo. Ovunque" - specificò
"Sei forse una veggente, amore?" - le sussurrai all'orecchio
Rise di gusto e mi adoperai per accontentarla anche questa volta. Il desiderio che avevo di lei andava oltre l'atto fisico, oltre la pulsazione che avevo tra le gambe, oltre il suo corpo nudo. Era un bisogno estremo e mentale, era la nostra unione sotto ogni punto di vista.
L'accarezzai dalle guancie, alle spalle, alla curva del seno, fino ai fianchi e alle gambe.
Agganciai una mano sotto il suo ginocchio e mi tirai una sua gamba alla vita.
"Lo muovi ancora bene il culetto da cheerleader?" - chiesi, stringendolo
Eda bloccò il respiro sotto il mio tocco, poi si abituò alla mia presa e iniziò a sentire un piacere divamparsi in ogni parte di se.
"Per te si" - rispose con voce tremante
"Allora forse più tardi puoi farmi un balletto?" - continuai
Annuì sospirando.
Le sorrisi, sentendola impaziente.
Le accarezzai l'intimità in superficie, con due dita. Le mossi piano, lentamente, mentre Eda socchiudeva gli occhi.
La gamba che le avevo portato stretta al mio bacino mi permetteva un accesso più pratico, e inoltre da come la conoscevo bene sapevo che non si sarebbe riuscita a sorreggere per molto, e in questo modo avevo una presa più salda sul suo corpo.
Mi fermai, desiderando più di questo.
Eda protestò iniziando a muoversi verso la mia mano ma non mossi un dito.
"Guardami." - dissi
Aprì gli occhi, e solo dopo averli puntati nei miei le infilai due dita dentro, pronto a iniziare questa montagna russa.
L'avrei torturata, ma la conoscevo e sapevo che non avrebbe potuto resistere così tanto, quindi pensai che se fosse venuta più volte avrebbe giovato solo a se stessa.
Sapevo come muovermi, sapevo come trattarla e non avevo bisogno di molto per farle urlare il mio nome.
Mossi le dita avanti e indietro, facendola dondolare sopra le mie dita in un movimento osceno.
La guardai e mi eccitò più di quanto non lo fossi già.
Aumentò la scarica di eccitazione anche solo il contatto visivo che avevamo.
Mi mandava in estasi, avevo bisogno di ancorarmi a lei e di perdermi con lei, non volevo smettere di guardarla.
E il punto numero uno - mani - era quasi spuntato.
"Aidan..." - ansimò a ritmo di movimenti sulle mie dita.
Adoravo il modo in cui il mio nome usciva dalla sua bocca aperta, in un suono delicato e sporco allo stesso tempo.
"Non ho nemmeno iniziato, bambina." - la informai
"Oh...Dio"
Mi morsi un labbro per non ridere. Sfilai le dita nel momento prima che arrivasse all'apice del piacere, sogghignando della mia mossa.
Mi maledisse con lo sguardo, ma le promisi qualcosa di più travolgente.
"Dimmi cosa vuoi adesso."
Appoggiai la mia fronte sulla sua, pronto a portare avanti il secondo punto.
"Voglio che continui quello che hai iniziato."
Mi chiesi se fosse il caso darle retta oppure fare per conto mio, ed effettivamente fare a modo mio era molto meglio.
"Risposta sbagliata, bambina. Mi dispiace."
La sollevai di scatto, tanto che dovette aggrapparsi al mio collo per tenersi, e la appoggiai al bordo della piscina.
L'acqua ci copriva fino al petto e non era adatta per quello che avevo in mente.
Mi spinsi fino al bordo, azzerando le distanze. Le aprii le gambe avvicinando la testa, e spuntai anche il secondo punto della lista: bocca.
Me la scopai a dovere con la lingua mentre Eda gemeva disperata, tirandomi le ciocche scure di capelli.
Si aggrappò alla mia testa tra le sue gambe come se fossi il suo unico appiglio alla realtà.
Aumentai il suo piacere tenendola ferma sulle gambe, non permettendole di dimenarsi.
Me le strinse alla testa, intrappolandomi nel suo corpo e aiutandomi con movimenti del bacino.
Impazzivo per il suo sapore sul mio palato.
Facevamo l'amore solo così.
