22.

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Chiuse il negozio quasi in orario; era giusto in tempo per ritornare a casa, per farsi una doccia e vestirsi per andare da Mahito. Quel giorno aveva pensato solo al lavoro e basta. Il ricordo di Gojo ubriaco nella sua testa, quel Gojo che si era aggrappato a lui quasi con fare disperato e con quei gli occhi da ubriaco ormai era un ricordo molto lontano. Aveva lasciato spazio a Mahito e alla serata che si prospettava in sua compagnia. a Suguru non dispiaceva passare una serata a casa, lui non era un animale sociale e quasi odiava il contatto con le altre persone, gli provocava ansia quel pensiero di uscire e di frequentare dei posti affollati e soffocanti. Ma ciò era una cosa risaputa.
Non appena chiuse la porta del negozio, sentì subito una sensazione strana, come se qualcuno lo stesse osservando, girò appena la testa e con la coda dell'occhio vide Satoru, dall'altro capo della strada che lo stava osservando.
Regnava il silenzio in mezzo a quella via, nemmeno un uccello volava in mezzo a loro oppure non c'era nemmeno un'auto che passasse.

"Suguru."
Sussurrò l'albino, aprendo appena la bocca come se avesse voluto aggiungere qualcos'altro. Gli occhi del corvino lo squadrarono dalla testa ai piedi e fece un cenno di saluto.

"Satoru."
Sussurrò, quasi in modo impercettibile e difficilmente credeva che l'altro lo avesse sentito. Ma non gli importava, andava bene così non era il suo scopo quello di farsi sentire da Gojo.
Fece scivolare le chiavi nella toppa della porta e si allontanò da essa, velocemente, facendo il giro della macchina e, quando finalmente giunge alla portiera del guidatore, sentì nuovamente quella maledetta voce rimbombargli prima nelle orecchie più forte che mai e poi nel cuore.

"Aspetta !"

Dovette arrestarsi, facere un respiro pesante. Il suo buon senso sembrava obbligarlo a farlo rimanere lì, attendendo mentre una parte di lui gli urlava di scappare via se non voleva nessun guaio. Ma fu più forte di lui, rimanere lì con il cuore che gli martellava forte, le gambe tremanti come due gelatine e le dita fredde che si erano appena staccate dalla portiera.
Si girò ma subito vide Satoru a pochi, fin troppi pochi passi, da lui. Avrebbe potuto sentire il suo respiro freddo infrangersi sul suo viso da lì.
I suoi occhi chiari e azzurri che somigliavano a un mare colpito da un raggio di sole in estate erano più luminosi, non come la sera precedente, ma comunque c'era un velo di tristezza che l'altro cercava di nascondere dietro un sorriso.

"Come stai ?"
Chiese, passandosi una mano dietro la nuca, un mezzo sorriso disegnato sulle labbra sottili e lo sguardo incollato nel suo. Cosa avrebbe mai potuto dirgli ? Suguru era paralizzato, da quella vicinanza, dal respiro di Satoru che lo stava facendo impazzire e aveva anche le gambe che si tremavano ancora tanto che avrebbe rischiato di scivolare davanti a se.
Non riusciva a essere in piedi, ma non era quello un problema, aveva appoggiato i polpastrelli della mano sul vetro ghiacciato dell'auto per sostenersi ma si sentiva ancora fortemente instabile: gli sarebbe bastato che l'altro avesse aggiunto qualcos'altro che avrebbe potuto crollare all'istante come una torre.

"Io...sto bene..."

Poi, come un fulmine a ciel sereno; si ricordò dell'appuntamento che aveva con Mahito, era un ritardo.

"Devo andare." Aggiunse subito nel momento in cui l'altro aveva appena aperto la bocca, appoggiò una mano sulla maniglia e spalancò la porta.

"Aspetta."
Ancora Satoru, che quella volta per bloccarlo su sbilanciò verso di lui e strinse tra le dita il suo braccio. Un brivido scorse più violento che mai lungo la sua schiena, una scossa che lo costrinse ad arretrare di un passo.
Si sentiva morire dentro e il cuore battè ancora più forte quando allora si avvicinò ancora.
Satoru era più alto di lui di qualche centimetro, e lo sovrastava in quel momento.
I suoi occhi azzurri che lo stavano guardando, incollati nel suo sguardo, lo stavano facendo morire.

"Io..."
Mormorò Suguru.
Voleva andare via, ma era incollato lì da una forza invisibile a parte la mano di Satoru che era ancora stretta intorno al suo braccio .

"Fanculo."
Sibilò l'albino e con uno scatto lo fece: si allungò verso di lui e fece scontrare le loro labbra.

Love is one twisted cursed (JJK)Where stories live. Discover now