6.

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Forse era l'evento più atteso, ma di cui Suguru non ne era a conoscenza e non capiva il perché.
Scese dall'auto insieme all'albino e guardò il grosso palazzo a dieci piani davanti alla quale avevano parcheggiato, fortuna che Gojo aveva trovato posto in un vicolo, vicino a un cassonetto.
"Non hai paura che ti rubino la macchina in questo posto ? " gli chiese Suguru, infilandosi il giubbotto alla prima folata di vento che percepì in faccia. Il tempo era umido e non voleva rivivere i ricordi di quel pomeriggio, quando era stato colto in pieno da quella pioggia improvvisa. Un diluvio. Ed era una fortuna che non ci fosse stata nessuna ripercussione sulla sua salute. Vide con la coda dell'occhio l'albino che scrollò le spalle e poi gli rispose con un:"tanto non è mia."
Si lasciò scappare un piccolo sorriso e sorpassò un Geto davvero confuso. Infatti, quest'ultimo, ancora con un sopracciglio inarcato dalla confusione, lo seguì prima con lo sguardo, poi scosse la testa e infilò le mani nelle tasche del jeans.
Non voleva indagare altrove sulla vita dell'altro, non erano affari suoi.
L'edificio di fronte, era illuminato da un paio di grossi fari come se lo mettessero davanti a tutta la scena e molte persone stava aspettando in fila, dietro a dei cordoni in velluto rosso, per poter entrare.
Gojo gli aveva accennato che levento lo avrebbero fatto all'interno, per evitare il brutto tempo.
Riuscirono anche a scavalcare la grande fila, gli aveva mostrato l'invito ma il buttafuori alzando un sopracciglio, guardò prima Gojo poi lui.

"L'invito è stato ingrato per un uomo e una donna. Il nome sopra è di una donna."
Il grosso uomo rimase con il sopracciglio alzato, teso tanto quanto lo era lui in quel momento. Una voglia di ritornare a casa rimontava più forte di prima nel corpo del corvino ma era come se i suoi piedi fossero inchiodati a quel cazzo di marciapiede e poi era a piedi, la strada per il ritorno era lontana e il tempo era incerto. Se non si era beccato una bella febbreentte ritornava da lavoro se la sarebbe beccata se solo fosse ritornato a piedi a casa sua.
Gli occhi blu di Gojo scattarono verso la sua direzione, dopo quello che sembrò un tempo indefinito:"sì è vero." Rispose al buttafuori, accennando a una alzata di spalle e un sorriso ammiccante in direzione dell'uomo che lo stava aspettando a braccia conserte:"ma la mia fidanzata è indisposta, quindi ho portato un amico."
A quell'ultima parola, Geto venne attraversato da un brivido lungo tutto il corpo, che gli andò a colpire ogni singola cellula. Era sicuro che sarebbe morto li, all'istante, infarto sicuramente: loro non erano amici. Ma se bastava dire così per entrare ed accontentare l'altro, allora lo avrebbe fatto. Lo faceva solamente perché era già lì, e non per altro.

"Sì, è vero ciò che dice."
Sospirò Suguro. Aveva bisogno di ingurgitare una grossa quantità d'alcool per quella stronzata che aveva appena detto. L'uomo spostò lo sguardo prima verso di lui e poi verso l'albino. Quest'ultimo aveva ancora quel sorriso irritante stampato sul viso. Infine si portò una mano sulla faccia e si punzecchiò il ponte del naso tra due dita, sospirando esausto.
"Okay, entrate."
Entrarono dentro.
Non sfuggì però un'occhiata da parte sua.

La gente che c'era in quel momento era tanta, fin troppa, sapeva che prima o poi gli sarebbe venuto un attacco di panico che lo avrebbe fatto o scoppiare o venire un infarto. Più probabile la seconda per lui, siccome la prima era impossibile in qualsiasi caso.
"Come hai ottenuto quell'invito ?"
Suguru camminava al fianco dell'altro, guardandosi intorno e vedendo vari stand con persone dalle braccia tatuate e i visi pieni di piercing. Dei veri e propri attuatori, insomma. E lui non aveva un tatuaggio, e non sapeva nemmeno se Gojo ne avesse qualcuno, forse se ce l'aveva era molto nascosto.
Comunque al centro del salone vi era un grande palco, le tende rosse e in velluto erano abbassate e, dalla folla che si stava ammassando intorno a esso, pensava che ci fosse stato uno spettacolo da un momento a un altro.
"Mi è arrivata l'email dell'evento. È strano che non ti sia arrivata..."
Disse scavando nella tasca dei jeans con la mano ed estraendo il cellulare. Smanettò per un po' e poi gli mostrò lo schermo:"questa qui."

Suguru alzò il sopracciglio, prese il cellulare e controllò anche lui:
L'email era proprio lì.
Rimasta intatta.
Non l'aveva nemmeno aperta.

"Anch'io l'ho ricevuta...ma non ho visto."

Falso. In realtà le ignorava proprio le email.

Love is one twisted cursed (JJK)Onde histórias criam vida. Descubra agora