26.

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"Lasciami stare."
Sussurrò, la voce tremante.
Gli occhi appannati, come se fossero ancora coperti da un velo. L'altro si avvicinò ancora a lui, un'altra volta, e riuscì ad alzarsi prontamente dal divano.

"Dove vai !"
Ringhiò a denti stretti Mahito, alzandosi anche lui veloce come un fulmine e gli strinse il braccio così forte da farlo urlare. Sentiva le forze mancare, la testa girare e quella morsa delle dita bruciare sulla pelle nonostante fosse ancora coperta della maglia.
La vista gli si appannò ulteriormente, non riusciva a mettere in chiaro la situazione. Aveva le gambe deboli, su sentiva cedere ma una forza sconosciuta, dentro di sé, lgli urlava e quasi lo obbligava a stare in piedi, a non mollare e a non crollare.
Non riusciva a distinguere nitidamente, la sua testa offuscata così come i suoi pensieri, sentì solo il rumore di una zip abbassarsi e la voce di Mahito che gli diceva che sarebbe andata tutto bene.

"Ti prego ..."
Il corvino supplicava, la voce tremante. Era troppo debole. Era debole e senza forze. Non aveva nemmeno mangiato tutta la pizza, era ridotto in pelle e ossa, Mahito in confronto avrebbe potuto atterrarlo con un dito se solo avesse voluto.

"Tu sei mio."
Lo sentì sibilare, il tocco delle dita sottili che si avvinghiarono al suo corpo lo faceva fremere e sussultare, riusciva a fare qualche passo all'indietro. Sbatté contro il tavolino con la coscia; era fottuto.

"No..."
Disse con un filo di voce. Sentiva il viso bagnato, ma il suo cervello era troppo offuscato dal calmante per fargli capire che stesse piangendo.
Doveva agire subito.
Con forza, quindi, si sbilanciò verso di lui. Chiuse gli occhi, le lacrime scorsero copiose a bagnargli il viso, le mani aperte e pretese verso Mahito. Gli si lanciò addosso con tutta la forza che aveva in corpo, le dita spalancate e appoggiate sul petto, le tolse solo quando sentì un tonfo sordo - un rumore simile a un corpo che cadeva a terra.
Era salvo.

Andava a vento, ma riuscì ad allontanarsi ed arrivare verso la porta. Le mani gli tremavano così come le dita che si avvolsero intorno al quel pomello ghiacciato. Riuscì ad aprire la porta, il battito a mille ma respirò solo quando venne colpito da una folata di vento.

Era libero.

Corse. Corse via. La vista ancora appannata, le gambe deboli. Era spinto da quella determinazione di fuggire mai vista prima. Da un istinto di sopravvivenza quasi primordiale. La corsa gli andava a bruciare i polmoni, il vento che si scontrava con il suo viso invece gli rendeva la pelle fredda come il marmo e le gambe gli tremavano in procinto di cedere.
Si lasciò cadere a terra solo quando fu abbastanza sicuro che fosse lontano da casa di Mahito. Rilassò tutti i muscoli e chiuse gli occhi.
Ce l'aveva fatta; un sorriso nascosto gli spuntò sulle labbra a quel pensiero.

Love is one twisted cursed (JJK)Where stories live. Discover now