Alzai gli occhi su di lei mentre continuavo a spingere con la lingua, e la vidi con la testa all'indietro e l'espressione totalmente fuori da ogni connessione.
Era puro piacere.
"Aidan sto...sto per" - tremò respirando affannosamente e capìi che era arrivata al limite
"Lasciati andare" - le dissi
Mentre Eda veniva in un orgasmo potente, con vibrazioni e scariche di piacere, ampliai le sue sensazioni creando dei cerchi e massaggiandole il clitoride. La sentii impazzire sotto il mio tocco e mi levai con le braccia dall'acqua per baciarla e attutire l'urlo che le stava per uscire dalla bocca.
Quando si calmò la ripresi dalla vita e la feci scivolare di nuovo nell'acqua, incollata a me, dove doveva stare.
Si aggrappò con entrambe le gambe alla mia vita, lasciando tutto il peso sul mio corpo.
"Sei stanca?" - le chiesi
"No, voglio giocare ancora"
Sorrisi alla sua risposta e la cullai ancora un pò. Nel mio momento c'era anche questo, volevo coccolarla, volevo che si appoggiasse a me e chiudesse gli occhi, volevo che stesse bene. Avevamo tutto il tempo del mondo per noi, ma il tempo che passava non ce lo restituiva nessuno.
Non volevo fare errori stavolta.
Le baciai il viso e le accarezzai i capelli.
Aspettai che fosse pronta e riacquistasse energie per la parte migliore.
Fremevo dalla voglia di spingermi dentro di lei, intrappolato in un abisso di piacere, tra le sue pareti lisce e strette.
Quando tornò a guardarmi con il viso sereno e disteso, capii che voleva continuare.
Mi voleva. Mi desiderava.
Era quello che volevo le restasse impresso: il desiderio che aveva di me, di noi due, del mio corpo contro il suo.
Non aveva sbagliato niente.
Lo desiderava ardentemente.
Ed io, non avrei mai smesso di accontentare ogni suo desiderio, dal più piccolo al più peccaminoso.
Le baciai la bocca e mi leccai le labbra, dove i suoi occhi appuntarono lo sguardo seguendo attentamente ogni mio movimento.
Riprese a parlare, stabilizzando la respirazione.
"Non mi chiedi cosa penso adesso?" - domandò
Sorrisi di gusto, non sarebbe stata preparata a quello che avrei fatto adesso.
"Adesso non giochiamo più."
L'afferrai prontamente e feci scontrare il suo bacino con il bordo della vasca.
L'acqua si spostò riversandosi un po' fuori, ma non ebbe alcuna importanza.
Si appoggiò bene al pavimento, lasciando le gambe penzolanti nell'acqua.
Le accarezzai le cosce, mentre era piegata a novanta ed io potevo godere della visuale del suo corpo con il cielo limpido, e lei poteva godere dell'attesa.
Respirò affannosamente, presa di sorpresa.
Le sfiorai il culo sodo e sussultò al mio tocco.
"Balli per me, Miele?" - chiesi, facendole intuire a cosa mi stessi riferendo
Annuì e si mosse sotto le mie mani, che aderivano alla carne morbida lasciandole segni rossi di puro piacere.
La massaggiai per bene e mi spinsi verso il suo corpo, facendole sentire quanto avessi apprezzato il suo balletto per me.
Sorrise compiaciuta sentendo la mia durezza e si morse il labbro.
Allargò istintivamente le gambe e mi posizionai comodo dietro di lei.
Eda si spinse all'indietro con il bacino, ed io la tenni stretta e salda alla mia presa di fuoco.
La penetrai con una spinta secca ed energica, strappandole un grido di godimento.
"Cazzo quanto sei stretta"
Si mosse cercando di attenuare il piccolo fastidio e il grande piacere che sentiva tra le gambe.
Cercai di abituarmi alle sue forme, e mi spinsi più avanti, fino a ficcarle dentro anche l'ultimo centimetro.
Mi rilassai subito sentendomi dentro di lei, e pensando a lei piena di me.
L'acqua attutiva le mie spinte che iniziarono a darsi da fare.
Mi sfilavo lentamente e rientravo in modo brusco, potente, come le piaceva.
Inarcò la schiena verso l'alto ma la tenni ferma e ben piegata sul pavimento per aumentare il piacere.
