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Non amava la mattina.
In realtà non amava proprio svegliarsi,  perché era il lunedì mattina e i lunedì erano i peggiori, soprattutto quando si aveva una sbornia alle spalle da smaltire. Ma lui non aveva toccato nemmeno un cicchetto d'alcool la sera prima, e forse era anche per questo che si era svegliato ulteriormente di pessimo umore. Nel suo lavoro doveva essere efficiente, perfetto e coordinato.
Non poteva permettersi distrazioni, dopotutto fare i tatuaggi non era un lavoro per tutti: bisognava avere la mano ferma e tanta, tantissima, pazienza. Poi nessuno voleva avere un reclamo dai clienti per un tatuaggio storto o disegnato in modo svogliato.
Scese dal letto, i suoi capelli, lunghi e neri come la pece, gli scesero tutti scompigliati sul viso mentre si lasciava andare a un ennesimo sbadiglio. Già era sveglio da un bel po', stava solo trovando il coraggio di uscire fuori le coperte siccome si gelava. L'autunno era alle porte dopotutto e nessuno voleva uscire fuori dalle coperte con quel freddo che gli invadeva persino gli strati più profondi della pelle.
La prima cosa che fece fu farsi un caffè; ormai aveva più caffeina che sangue nelle vene e non gli faceva più nessun effetto, ma per lui era una sorta di routine.
Se non se ne prendeva almeno quattro nel giro di un giorno non riusciva ad andare avanti.
A volte, mescolava il caffè nel latte per darsi quella carica in più e quando aveva del tempo libero prima di andare al lavoro. Lanciò uno sguardo all'orologio, appeso al muro e che segnava le nove di mattina, e tirò un sospiro stressato. Doveva essere veloce come un fulmine. Il suo sguardo saettò poi in direzione della finestra, l'unica finestra presenza in quella stanza quadrata e piccola: il tempo non era nemmeno dei migliori. Grossi nuvoloni grigi andavano a occupare la maggior parte del cielo e si prospettava anche una giornata piovosa. Altro stress per il corvino; odiava giornate del genere in quanto andavano a influenzare anche il suo umore che non era dei migliori, soprattutto in quel periodo. Bevve il caffè tutto in un sorso, amaro, così come lo preferiva e ritornò nella stanza. Prese dei vestiti al volo dall'armadio; un pantalone di tuta e una felpa con lo scollo rotondo, rigorosamente neri, ideali per quella giornata fredda e piovosa.
Poi, ritornando in cucina, afferrò a volo le chiavi dell'auto e uscì dal suo appartamento.

Giunse, dopo poco, di fronte al negozio. La strada era una delle più trafficate della città di Tokyo.
Parcheggiò vicino al marciapiede, scese e chiuse l'auto e, mentre era in procinto di recupero dal mazzo quelle chiavi che gli avrebbero permesso di aprire il negozio, sentì la voce alle sue spalle. La sua voce.
Quella della persona che odiava di più al mondo, probabilmente.

"Hey, vicino ! Giornataccia, vero ?"

A Suguro bastò girare appena la testa per intravedere quel sorriso da idiota e spavaldo farsi spazio sul viso del suo peggiore nemico, nonché Satoru Gojo che aveva anche lui lo studio di tatuaggi, proprio di fronte al suo.
Anche lui stava aprendo a quell'ora ma, a differenza sua, era sempre allegro e solare. Lo odiava, con tutto se stesso. Avrebbe voluto cancellare quel cazzo di sorriso dal suo viso con un pugno.
Fece una smorfia e accennò un gesto con il capo, poi velocemente infilò la chiave nella serratura e aprì la porta del suo studio, chiudendosi la porta a vetro alle spalle.
Non si girò nuovamente a vederlo, ma era sicuro come la morte che l'albino fosse ancora lì a osservarlo divertito dal suo comportamento. Fece un sospiro, aveva bisogno di altro caffè.
Accese tutte le luci dello studio, appoggiò le chiavi dietro la cassa e prese l'agenda, controllando gli appuntamenti di quel giorno.

Love is one twisted cursed (JJK)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora