11•capitolo -Dimmi quanto ancora vuoi fare capricci-

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Santiago

Le sere della tortura continuano e siamo già giunti alla quinta sera. Mi ha già fatto sorbire il matrimonio del mio migliore amico, i tre film del diario di Bridget Jones e Harry ti presento Sally.

Che cosa mi aspetta questa sera?

Non vorrei neppure pensarci mentre servo un ragazzo che ha ordinato un sex on The bitch, ma so che sta per finire il mio orario di lavoro e che dovrò per forza vedere un altro di quei film che non mi piacciono.

La cosa più orribile è che dovrò passare altro tempo con quella ragazza, anche se poi non le rivolgo la parola. È come se fossimo soli nella stessa stanza.

Al rientro a casa, sento fin troppo silenzio, quindi mi avvicino al divano per capire dov'è la mia rovina e la trovo addormentata. Sorrido perché forse questa sera potrò saltare la tortura ma, quando sto facendo retro marcia, sento un verso strano e mi giro a guardala. Ana ha aperto gli occhi, mi sta osservando con un ciglio alzato anche se non dice nulla.

«Che ora è? Dove scappi?» sbadiglia e stringo le labbra. Speravo di andarmi a coricare questa notte, non ce la faccio più a fare le ore piccole e poi andare all'università e al lavoro. Non avrei dovuto fare quella stupida scommessa.

«Sono le dodici e mezza e non sto scappando»

Lei ride.

«Ah no? Io dico di sì...» si mette a sedere sul divano e come ormai fa sempre, puntella la mano sul divano per farmi capire di sedermi. Alzo gli occhi al cielo e con tutto il mio malcontento, mi siedo vicino a lei. Il suo odore alla vaniglia impregna l'aria, come sempre, e odio amare il suo profumo tanto da desiderare che si trattenga. Odio tutto di lei, tranne l'odore della sua pelle. Quello mi fa proprio impazzire e non sopporto questa cosa.

«Sesta sera: le pagine della nostra vita. Pronto al mio film preferito?»

«Sarà un'altra stupidata»

E poi non le rivolgo la parola per tutto il film, però questa volta mi emoziono e giro il viso perché non se accorga, ma quando mai ad Ana sfugge qualcosa?

«Stai davvero piangendo?» ride.

«Non sto piangendo!» sbotto, asciugandomi le lacrime. Odio il fatto che quando mi emoziono mi escono le lacrime, non so proprio trattenerle.

«Quanto sei tenero Santiago! Dovrò chiamarti: Santiago cuore di panna.»

«Piantala, Ana.»

«Adesso hai un vero motivo per odiarmi!» dice alzando gli occhi al cielo e sogghignando.

«Ana, io non ti odio...» lei mi guarda, pensierosa. Tiene le mani strette ai fianchi e nel frattempo il film va avanti.

La prima volta che me ne piaceva uno, ha rovinato tutto.

«Penso solo che sei diversamente simpatica...»

«Ah ah ah simpatico!» mi strattona dalla spalla. «Ci pensi, Santi, è la prima sera dopo le cinque che stiamo insieme che mi parli. Stai facendo progressi!»

«Non ho nulla da dire» scrollo le spalle con nonchalance. «Non abbiamo nulla in comune, non vedo perché dobbiamo parlare...» mi sistemo il ciuffo. «adesso finiamo il film»

Ma il film non lo finiamo insieme, perché Ana si addormenta e nel farlo mi finisce addosso.

Trattengo il fiato quando il suo solito profumo alla vaniglia mi arriva al naso, vorrei poter disprezzare tutto di lei eppure non posso dire che non amo averla addosso e sentirla. E questa cosa mi fa sentire un idiota.

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