Le esplose dalla bocca un gemito quando le strinsi il sedere tra le mani mentre continuavo a penetrarla con spinte virili e calcolate.
I suoi gemiti spezzavano l'aria e mi beai completamente di quella scena mozzafiato.
Quando mi informò che era al limite, mi sfilai dal suo corpo e la immersi di nuovo nell'acqua molto più mossa del normale.
Mi appoggiai al bordo e me la feci scivolare sopra.
Si abbassò e si alzò lentamente sul mio membro duro e spesso, e questo rapido cambio di posizione mi sottrasse un gemito roco proveniente dalla gola. Eda si aggrappò alle mie spalle stringendo le braccia sul mio corpo e con le gambe sul mio bacino.
Compiva movimenti fluidi e delicati allo stesso tempo, mentre io l'aiutavo a muoversi su di me.
La visione di Eda sopra il mio corpo mi mandò una scarica di piacere fin sotto ai piedi, e stabilii che fosse tra le mie posizioni preferite. Mi incantava il modo in cui il suo corpo era stretto al mio, come conduceva il gioco senza però lasciarmi mai. Adoravo sentirmela stretta addosso e portela tenere tra le mie braccia mentre la guardavo venire. Mi piaceva come il suo seno muovendosi si scontrasse con il mio petto. Mi beavo di come le sue mani si appoggiassero al mio corpo, carezzando i miei tatuaggi e soprattutto, amavo il modo in cui si fidava di me.
Compiva movimenti circolari sul mio bacino e il piacere si impossessò di me.
Cercai di muovermi in base ai suoi movimenti, al suo ritmo e alle sue esigenze.
Volevo venire assieme a lei, volevo essere travolto dal piacere mentre stava godendo anche lei sopra di me.
Si strinse di più alla mia presa, mi feci più saldo e la strinsi al mio corpo sorreggendola, intuendo che forse stava arrivando come me al limite del piacere.
Mi occupai di finire io, spingendo dentro di lei in modo più energico, acuendo l'esaltazione e l'eccitazione.
Esplose in un altro orgasmo potente, stringendosi e aggrappandosi con tutta sé stessa al mio corpo, e nello stesso momento mi lasciai andare anche io dentro di lei.
Non era mai capitato, che venissi senza sfilarmi dal corpo di una ragazza.
Ma Eda era tutte le mie prime volte.
Mi ero accertato che prendesse la pillola e mi aveva tranquillizzato, non ero stato con nessun'altra e nemmeno lei era stata con qualcuno, dunque potei godere a pieno del suo corpo nel mio.
Respirai cercando di stabilizzare le pulsazioni del cuore e le scariche di piacere del corpo, mentre Eda rimase ancorata a me, appoggiando la testa sulla mia spalla.
"Non hai idea di quanto tu sia giusto per me" - disse, in un sussurro
Mi chiesi se lo stesse confessando a se stessa o a me, perché fu così impercettibile, ma mi arrivò dritto al cuore.
La accarezzai senza domandarglielo, perché sembrava così appagata, e inoltre non avevo bisogno di sentirmelo dire, lei mi dava già tutto. Quando lei era nella mia vita, tutto assumeva significato.
Sparivano le paure, gli incubi, gli spari.
Tutto profumava di lei.
Mi sfilai delicatamente dal suo corpo, e la presi in braccio facendola sedere sul bordo della piscina.
Le lasciai un bacio e mi mossi verso il piano cocktail, prendendo dal basso, su un ripiano, due asciugamani grandi.
Tornai da lei poggiandoglielo sulle spalle, e si accarezzò il corpo per eliminare i brividi di freddo dello sbalzo termico.
Mi assicurò con lo sguardo, alla mia richiesta, che stesse bene. Portai i flûte dietro al bancone e la ripresi tra le braccia percorrendo le scale fino alla mia camera, chiudendo con due mandate la porta.
Mi occupai di tutto io, aprii l'acqua calda della doccia, presi dei vestiti puliti notando che c'erano anche delle sue cose nel mio armadio, e mi chiesi in quale momento le avesse lasciate.
Accesi qualche candela profumata e la trascinai con me sotto il getto caldo, eliminando il freddo dalle ossa.
Mi aveva lavato i capelli e io le avevo insaponato delicatamente il corpo, lasciandole qualche bacio dolce che non sapevo trattenere.
