4•capitolo -Se non sai chi ha torto, spoiler: tu!

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Ana

Sapevo che Santiago fosse uno stronzo, ma ora ho capito che è il re degli stronzi. Si erge tanto a ragazzo perfetto, che non dice mai una parola fuori posto, e poi mi dà della poco di buono senza tanti giri di parole. Non posso crederci. La cosa peggiore di tutta questa situazione, è che mi sento ferita e non mi sentivo così da tanto, da quando frequentavo i miei genitori. Quel ragazzo ha sempre avuto la capacità di ferirmi, e non avrei voluto in nessun modo ritrovarmelo sul mio cammino, ma per qualche motivo è successo.

Faccio avanti e indietro per il mio piccolo appartamento da un paio di minuti, mentre la mia coinquilina guarda una partita del Real Madrid e nel frattempo mi osserva, aspettando il momento in cui aprirò bocca. Sbuffo tutta l'aria che ho in corpo.

«Mi dirai che cosa ti ha turbato tanto?»

Mi avvicino alla mia coinquilina, poi mi decido a sedermi. Tanto lo so che non riesco a tenere per me i miei pensieri e che ho bisogno di sfogarmi, sono fatta così.

«Quello stronzo di Santiago...»

«Ancora quel nome? Che ha fatto?»

«Lo detesto» spiego, «si crede il paladino della giustizia, il ragazzo perfetto, e poi è solo uno stronzo senza speranza che non si cura dei sentimenti degli altri. Lo detesto!» Celestial sta per aprire bocca, ma non glielo permetto, ho ancora troppe cose da dirle per riuscire a mantenere la bocca chiusa. «Ah ma mi deve sentire, ora torno lì e gliene dico quattro a quel testa di...»

«Ehi, Ana, che è successo?» Domanda ovviamente la mia coinquilina visto che non ci sta capendo niente. Ancora non le ho spiegato cosa è successo.

«Mi ha dato della poco di buono» racconto.

«E questa cosa ti ha ferita?» chiede sempre piuttosto calma Celestial.

La osservo, mentre lei mi guarda coi suoi occhi azzurri, mi sta scrutando, come se cercasse di capire qual è il vero problema. Come se fosse normale che un ragazzo mi dia della poco di buono.

«Non avrebbe dovuto?» alzo il tono di voce nella mia domanda, è astioso il modo in cui lo pronuncio. Non mi va giù quello che è successo.

«Sì, se non ti chiamassi Ana. No, perché tu sei Ana e quello che pensano gli altri di te non ti interessa.» Scrolla le spalle, esponendomi il suo pensiero con pacatezza. In effetti, la guardo e non so come rispondere. Non mi è mai interessato il pensiero degli altri su di me, non è la prima volta che qualcuno pensa questo di me, ma è sicuramente la prima volta che mi turba così tanto.

«Hai ragione, non mi frega niente.» Detto ciò, mi alzo e la lascio lì, senza aggiungere altro. Ho bisogno di riflettere e scacciare dalla mente il rancore che sento verso quel ragazzo. Quando torno da lei per esporre il mio pensiero, la trovo ancora davanti alla tv a guardare la partita.

«Hai ragione. Non dovrebbe importarmi niente di quello che pensa il signor so tutto io. In fondo non è nessuno per me. Mi sono solo...»

«Infastidita.» finisce per me. «Ci sta. Non dargli tanta importanza visto che pensi che questo Santiago non è nessuno.» Mi fa un sorriso rassicurante.

«Ti piacciono le partite?» Cambio volutamente discorso, non voglio più dare spazio a quel cretino di Santiago. Gli ho dato fin troppa importanza e ancora non capisco perché.

«Alcune volte le guardo. Lo facevo sempre con mio padre.» Mi racconta e mi rendo conto che dopo mesi di convivenza, non mi aveva raccontato niente di sé.

«Sei molto legata a lui?»

Lei pare pensarci un attimo, sembra che parlare della sua famiglia la metta a disagio.

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