27.

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I suoi occhi erano pesanti, le palpebre vibrarono in procinto di aprirsi con un ticchettio elettronico nelle orecchie, aveva un fastidio lungo le braccia e non riusciva a muovere niente: era paralizzato dalla testa ai piedi.
Steso su qualcosa di morbido, sentiva solo un odore di alcol e medicine permeare in aria.
Poi un leggero vociare, ovattato e in sottofondo, ma niente di più.
Cercò di aprire gli un occhi ma non ci riuscì. Le chiuse di nuovo.

Quando riaprì gli occhi, venne subito colpito dalla prima luce del mattino sul viso, lo sguardo vagò per la stanza. Aveva dei tubi attaccati alle braccia e altri invece attaccati a un monitor di ospedale che gli andava a contare i battiti.
Dei ticchettii che lo stavano snervando ed era dire poco.
Le palpebre pesanti e lui che cercava un modo per svegliarsi. Era in una stanza d'ospedale, sapeva chi lo avesse portato lì: seduto su una sedia di plastica affiancata al suo letto, c'era Satoru Gojo appollaiato con le braccia strette contro il petto e la testa china.
Il petto si alzava e si abbassava lentamente, stava riposando.
Era una sorta di sollievo vederlo lì. Vedere il viso di quello di cui si fidava.

"Satoru..."
Sussurrò; probabilmente il ragazzo era in dormiveglia siccome aveva subito spalancato quel bel paio di occhi lucidi e azzurri come il cielo limpido dell'estate. Era inverno, ma con quegli occhi  era sempre soleggiato e bello; uno sguardo che ti rabbrividiva ma che ti incuriosiva anche.

"Suguru..."
Sussurrò a sua volta l'altro, si alzò dalla sedia e gli si avvicinò. Solo con quella vicinanza potette vedere delle profonde occhiaie farsi spazio su una pelle pallida. Una macchia di caffè giaceva sulla camicia e aveva anche i capelli scompigliati. Era trasandato, come se non dormisse da giorni.

Il corvino mosse le labbra, le sentiva aride e la bocca peggio, cercò di alzarsi per mettersi almeno seduto su quel letto ma non ci riuscì senza scivolare nuovamente sdriato:"non dovresti muoverti."
Satoru si sbilanciò un po' verso di lui; in modo automatico, chiuse gli occhi. La sua festa venne subito pervasa dai pensieri di quella notte con Mahito, si chiese quanto fosse passato da allora. A giudicare da quell'accenno di barbetta sottile e chiara sul viso di Satoru, presumeva che fosse passato tanto.

"Acqua..."
Sussurrò con voce rauca. Non riuscì ad aggiungere nulla più, aveva bisogno di bere. Si sentiva troppo disidratato e poi aveva anche bisogno di sapere cosa fosse effettivamente successo, come si trovasse li.
Satoru si irrigidì con la schiena e annuì appena, come se avesse capito al volo.

"Vado a prendertela."

Fece ritorno in poco tempo. In mano aveva una bottiglietta d'acqua fresca e due bicchieri, ne versò uno a lui.
Suguru cercò di muovere il braccio per allungarlo verso l'oggetto in questione ma non ci riuscì.
Sbatté le palpebre un paio di volte e fece un sospiro.

"Oh."
Si lasciò scappare Suguru. Aveva capito anche quello.
Tenne il bicchiere tra le dita sottili di una mano e gli si avvicinò, facendo scorrere le dita dell'altra sotto il suo mento.
A quel contatto, il corvino aprì la bocca e si lasciò far scivolare l'acqua nella bocca.
Si sentì subito meglio.

Gli chiese cosa fosse successo, poi; quella sera, Satoru stava appena ritornando a casa. Lo aveva visto sul ciglio della strada. Era accorso in suo aiuto, lo aveva riconosciuto ma quando gli si era avvicinato, si era subito accordo che fosse svenuto. Aveva il battito a terra ed era un bagno di sudore, a parte il corpo freddo.
Lo aveva portato in ospedale, gli avevano fatto subito una serie di accertamenti e gli avevano detto che fosse sotto l'effetto di droghe.

" Mahito..."
Si lasciò sfuggire Suguru.
Con la coda dell'occhio vide Satoru stringere una mano fino a farsi sbiancare la nocca.
Gli occhi spalancati in un'espressione di rabbia. Se avesse solo potuto, avrebbe messo un paio di mani intorno al collo di Mahito e lo avrebbe strangolato.

"Ti avevo detto di non fidarti di lui."
Fece un sospiro stressato.

"Io..."

"Mahito è unos stupratore e uno stalker. Perché pensi che lo abbia lasciato ? Non sei la sua prima vittima, ce ne sono state altre prima di te. Denunciarlo è impossibile, perché riesce sempre a sfuggire per la sua posizione."
Si lasciò scappare un altro sospiro e abbassò la testa.
"Mi dispiace, ma avrei voluto dirtelo già da tempo."

Love is one twisted cursed (JJK)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora