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Suguru ci aveva impiegato relativamente poco tempo per prepararsi, non perché glielo avesse detto l'albino ma perché nel suo armadio c'era poca vastità di scelta tra i vari colori: aveva indossato una camicia nera, aderente abbastanza da mettere in risalto le sue spalle larghe e la sua vita sottile, non ricordava nemmeno di averla lui che era abituato a indossare felpe larghe tre misure in più e sotto aveva messo un jeans dello stesso colore e infine aveva completato il tutto con un paio di anfibi che gli arrivavano a metà polpaccio.
Non era molto entusiasta di andare lì, a dirla tutta e sapendo che avrebbe avuto a che fare con le persone gli provocava ancora di più disagio. Si avvicinò all'unico specchio presente nella sua stanza e si guardò. Nonostante quel pomeriggio avesse dormito davvero tanto, le sue occhiaie erano ancora persistenti sulla pelle pallida e bianca come il latte , sperava solo che Satoru non avrebbe detto nulla su quella parte trasandata del suo aspetto.
Lanciò un'ultima occhiata al suo outfit, era vestito casual come gli aveva detto detto Satoru, o almeno era così che credeva intendesse.
E aveva anche aggiunto un immancabile tocco alla Geto Suguru, che non poteva mai essere tralasciato: aveva raccolto i capelli in una crocchia disordinata sulla testa, lasciando piccoli fili di essi che gli ricadessero sul viso.
Prese il cellulare e rilesse i messaggi che gli aveva inviato. Aveva nominato l'outfit e, solo in quel momento, si era accorto del messaggio in cui l'altro aveva menzionato la sua ragazza. Forse prima non ci aveva fatto troppo caso siccome era stato troppo impegnato ad avere un colpo a quell'invito così improvviso.
Non se lo aspettava, ne tantomeno si aspettava che uno come quello fosse fidanzato, povera la sua ragazza che doveva sopportarlo dalla mattina alla sera.
Chiuse il cellulare e si mise seduto su una poltrona; a quanto pareva non era lui quello in ritardo.

Gojo Satoru si presentò sotto casa sua con un'ora e un quarto di ritardo, e menomale che sarebbe arrivato un dieci minuti.
Gli aveva inviato un messaggio, era giù in un'auto nera, l'unica probabilmente davanti a quel suo palazzo dimenticato da dio. Gettò uno sguardo alla finestra: non diluviava più, ma probabilmente avrebbe dovuto indossare qualcosa sopra quella camicia per evitare di prendere freddo. Si alzò, inviando un veloce messaggio all'altro, e si diresse verso la porta, la aprì solo dopo aver raccolto le chiavi di casa e un giubbino appeso lì vicino.
Si chiuse la porta alle spalle e scese le scale.

Per l'amor di Dio.
Non immaginava che Gojo avesse avuto un'auto del genere, si aspettava una vettura di modeste dimensioni e con qualche annata in più alle spalle, ma non un suv grande quanto il suo appartamento e largo il doppio.

"Ce l'hai fatta, finalmente."
Brontolò il corvino, spingendo la portiera per chiuderla con delicatezza, aveva paura di graffiare quell'auto nonostante al suo proprietario avren fatto di peggio.

"Ho avuto un contrattempo, Utahime aveva bisogno di medicinali e sono passato prima in farmacia."
Indicò uno scontrino posizionato sul cruscotto, Geto fece scivolare lo sguardo sugli interni dell'auto.
Il volante, così come i sedili e il cambio delle marce, erano completamente rivestito in pelle e sotto il raggio lunare che filtrava dal vetro poteva vedere meglio quando luccicasse. Poi li c'era un buon profumo, pino silvestre probabilmente, non come la sua auto che puzzava di discarica.
Aprì la bocca per controbattere, ma lasciò subito perdere e preferì concentrarsi sulla strada quando Gojo partì.
Probabilmente si era riferito alla sua ragazza, chi altri sennò.

Durante il tragitto non aveva parlato un granché, più che altro era stato Satoru a pronunciare parola, si era solamente concentrato a guardare la strada.
Non era molto lontano, il posto, e già quando loro erano arrivati c'era un grandissimo casino. Geto avrebbe voluto affondare in quel maledetto sedile, si sentiva a disagio al solo pensiero che avrebbe dovuto socializzare con altri.
Sentiva un nodo allo stomaco ed era tentato di dire all'altro di ritornare indietro, ma ormai era troppo tardi. Già aveva parcheggiato e lui era sceso.

Love is one twisted cursed (JJK)Where stories live. Discover now