𝕹𝖔𝖛𝖊

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𝐼𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑎...

Hazel aveva paura. Stava perdendo la presa anche sull'ultimo appiglio che era rimasto a permetterle di restare ancorata alla realtà: suo fratello. Le dita le dolevano, le braccia le tremavano e sapeva che presto sarebbe scivolata nell'oblio, non trovava più la forza per rimanere ancora lì appesa, in una disperata attesa di un qualsiasi aiuto. Che senso aveva resistere ancora? Chi avrebbe mai potuto sentirla?

Il buio la circondava e non c'era alcuna finestra a regalarle un attimo di libertà o un sospiro di sollievo. Era sola, circondata da roccia e metallo, le celle la guardavano minacciose come a volerla invitare a chiudercisi dentro. Non ricordava come fosse finita in quel posto, ma la sensazione di essere seppellita viva le bruciava sulla pelle come fuoco e il fantasma di chiunque fosse rimasto chiuso in quelle celle anni prima appesantiva l'atmosfera, gravandole sulle spalle ancor più della paura. Chiuse gli occhi, barcollando sul pavimento sconnesso, e cercò di riportare un'ultima volta l'immagine di Leonard alla mente...chissà se mai avrebbe potuto rivederlo ancora e, nel caso, sarebbe stata in grado di riconoscerlo?

Lonnie era capriccioso, fastidioso e presuntuoso, si divertiva a darle noia ogni qualvolta possibile e lei spesso lo allontanava per questo, ma nella vita di Hazel era come la luce del sole che le permetteva di svegliarsi la mattina. Il terrore che provava nel pensare a una vita senza di lui era ciò che la spingeva a continuare la ricerca quella dannata uscita, per rivederlo ancora una volta.

Strinse le palpebre l'una all'altra, il sorriso di suo fratello le balenò in mente e si ricordò di tutte quelle volte in cui il ragazzo si ammalava, costretto a letto per giorni, saltando la scuola pubblica a cui erano stati iscritti e rimanendo indietro, lontano da tutti gli altri che proseguivano tranquilli la loro vita. Lei sgattaiolava ogni qualvolta che poteva dentro la stanza per tenergli anche solo la mano, per ricordargli che lei c'era.

Hazel sapeva che dietro il furbo sorriso di Lonnie c'era dolore e angoscia. Hazel sapeva che Lonnie pativa le sue condizioni e sapeva che non voleva restare indietro, abbandonato a Krukrose dagli unici amici che aveva, sapeva che voleva di più, sempre di più. Hazel sapeva che Lonnie correva per poterli raggiungere, che si sarebbe distrutto pur di fare quello che facevano anche loro. Entrambi i fratelli, però, erano anche consapevoli - e, con loro, i medici che erano stati disposti a seguire Lonnie - che tra i due il cuore del ragazzo sarebbe stato il primo a fermarsi. Lonnie era nato soltanto per passare la sua vita dietro qualcun altro, lontano da obiettivi che mai avrebbe potuto raggiungere e per questo motivo cercava di seguirli ovunque andassero. Lonnie voleva stare con loro il più possibile, Lonnie voleva essere come loro.

Hazel si sentì la terra mancare sotto i piedi e, quando ritrovò l'equilibrio perduto, notò il piccolo gradino che l'aveva quasi fatta cadere. Ormai aveva aperto gli occhi e non poteva più ignorare la lugubre atmosfera che la circondava e ancora una volta il silenzio pesante le fece pensare che non fosse così completamente sola.

«Ingrid...?», chiamò incerta, ma la sua voce rimbalzò sulla roccia per poi ritornare a caderle addosso, come frecce sul bersaglio. Abbassò lo sguardo e notò la polvere a schiarire le sue scarpe, così come chiazze di sangue si impegnavano a scurirle.

Era piuttosto sicura di essersi incamminata con lei in cerca di un'uscita tempo prima, ma i ricordi le apparivano sfumati come un sogno che non si è in grado di rievocare. Tutto le sembrava incerto e senza forma, come sotto l'effetto dell'LSD, sentiva anche di star perdendo i propri di contorni. Chi era Hazel? Quell'insicura massa di carne e ossa che incespicava nell'ombra? E perché Ingrid non era lì?

C'era qualcosa che continuava a sfuggirle, qualcosa di importante, qualcosa che l'aveva portata in quei sotterranei in preda al panico. Sentiva ancora le spalle contratte e il cuore correre, ma a tutta quella paura e a quell'angoscia Hazel non riusciva a trovare una spiegazione logica. Il cuore le martellava nel petto e si chiese se anche Lonnie aveva paura in quel momento, se anche il suo cuore stesse correndo così veloce come non avrebbe dovuto. Respira, disse a se stessa e al fratello minore.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora