24.

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Si era preparato di tutto punto. Ci aveva messo effettivamente poco per farlo. Si trovava di fronte al grosso specchio della sua camera, si osservava attentamente. Lo sguardo salì verso il suo viso; troppo smunto e scavato, gli occhi invece erano stanchi e opachi. Era vestito bene, al punto da brillare, ma il suo umore era dei più pessimi. Quell'intreccio di pensieri snella sua testa non gli lasciavano nessuna tregua, la morsa al cuore che aveva percepito nel momento in cui Gojo aveva posato le labbra sulle sue gli rendeva il battito più pesante e cercava di allontanare tutto quello.
Voleva solo passare una bella serata, con la compagnia giusta e la persona con la quale si trovava davvero bene.
Scosse appena la testa e si legò i capelli in un chiocca chiesto.
Si sistemò i vari ciuffetti sfuggiti alla presa dell'elastico dietro l'orecchio e si allontanò di qualche passo, lanciò un'altra occhiata e poi afferrò il cappotto, uscendo velocemente dall'appartamento dopo aver preso le chiavi e il cellulare che mise nelle tasche. Scese le scale a due a due, uscì dal pazzo e si infilò subito nell'auto di Mahito.

"Ci hai messo poco."
Ridacchiò l'altro e lui accennò a un piccolo sorriso.

"Sì, riesco a prepararmi sempre velocemente, forse è questione di abitudine ormai. Sai, per il lavoro."

"Immagino. Io non ho mai questi problemi, sono sempre ad aspettare loro a me."
Sussurrò il ragazzo al suo fianco, mise in moto la macchina e partì.

Il viaggio fu un po' più lungo del previsto, per arrivare a casa di Mahito, ma quando finalmente la raggiunsero, non riusciva a credere a ciò che gli si era parato davanti agli occhi: casa di Mahito era una villa.

"Questa è... è..."
Suguru non riusciva a parlare per quanto fosse sbalordito; gli occhi sgranati dalla meraviglia e la bocca spalancata dalla sorpresa.

La casa era quadrata, prima di tutto e bianca.
C'era una parte più esterna che fungeva da simil porticato, illuminata da un paio di luce fredde che puntavano sulla porta laccata e lucida, sempre bianca, dal pomello argentato.
Il soffitto sembrava essere fatto in legno, più scuro.
Poi c'era un altro quadrato, sempre porticato e un po' più sporgente, dove c'erano le finestre, una sola in realtà ...abbastanza lunga e a quadroni , non riusciva a vederne l'interno, c'erano le tende.
L'ultimo quadrato, invece, si trovava sopra, sorretto da due pilastri ai lati e, da lì, poteva vedere invece due porte finestre, contornate in nero, dalla quale poteva vedere un pezzo di interno e illuminate sempre da un paio di faretti. Era una villa di modeste dimensioni, non troppo grande, ma comunque villa. Che poteva spiccare per tutte quelle luci che la stavano illuminando.

"Sì, è casa mia questa ."

A quel punto, riuscì a girarsi verso di lui, guardandolo con il viso sbiancato, più del solito, come se avesse appena visto un fantasma, Mahito non riuscì a trattenere una risata leggera che fece arcuare un sopracciglio a Suguro.
Il sottile sopracciglio nero si alzò all'insù e rimase per un bel po' di tempo alzato in quel modo, mentre tremolava leggermente.
Incrociò poi le braccia contro il petto e sbuffò:"non è così di tutti i giorni vedere mega ville di lusso quando più sei abituato ad abitare in un appartamento di otto metri quadri che si dividono tra cucina, bagno e stanza da letto."
Brontolò in risposta a quella piccola risatina dell'altro, il quale fece un leggero sbuffo e aprì la portiera.

"Beh, se fai questa faccia per l'esterno, non oso immaginare cosa dirai non appena vedrai l'interno."

Ed aveva ragione: l'interno era ancora più bello.
Si trovavano in un ampio salone; il pavimento coperto da un parquet di legno chiaro, due poltrone abbastanza larghe in pelle bianca che richiamavano gli interni, anch'essi bianchi, erano posizionate contro le finestre e divise da un tavolino con sopra una pianta di cactus.
Davanti alle poltrone c'era un pouf, sempre bianco, dalle gambe grigio scuro e a terra un tappeto di un grigio più chiaro, sembra morbido al tatto, sicuramente quel tessuto era pelliccia ecologica oppure pelliccia vera...vedendo il posto.

"Io vado a prendere qualcosa da bere. Accomodati pure. Le pizze arrivano tra poco."

Suguru, mentre l'altro scomparve dietro una porta a scorrimento nera, lui adocchiò un altro divano prima dei due divanetti, che si trovava di fronte a un tavolino, attaccato al muro sulla quale vi era un enorme TV a plasma.
Suguru si andò a sedere, le ginocchia strette tra di loro, e si lanciò un'occhiata intorno: si sentiva a disagio. Era qualcosa nuova per lui, tutto quello, vedere una casa così enorme alla quale non era abituato. Magari Mahito si sentiva anche solo a volte, senza nessuno.
Fece un sospiro...beh, la stessa cosa valeva per lui, nonostante abitasse in un appartamento molto, ma molto più piccolo rispetto a quello dell'altro.
Portò le dita sulle ginocchia e le strinse appena.
Mahito Subito tornò da lui, poco dopo. Aveva in mano due bicchieri di cristallo e una bottiglia d'acqua. Poggiò tutto davanti a loro, sul tavolino e versò un paio di bicchieri, poi sentí il campanello.

"Oh, queste sono le pizze ."
Sorrise, alzandosi subito dal divano e dirigendosi verso la porta.
Lo sguardo di Suguru scivolò sulla figura del ragazzo e si ricordò solo in quel momento che Mahito aveva fatto parte del passo di Satoru.
Non voleva dirglielo, ma pensò che Gojo fosse davvero uno stupido per averlo perso.

Love is one twisted cursed (JJK)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora