29•capitolo -Perché é l'ultima volta, tutte le volte-

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Santiago

Non me la sentivo di lasciarla sola, abbiamo così deciso di guardare un film, uno di quei film d'amore che le piacciono tanto. Non riesco a stare attento alle scene che mi passano davanti, perché la mia testa è rimasta a quello che ho visto solo un'ora fa. Ana così fragile e triste non l'avevo mai vista e non riesco a respirare se penso che possa essere successo qualcosa. Il mio cuore non regge a questa pressione, anche se sto fingendo in tutti i modi che vada tutto bene per non appesantirla.

Quando sta per finire il film, mi accorgo che si è addormentata e ne approfitto per osservarla meglio. Mi sento in colpa nei suoi confronti tutte le volte che la guardo, tutte le volte che penso di averla giudicata. Senza motivo.

Avrei dovuto capirla prima, perché il suo dolore assomiglia tanto al mio.

Respiro profondamente e mi metto in modo tale da poterla guardare meglio e perdermi nei suoi lineamenti. Ana è ancora più bella quando dorme, perché depone le sue armature.

È da un po' che non riesco più a guardarla nello stesso modo, ma ammetto che il modo in cui ho preso ad osservala mi fa sentire in colpa verso la mia ragazza. Amo Nieves, questo è chiaro, tuttavia mi suscita qualcosa di forte stare vicino a questa ragazza ed è inutile negarlo. Provo a starle lontano, ma c'è una forza che mi spinge a non farlo, a starle vicino.

«Sei inquietante, Santiago» mormora con la bocca impastata dal sonno e apre gli occhi. I suoi bellissimi occhi verdi adesso sono puntati sui miei e ha un sorriso malizioso in volto. «Perché mi guardi mentre dormo?»

«Non ti guardo mentre dormi.» Mento, perché so che lo stavo facendo. E stavo pensando a quanto fosse bella. Anche se non glielo dirò mai.

«No?» ride e si avvicina ancora di più a me, talmente tanto che sento il suo respiro sfiorarmi il volto. Trattengo il respiro perché da questa vicinanza viene davvero difficile non desiderare le sue labbra. Il suo sapore non l'ho dimenticato, quel bacio non sarebbe dovuto esistere tra noi, eppure è ancora dentro la mia mente.

«Stavo solo riflettendo e quindi mi è venuto spontaneo guardarti»

Ana rimane per un attimo di troppo a guardarmi e i suoi occhi dapprima maliziosi, adesso mi guardano con malinconia. Sa bene a cosa stavo pensando, l'ha intuito.

«Smettila di pensare a prima» deglutisce e mi dà maledettamente fastidio che abbassi gli occhi per scappare dai miei.

«Ana» istintivamente alzo il braccio e le accarezzo il volto. Me ne pento un attimo dopo averlo fatto, Nieves entra prepotentemente nei miei pensieri, facendomi capire che a me non piacerebbe se lo facesse lei.

Cosa mi sta succedendo?

Depongo la mano stretta nell'altra così da negarmi questi contatti ma mi accorgo che Ana ci rimane un po' male. Non me lo dice, ma sento bene cosa sta pensando.

«Ho avuto paura prima...» le confesso. Ana strabuzza gli occhi, e mi guarda confusa.

«Di cosa?»

«che qualcuno ti avesse fatto del male»

Sbuffa a ridere, e questa cosa mi lascia di sasso.

Cosa c'è da ridere?

Decido di chiederglielo direttamente.

«Cos'è che ti fa ridere tanto?»

«Mi odi, Santiago. Mi hai sempre odiato. Adesso hai paura per me? Sei proprio una bella persona. Riesci a provare compassione pure verso le persone che non ti piacciono.»

Deglutisco a vuoto e il cuore comincia a pompare più forte. Non mi sta prendendo in giro, pensa davvero che io sia una bella persona.

«Non è vero che non mi piaci...» adesso accarezzo il suo volto e non mi tiro più indietro. «Non è vero che ti odio. Non più!» confesso per la prima volta, visto che ormai sono settimane che le cose tra noi sono cambiate. Credevo fosse chiaro che non ho più gli stessi sentimenti nei suoi confronti. Adesso mi piace, più di quanto sia lecito.

«Davvero?»

Annuisco convinto e non smetto nemmeno per un secondo di guardare in quei suoi occhi verdi più scuri di quanto dovrebbero essere. I suoi occhi sono il riflesso del suo dolore, quello che tenta di nascondere con tutte le forze. Ana ha sempre il sorriso stampato sul volto pur di non far vedere agli altri quello che ha dentro, ma ormai l'ho visto e non c'è modo di scappare da quello che ho scoperto.

«Ti piaccio?» ripete le mie parole, pur di non far cadere nel vuoto il discorso. Anche se io lo avrei preferito, tutto pur di non ammettere quello che ho capito ormai.

«Mi dispiace...»

«Ti dispiace? Ti dispiace di cosa?» quasi me le balbetta queste parole, però i suoi occhi rimangano incatenati ai miei e sono stupiti perché non si aspettava tutto questo.

«Mi dispiace di essere stato cattivo con te!»

Ana rimane senza parole e questa credo sia la prima volta che succede.

«Non importa...» ora la mia mano sta giocando con i suoi capelli e poi con le nocche accarezzo i lineamenti del suo viso e i nostri occhi non si lasciano nemmeno per un secondo. Sembra siano fatti per stare legati. «Non importa, so chi sei!» continua sfiorandomi il viso col suo alito caldo. Trattengo il respiro e trattengo anche me stesso, perché so cosa farei adesso se non ci fosse Nieves. So che la bacerei e non ha senso. Eppure... eppure è così forte il bisogno di stringerla che per un attimo accantono questo pensiero.

«Lo sai?» le chiedo con un filo di voce.

«Si» annuisce e spinge il suo corpo verso il mio. Adesso non c'è più distanza tra noi, non c'è più nulla a separarci, i nostri corpi si toccano e sono così vicini che la mia intimità pulsa dal desiderio.

Desidero Ana e non posso far nulla per impedirmi queste sensazioni.

«Sei tutto quello che vorrei diventare io.» ora è Ana ad alzare il braccio, è lei ad accarezzarmi il volto e a chiudere gli occhi mentre appoggia la sua fronte alla mia. Il suo naso sta toccando il mio e ho quasi paura che mi baci. E ho anche la voglia che lo faccia perché io non posso farlo, non posso, non posso, ma vorrei. Vorrei eccome.

«È meglio... meglio che vada» mi alzo senza chiederle il permesso e Ana continua a guardarmi nella speranza che ritorni sui miei passi.

Ma non posso fare una cosa del genere a Nieves, non di nuovo. Amo la mia ragazza, ma sta succedendo qualcosa che non potevo prevedere dentro di me, devo andarmene prima che sia troppo tardi.

«Buonanotte, Santiago»

Mi dice non appena appoggio la mano alla maniglia della porta.

Mi volto e ci guardiamo ancora.

«Buonanotte!»

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