La avvolsi nel mio accappatoio e io mi strinsi alla vita un asciugamano.
Lasciò che le asciugassi i capelli ricci e lucenti, rilassandosi con le mie attenzioni.
Mi piaceva da morire aiutarla in queste piccole cose, l'apprezzavo e la facevano sentire amata, esattamente com'era.
Guardavo il suo riflesso attraverso lo specchio davanti a noi, e realizzavo sempre di più quanto fosse, molto più che un anno fa, la donna che volevo per sempre accanto.
La mia complice, la mia amica, la mia famiglia, la mia amante.
Era tutto, ed esattamente quello che cercavo.
Non ero stupito dal fatto di non aver trovato, per venticinque anni della mia vita, una compagna adatta a me, al mio modo di vedere il mondo.
Nessuna riusciva a stabilire un legame mentale con me, nessuna toccava le corde della mia anima.
Nessuna entrava così delicatamente nelle mie paure e nessuna riusciva a capirmi senza bisogno di parlare.
Poi era arriva lei, e aveva azzerato tutte le mie barriere.
I muri erano crollati e al posto dei mattoni c'erano dei fiori lucenti, piccoli e delicati.
Le paure c'erano sempre, ma le avevo messe da parte per dare spazio ai nostri sentimenti.
Lei veniva prima di tutto: prima delle preoccupazioni, prima dei problemi, prima di me stesso.
Non c'era pace ai miei inferni senza Miele.
Trovavo riposo solo respirando la sua presenza.Un vecchio saggio una volta disse che esisteva un albero in un bosco incontaminato.
Un albero spoglio da ogni foglia e da ogni vitalità.
Non era morto, era vivo, anche se non appariva tale.
La guerra inondava le coste delle terre accanto, ma non osava avvicinarsi al bosco.
Tutto fioriva, tranne l'albero.
Quello no, restava spoglio e scuro per anni.
Ma non era morto.
Nessuno aveva tanto coraggio da avvicinarsi e toccarlo, per paura di essere vittima del male dell'albero.
Ma lui non era morto.
Un giorno, una ninfa ebbe il coraggio di avvicinarsi.
Pianse davanti alla visione di un albero così imponente, ma così privo di vitalità.
Non era morto.
Ma lei, gli restituì la vitalità con il suo tocco.
Il coraggio dimostrato e la sensibilità della ninfa, spinsero l'albero a promettere di contenere e proteggere con i suoi rami forti tutta la natura che era la casa della bella ninfa. Avrebbe sovrastato tutto il bosco con la forza ritrovata, per proteggere ogni pianta e ogni creatura magica.
Lui non era morto, risplendeva dell'energia e del coraggio dell'unica creatura che era stata in grado di toccargli l'anima.
Se l'avesse protetta per sempre, lei gli avrebbe regalato la vitalità ogni giorno.
L'albero non sapeva però, che ogni giorno che passava, la ninfa gli donava la sua vitalità, privandosene.
Lei era la mia ninfa.
Non sapevo risplendere prima di lei.
Non ero morto, ma non vivevo abbastanza.
Non ero morto, ma nessuno aveva coraggio di toccarmi.
Non ero morto, ma lei era stata l'unica creatura in grado di donarmi più di un semplice sguardo.
Mi aveva donato la vitalità.
Mi aveva donato tutta sé stessa.
Faceva fiorire in me i boschi più sgargianti di sempre, e in me un amore sconfinato.
Lei era la mia ninfa dal cuore magico."Miele?" - la chiamai, mentre eravamo stesi sul letto per riposare.
Credetti che si fosse addormentata, ma i suoi occhi puntarono i miei quando richiamai la sua attenzione, ascoltandomi.
"Credo proprio che dormirò un po'."

KAMU SEDANG MEMBACA
𝐒𝐄𝐍𝐈 Ç𝐎𝐊 𝐒𝐄𝐕𝐈𝐘𝐎𝐑𝐔𝐌 | 𝐓𝐈 𝐀𝐌𝐎 𝐂𝐎𝐒Ì 𝐓𝐀𝐍𝐓𝐎
RomansaDemet è una giovane donna che, per inseguire le sue passioni, decide di trasferirsi in un altro paese, in una città che ha sempre amato e dove ha qualcuno che può ospitarla. L'inizio della sua carriera è però ostacolato dal fratello maggiore del su...