2•capitolo -Cos'è che mi trascina verso di te?-

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Ana

Di tutte le persone che fanno parte della mia vita, l'unica che non volevo incontrare era proprio il signor so tutto io Santiago. Passano gli anni ma non la smette di giudicarmi, pensa sempre di sapere su di me più di qualsiasi altro; invece, questo piacere non l'ha avuto. Non sa cosa si è perso. Dannazione, non lo sopporto quando fa così. Eppure, averlo di fronte, ha riportato alla mente il nostro bacio e ammetto che Santiago sa proprio come si bacia una ragazza. Quello non posso non riconoscerlo. Almeno io non fingo che non mi sia piaciuto, non mi nascondo dietro maschere come fa lui, che ancora oggi fa finta che non sia successo niente. Certo, gli fa comodo fare così, almeno non deve ammettere a se stesso che baciarmi gli è pure piaciuto.

Entro a casa e mi lascio andare sul divano, ma subito dopo la mia coinquilina entra nel piccolo salone e mi osserva.

«Va tutto bene, Ana?» chiede la mia ormai oltre che coinquilina, amica Celestial.

«Sì» dico perché ammettere che quel signor so tutto io di Santiago mi disturba non è contemplato. Riesce sempre in qualche modo a scuotermi e non capisco come faccia visto la poca valenza che ha per me come persona. «Ho solo rivisto qualcuno che avrei voluto non incontrare.»

Celestial mi affianca e appoggia una mano sulla mia spalla. È sempre così rassicurante questa ragazza, non sembra neppure essere più piccola di me. Ha una maturità sconvolgente.

«Un ex?»

Scuoto la testa con veemenza.

«Non starei mai con uno come Santiago. Mi vuoi morta?»

Lei ride divertita dalle mie parole.

«Santiago? E spiegami: questo Santiago se non è il tuo ex come fa a sconvolgerti così la giornata, visto che per come ti conosco, nessuno turba il tuo buon umore.»

«È solo che...» lascio la frase in sospeso. «Niente, quel ragazzo mi sta sulle palle, ma adesso basta pensarci. Devo prepararmi perché stasera ho voglia di fare le ore piccole.»

«E quale sarebbe la novità?» Domanda la mia amica, visto che ormai mi conosce bene.

«Infatti, nessuna.» Il tempo di dirlo e il mio telefono comincia a squillare, guardandolo, mi accorgo che si tratta di Felipe.

Se mi chiama, sa. E se sa, vuol dire che quell'idiota di Santiago so tutto io ha parlato. E meno male che doveva tenere la bocca chiusa.

Nonostante ciò, rispondo, in fondo Felipe non c'entra niente. L'unica colpa dei miei amici è esserlo anche di Santiago.

«Felipe, che piacere.» È davvero un piacere, ma speravo che non venisse a conoscenza del mio piccolo segreto.

«Ana, tesoro, come va?» Domanda, poi mi dice il motivo della chiamata. «Santiago mi ha detto che sei in città.»

«Ah sì?» sbuffo e spero che Felipe non si accorga di quanto io sia scocciata. Non vorrei pensasse che non ho voglia di sentirlo, con lui non ho problemi, è colpa di quell'imbecille che non sa tenere la sua boccaccia chiusa. Dio quella bocca la detesto, anche se...

No, lo odio e basta.

«Sì, mi ha detto che ti ha incontrato in un bar. Non sapevo fossi a Londra.»

Quasi mi esce il cuore fuori dal petto. Non gliel'ha detto? Ha mentito per me?

No, non può essere. Santiago farebbe qualsiasi cosa per infastidirmi.

«Ti ha detto così?» Indago, ma faccio peggio perché serve a insospettire Felipe.

«Sì, non avrebbe dovuto?»

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