𝕾𝖊𝖎

120 32 131
                                    

𝐼𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑖𝑛𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑙𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑡𝑟𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑠𝑐𝑎𝑓𝑓𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑖 𝑙𝑒𝑔𝑛𝑜...

Clayton camminò con urgenza verso la postierla, perché sapeva che passaggi come quelli solitamente fungevano anche da uscite di emergenza in caso di assedio e così accelerò sempre di più il passo, facendolo rimbombare dentro quelle gallerie di pietra che gli si conficcava nelle suole delle scarpe. Non si rese nemmeno conto che aveva iniziato a correre fino a quando non si fermò di fronte a una rudimentale scala a chiocciola.

Aveva letto che le scale a chiocciola erano sempre rivolte a destra perché, in questo modo, i nemici utilizzando la spada con la mano destra non l'avrebbero potuta usare con la giusta comodità. Anche quella lì di fronte non era da meno: alta, stretta e curvava fin dove gli occhi di Clayton riuscivano ad arrivare.

Sapeva che salendo non ci sarebbero state vie di fuga e farlo sarebbe stato quindi pressoché inutile, ma qualcosa continuava a spingerlo e i sussurri del castello si facevano sempre meno intensi man mano che saliva i gradini storti e consumati, come se qualcuno avesse passato la vita a scendere e salire in continuazione.

Arrivò in cima con il fiato corto e l'unica porta che trovò si aprì per mostrargli la più grande biblioteca che avesse mai visto. Il castello, finalmente, si zittì e fu come prendere una boccata d'aria dopo essere stato sott'acqua per tanto tempo.

Le pareti erano ricoperte di finestre, con il vetro molto più sottile rispetto a quelle di sotto, e lasciavano che la luce del sole mattutino le attraversasse per illuminare l'intera stanza, facendogli socchiudere gli occhi. Gli scaffali erano alti quasi quanto i soffitti e si chiese come fosse possibile che una stanza del genere fosse così grande e posizionata proprio lì, nascosta dal mondo. Una biblioteca come questa, pensò Clayton, dovrebbe rimanere sotto gli occhi di tutti. Fece scorrere lo sguardo tra gli scaffali, soffermandosi su quei libri vecchi e impolverati che, nonostante ciò, non davano alcuna impressione di essere stati abbandonati a loro stessi.

Nel momento esatto in cui mise piede all'interno della biblioteca iniziò, infatti, a sentire una melodia dolce, cantata con il solo suono della gola da qualcuno che si nascondeva da qualche parte in fondo alla stanza. Clay iniziò a camminare nella sua direzione, ascoltando rapito il suono leggero di una voce che già aveva sentito, pulita, limpida e delicata, poi quando svoltò l'angolo dell'ultimo enorme scaffale incontrò la figura che aveva cantato fino a quel momento.

Il ragazzo se ne stava seduto su uno dei pioli di una scala di legno appoggiata a una delle lunghe mensole di legno. I capelli neri gli ricadevano sul viso, mentre gli occhi scuri e tristi – proprio come li ricordava – scivolavano leggeri tra le pagine di un libro, prima di alzarli su di lui. Clayton lo vide sorridere, ancora una volta, nel momento in cui notò la sua presenza, un sorriso così leggero che gli fece dimenticare per un momento di trovarsi chiuso in un vecchio castello abbandonato. Déjà-vu.

«Ciao.», il sussurrò lasciò le labbra del ragazzo, che inclinò leggermente il capo senza accennare a scendere di lì, con le lunghe gambe che si reggevano ai pioli sottostanti. Il ragazzo del libro.

«Chi sei?», gli chiese Clay diffidente, avvicinandosi alla scala con le sopracciglia aggrottate.

«Come?», domandò l'altro, confuso dal suo comportamento. Come l'ultima volta, la sua voce arrivava dall'alto e gli ricadeva leggera sulla testa.

«Siamo in un castello abbandonato e chiuso. – gli spiegò – Potresti essere un serial killer o uno psicopatico...O entrambi.», disse seguendolo con lo sguardo mentre scendeva con eleganza dalla scala per atterrare proprio di fronte a lui. 

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang