14•capitolo -Mi strapperei un sorriso per regalarlo a te-

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Santiago

Aver parlato con i miei amici devo dire che mi ha aiutato a vedere le cose da un altro punto di vista. Non voglio perdere Nieves, però voglio anche capire che intenzioni ha con me. Per questo motivo non appena ripartirò, ho deciso che andrò per qualche giorno da lei a mettere in chiaro la nostra situazione.

Adesso, purtroppo, sono davanti Villa Morata e sono titubante ad entrare. Lo so che non ho altra scelta e che al compleanno di mia madre devo andarci, pure se in questi due giorni a Madrid ho praticamente evitato i miei. Loro hanno fatto finta di niente, perché tanto di me non gli è mai importato. Io sono il figlio preso per fare una bella figura con la gente ricca. Non hanno mai avuto intenzione di amarmi, nemmeno il primo giorno. Alcune volte penso che mia madre, quella vera, mi abbia amato perfino più di loro nonostante mi abbia abbandonato a dieci anni. Alcune volte penso sia stata costretta.

Spesso è difficile rimuovere il suo ricordo perché nessuno nuovo mi ha mai fatto sentire accettato.

Prendo un lungo respiro e sto per entrare, quando vicino a me appare Martin, un ragazzo con il quale avevo legato ai tempi della scuola. Questo mi ricorda che è probabile ci siano delle vecchie conoscenze, e sinceramente molti non avrei voglia di vederli.

«Santi, per fortuna che ci sei. Se no mi toccava passare il tempo con questi ricconi»

«Anche tu sei ricco...» gli ricordo e lui sorride.

«Be' si, ma io non sono stronzo»

Così entriamo. Mi racconta che ha inventato un videogioco che sta andando forte in Spagna, che vorrebbe farlo conoscere anche in altri stati ma che non è facile affermarsi in questo mondo. In effetti, Martin, è uno dei pochi a salvarsi dall'influenza di questo mondo fatto di soldi e bellezza.

«Cioè, la mia ragazza ha addirittura detto che vuole provare a giocarci» dice entusiasta. Sta con una ragazza da sempre praticamente. Si sono conosciuti ai tempi della scuola e non si sono più lasciati. «Comunque...» sta per dire ma le parole gli muoiono in bocca. Si blocca e non parla più.

«Martin?» lo richiamo per capire perché ha smesso di parlare, poi seguo il suo sguardo e mi blocco anch'io quando vedo apparire Ana. Non ho neppure considerato che ci potesse essere anche lei, però è stato stupido da parte mia. I nostri padri sono amici e rivali da sempre.

«Quella è Ana Piper...» dice come se avesse appena visto una dea scesa in terra. E in effetti è bellissima stasera. Ha un vestitino striminzito grigio che le fascia completamente le forme, ha le paillettes e praticamente da quando è entrata ha attirato l'attenzione di tutti i ragazzi. Anche di qualche adulto, a dire il vero.

«Si, è lei e quindi?» sbuffo frustrato. Odio il fatto che attiri sempre l'attenzione di tutti.

«Mamma mia, è uno schianto quella ragazza»

«Ti ricordo che ce l'hai una ragazza...»

«Be' solo perché Ana non mi guarderà mai nella vita. Per lei è come se non esistessi!»

«Cosa ci vedi in lei?» lo dico con un po' troppa veemenza.

«Ma l'hai vista?» mi guarda scioccato Martin, «è la ragazza più bella del mondo. E se non te ne accorgi, sei cieco!» afferma con convinzione.

«E che te ne fai della bellezza, se poi...» la guardo e adesso lei ha gli occhi puntati su di me. Si è accorta della mia presenza, anche se era scontata e sembra addirittura stia sorridendo.

È bellissima porca miseria.

«Se poi ha così pochi contenuti» ho gli occhi su di lei mentre lo dico e quasi me ne pento quando avverto che forse ha potuto capire.

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