10•capitolo -Tu che mi tiravi su con dei film stupidi-

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Ana

Ho vinto ma non avevo dubbi. L'unica cosa ora è che il mio gioco mi si è ritorto contro visto che dovrò passarci dieci sere con quello stronzo e non vorrei farlo. Perché l'ho fatto?

Semplice, volevo vincere, volevo che facesse qualcosa che non gli va.

Anche se questo non va neppure a me.

Adesso sono sul divano, è mezzanotte passata e invece di andarmene a dormire, invece di andare a letto con Felipe o uscire e sbattermi, sto aspettando che Santiago rincasi per riscuotere la nostra scommessa.

Quando sento la chiave girare la toppa, mi metto in posizione composta e accendo la tv. Santiago ha i capelli scompigliati quando appare dalla porta, non si accorge di me perché è assorto nei suoi pensieri.

Trattengo il fiato e lo guardo, perché se si limitasse a respirare sarebbe un piacere continuare a guardarlo. È così bello che toglie il fiato.

«Santi...» dico, pungente. Lui quando si accorge di me stringe le labbra, come fa sempre quando mi vede. E io mi diverto un sacco quando lo fa.

«Che... che diavolo, Ana, mi hai fatto prendere un colpo.» mette una mano sul cuore e prende un respiro profondo. «Che ci fai qui a quest'ora...?»

«Aspettavo te...» spingo il labbro all'insù e lui scuote la testa incredulo. Non ha capito il motivo, credo si sia dimenticato di aver perso una scommessa con la sottoscritta.

«Me?» chiede, poggiando la mano sul petto. «E perché mai?»

«Perché io e te abbiamo qualcosa da fare questa sera...» mi limito a dire e poi puntello la mano sul divano per fargli capire di accomodarsi accanto a me.

«Ana, non mi metterò vicino a te. Che vuoi?» sbotta adesso nervoso. «Sono davvero stanco!»

«Be', Santi, se vuoi vedere il film con me stando in piedi, pur di non starmi vicino, fai pure. Io intanto faccio partire il film.»

«Film?» chiede, poi nei suoi occhi passa un lampo di consapevolezza. «La scommessa stupida di ieri sera? Oddio, Ana, non mi piegherò a questa tortura. E non sto solo parlando dei film idioti che vuoi farmi vedere ma dello stare così tanto vicino a te. Sarebbe una tortura!»

Non riesce neppure a ferirmi mentre lo dice, scoppio a ridere.

«Ti fa ridere?»

«Siediti, Santiago!» gli dico autorevole. Santiago pare pensarci e incurva la testa per guardarmi meglio.

«Ana, non puoi... non puoi dire sul serio.»

«Hai perso e adesso ti siedi. Su...» puntello ancora la mano e lui sbuffa ormai arreso e viene verso di me. «Andiamo, metti via quel broncio...» ridacchio e neppure mi risponde.

«Iniziamo da un grande classico: "Il matrimonio del mio migliore amico"»

A fine film io sono in lacrime, come ogni volta che guardo un film romantico, mentre Santiago non ha fatto altro che sbadigliare.

«Adesso posso andare?» chiede quando ci sono i titoli di coda.

«Si, tesoro, puoi andare...»

«Mi dai il voltastomaco se mi chiami così!»

«Ottimo» rido, «allora ti ci chiamerò spesso...» scrollo le spalle e lui sbuffa aria dal naso mentre si alza.

Poi però prima di andarsene, si gira verso di me.

«Davvero mi torturerai per dieci sere?»

«No» scuoto la testa mentre lui tira un sospiro di sollievo a questa notizia. «Ne mancano solo nove. Questa è già finita. Buonanotte...» dico mentre mi alzo e gli sfioro il braccio col mio. Lui per fortuna non replica e non ricambia neppure la mia buonanotte.

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