18.

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L'appuntamento con Mahito era filato liscio; era stato così carino con lui e poi, nonostante la maggior parte dei loro incontri fossero stati spiacevoli...molto spiacevoli, aveva scoperto che lui fosse davvero una bella persona: solare e disponibile, nonostante avesse lo stesso  temperamento di un bambino che si doveva tenere sotto controllo altrimenti avrebbe fatto un guaio bello grande. Mahito era così, un bimbo nel corpo di un adulto.
Gli bastava solamente che gli altri gli dicessero sì altrimenti non sarebbe stato felice.
Quando lo accompagnò sotto casa e il corvino aveva aperto la portiera in procinto di scendere, venne subito bloccato nel percepire una stretta sul braccio.
Le morbide e lunghe dita della mano pallida di Mahito si avvolsero intorno al braccio coperto dal cappotto grigio e lui girò il viso verso un paio di occhi azzurri circondate da folte sopracciglia.
I loro sguardi si incontrarono e Suguro percepì una sensazione del tutto nuova farsi strada nel suo corpo, era una sensazione bella. Stranamente.
Era piacevole come il tutto dell'altro sul suo braccio, così caldo e avrebbe voluto che quell'istante non finisse mai.
Non si era nemmeno accorto che Mahito si era avvicinato così tanto a lui che in quel momento percepiva il suo respiro sul viso; automaticamente chiuse gli occhi. Non ebbe nemmeno l'istinto di allontanarsi perché in quel momento si sentiva così bene che il suo corpo lo spinse vicino al ragazzo dai capelli celesti.
Tutto si era annullato nel momento in cui i loro visi si erano avvicinati. Il respiro di Suguru si fermò subito, così come il battito nel suo petto. Lo stava per fare.
I suoi pensieri si annullarono quando sentì le labbra di Mahito poggiarsi sulle sue. Sembravano due boccioli di rosa, così delicati. Il cuore gli esplose nel petto, definitivamente.
Ma il momento venne rovinato dallo squillo di un cellulare, il suo.

"Scusami..."
Sussurrò, allontanandosi.
Sentiva caldo, molto caldo e il cuore non voleva proprio fermarsi, batteva forte come un forsennato. Aveva paura che le sue costole potessero frantumarsi con la potenza di quel battiti.

"Non preoccuparti..."
L'altro sembro un po' innervosito dall'intrusione di quella suoneria. Il corvino non poteva dargli nessun torto, aveva rovinato il momento. E tutta quella magia venne ulteriormente rovinata quando, una volta estratto il cellulare dalla tasca, vide chi lo stava chiamando: Gojo Satoru.
L'albino non voleva proprio dargli pace.
I occhi sottili di Suguru si spalancarono leggermente quando lesse il nome sullo schermo e girò con velocità lo sguardo verso Mahito.

"Scusami ancora."
Velocemente uscì fuori dall'auto, senza nemmeno salutarlo e, accettando la chiamata per portare il cellulare all'orecchio, subito si allontanò verso casa sua.

"Perché mi perseguiti ?"
Ringhiò lui, facendo un sospiro colmo di esasperazione.
Lo sguardo puntato sulle scale, non aveva intenzione di rovinarsi la serata ulteriormente con una storta.
Sentì un pesante sospiro arrivare dall'altra parte del cellulare, un suono che gli provocò un brivido leggero troppo vicino al suo orecchio come se Satoru fosse stato lì con lui nonostante non accennasse nemmeno a parlare. Si era ammutolito e lui era davvero tentato di staccargli il cellulare in faccia.

"Com'è andata la serata ?"

La voce di Satoru era diversa. Era tremate non come se avesse pianto, ma era come se avesse bevuto ... Avesse bevuto così tanto che non riusciva a parlare.

"Sei ubriaco. Dovresti essere a casa a quest'ora."
Rispose Suguru, infilando le chiavi nella toppa della porta e aprendola.
In casa, si sfilò il cappotto e lo appese.

"Okay, ho solo bevuto un po' e non ho voglia di andare a casa. C'è Toji e anche suo figlio."

"Vai dalla tua fidanzata allora."
Gli consigliò il corvino, mentre si sfilò anche le scarpe e si appoggiò alla penisola della cucina. Si passò una mano tra i capelli. Perché quando parlava con lui gli faceva quell'effetto ? Eppure avrebbe potuto ignorare la chiamata e passare tutta la serata insieme a Mahito.

"No...sono fuori al negozio."
Rispose.
"Non ho voglia di tornare a casa, penso che dormirò proprio qui ?"

"Come mai hai bevuto Satoru?"
Gli chiese Geto seriamente. Non si aspettava effettivamente una risposta ma non si aspettava nemmeno che lo avesse  chiamato a quell'ora.

"Non lo so...sono passato davanti a quel ristorante, ti ho visto insieme a Mahito e volevo anche bere."

Era forse...geloso ?
No, Satoru era fidanzato. Con una donna, per giunta. Non avrebbe mai potuto essere geloso di un uomo.

"Dovresti seriamente andare a casa, Satoru. "
Gli intimò il corvino.

"Vieni. Qui."
Poi la linea cadde.

Non risusciva a crederci. Si era fatto convincere ancora una volta. Il corpo del corvino si era mosso contro la sua volontà, anche se sapeva che proprio contro la sua volontà non era. Una parte di lui voleva infilarsi in quella dannata auto e correre da Satoru. Così aveva fatto.
Si era fermato vicino al suo negozio, la porta era aperta. Era tardi. Era sceso ed era entrato subito dentro.

Satoru era lì, su uno dei due divanetti all'ingresso con la testa china sulle gambe e i gomiti appoggiati sulle ginocchia. Le dita tra i capelli e, non appena sentì i suoi passi, alzò il viso: gli occhi chiari erano languidi per l'alcol e le labbra, abbandonando quel sorriso, erano tirate in un linea stretta.

"Non pensavo saresti venuto per davvero." Era sorpreso.
Biascicava ancora ma sembrava essersi un po' ripreso.

"E invece..."
Era un idiota.

Love is one twisted cursed (JJK)Where stories live. Discover now