𝕼𝖚𝖎𝖓𝖉𝖎𝖈𝖎

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𝐼𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑚𝑎𝑟𝑖𝑜𝑛𝑒𝑡𝑡𝑒...

Hazel fece un grosso errore, quello di cercare con gli occhi quella voce che cercava di attirare la sua attenzione. Hazel, sei pronta a giocare anche tu? Queste parole l'avevano spinta a voltarsi, l'avevano posta di fronte al ritratto di quella ragazza che aveva rapito i pensieri di Ingrid, che l'aveva estraniata dalla sua stessa mente e, nel momento in cui i suoi occhi si ancorarono a quelli ghiacciati di lei, anche Hazel cadde sotto al suo potere.

Soltanto dopo, realizzò quanto debole potesse diventare un essere umano, quanto la sua mente potesse essere plasmata dalle mani di chiunque per creare nel giro di poco tempo un'anonima marionetta, pronta a esaudire con quei suoi movimenti scomposti qualsiasi desiderio del suo padrone. Ingrid era diventata questo, una marionetta, era stata piegata e messa di fronte al suo dolore, aveva smesso di riconoscere la loro amicizia ed era stata spinta a salvarsi uccidendo Hazel. Anche lei, adesso, aveva perso la presa e la sua mente iniziò ad alleggerirsi, mentre Constance ci metteva le mani sopra, giocava con i suoi pensieri, con le sue emozioni, con i suoi ricordi.

Fu proprio così che iniziò, Hazel smise di vedere la stanza nella quale era entrata per scappare, non c'era più alcuna parete intorno a lei, non c'era più polvere, non c'era più buio, non c'era più la paura a farla piangere. Il sole era alto nel cielo e il caldo afoso saliva dall'asfalto, aggrappandosi alle gambe che la gonna verde della ragazza lasciava nude e si lasciava assorbire dalla carne e dalle ossa fino a farla sbuffare. Hazel camminava in fretta, innervosita.

Era lì, eppure allo stesso tempo sembrava non essere così, era un ricordo nel quale lei era stata catapultata, ma la differenza tra quello e la realtà era così sottile che bastava che la sua attenzione vacillasse per perdere la presa sulla sua coscienza e lasciarsi manovrare da quei fili che Constance teneva stretti.

Era un giorno dopo la fine della scuola, la prima estate che Hazel e Lonnie avevano passato con gli altri ragazzi. Lonnie era uscito da solo con Newt e Clay per la prima volta in vita sua ed era stato così emozionato all'idea da dimenticare perfino il portafoglio a casa. Hazel era irritata per essere stata costretta a uscire per quello, eppure allo stesso tempo era curiosa di vedere suo fratello interagire con qualcuno che non fosse lei; quindi, fiera e preoccupata affrettò il passo per poterli raggiungere il prima possibile.

No, non è la realtà, cercò di convincersi Hazel, provò a urlare, ma quella figura che somigliava a lei in tutto e per tutto sembrava non obbedirle, era così sicuro sotto il sole della cittadina che l'idea di ritornare a Bamoral la bloccava dal rinsavire. Voleva stare lì per sempre, bloccata nella sua testa, dentro i suoi stessi ricordi felici.

Svoltò l'angolo, diretta verso quel bar che aveva fatto loro da base segreta, in periferia e lontano da tutti i giudizi. In quello squallido quartiere colmo di pericolo, eppure così sicuro per un gruppo come il loro, una casa che li aveva accolti per quello che erano, che aveva accettato tutti i loro difetti, tutti i loro problemi e aveva chiuso gli occhi di fronte al loro desiderio di svanire.

Donny era il nome del bar, ricordò Hazel all'improvviso, o meglio era il nome che loro avevano dato a quel locale, in realtà non avevano la minima idea di cosa ci fosse scritto sull'insegna sulla quale mai avevano alzato lo sguardo. Nacque quel nome perché dietro al bancone c'era un vecchio signore grande il doppio di Newt, con l'aspetto tanto minaccioso quanto affabile fosse in realtà il suo carattere, il cui cartellino recitava a caratteri cubitali il nome "DON" e per Wynn divenne presto affettuosamente Donny.

«Hazel?», una voce familiare fermò la sua corsa.

Basta, tentava di dire la ragazza a se stessa, ritorna in te. Voleva lottare perché quella non era la sua realtà adesso, non più. Ingrid aveva bisogno di lei, Lonnie aveva bisogno di lei, lei aveva bisogno di trovarli tutti. Nessuno sembrò aver sentito le sue suppliche e la Hazel del ricordo si voltò trovandosi di fronte all'alta figura di Clay.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Where stories live. Discover now