𝖀𝖓𝖉𝖏𝖈𝖏

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25 𝑔𝑖𝑢𝑔𝑛𝑜 1961

𝐼𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑟𝑖𝑚𝑎𝑛𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑟𝑎𝑝𝑝𝑜𝑙𝑎𝑡𝑖 𝑖𝑛 𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑜...

Il fumo abbandonò le labbra di Wynn, accarezzando la sua pelle in un finto atto di conforto, facendole chiudere gli occhi per accettare tutto ciò che quell'ultima sigaretta, adesso stretta tra i suoi denti, aveva da offrire. Eppure, per quanti tiri facesse, per quanto fumo aspirasse e lasciasse poi andare con titubanza, persisteva quell'ansia che gli attorcigliava lo stomaco in tanti piccoli nodi, ancora e ancora fino a quando finalmente non l'avrebbe fatto scoppiare.

Quanto tempo era passato? Da quanto quel soffitto alto incombeva minaccioso su di loro e quel portone enorme rideva della loro confusione? Minuti? Ore? Giorni? Non credeva di aver dormito, ma piccoli vuoti di memoria si insinuavano qua e là tra i suoi ricordi e, ogni volta che si sforzava di recuperarli, sempre più andavano perduti.

Chiuse gli occhi e ripercorse i suoi stessi passi, ritornando a quando con Newton aveva lasciato gli altri ragazzi. Tra un'ora, si erano detti scivolando nell'ombra lontani l'uno dall'altro. Ricordava la rabbia che aveva provato nel guardare i loro volti sfatti e tutti i sentimenti negativi che li avevano travolti in quell'istante, ma non ricordava cosa li avesse scatenati. Un'ora, lì dentro, sembrò infinita da quando le lancette dell'orologio attorno al polso di Newton smisero di muoversi, immobili come se stessero trattenendo il respiro, e il loro senso del tempo svanì come la fiamma di una candela spenta da un alito di vento.

Ricordò quando ritornarono in quell'atrio silenzioso, dove sembrava che gli occhi dei muri, dei mobili, delle tende e delle finestre fossero fissi su di loro e sul loro sconforto. Avevano cercato in ogni schifoso angolo di quel posto, tra ragni e polvere, trascinati dall'impazienza di Wynn, eppure nessuna via d'uscita saltò al loro sguardo colmo di una speranza che stava via via svanendo. Nonostante tutta la rabbia che Newton aveva sfogato nel cercare di forzare porte o rompere finestre, le porte rimasero sigillate a schernirli e nemmeno la minima scheggia si palesò sul vetro di quelle finestre tanto fragili all'apparenza. Bamoral non aveva alcuna intenzione di lasciarli andare.

«Wynn.», la voce ferma e profonda di Newton fecero ritornare la sua mente a quell'istante, dove sentiva gli occhi del ragazzo su di sé, pesanti come macigni e pungenti come aghi. Riusciva a percepire le mille domande che gli coloravano l'angolo delle labbra, quella piccola macchia impossibile da ignorare tanto a lungo, insistente proprio come i movimenti irrequieti della gamba contro la sua e come il fastidioso rumore della scarpa che batteva sul pavimento sporco dove erano seduti.

Wynn non voleva voltarsi, non voleva incontrare i suoi occhi blu, perché si vergognava di fargli vedere la disperazione che dipingeva le sue iridi chiare, si vergognava di mostrargli ciò che era realmente e ciò che stava per affrontare. Per cui, sorrise rivolgendosi ai gradoni di fronte a loro come ci si rivolge a un vecchio amico.

«È un'ora parecchio lunga. - ridacchiò - Chissà perché ancora non si è fatto vivo nessuno, forse dovremmo cercarli.», sospirò lasciando scivolare la testa e poggiandola sulla spalla di Newt. Sentì ogni muscolo del suo corpo irrigidirsi al contatto, non era la prima volta che Wynn lo notava e anche in questo caso, come per tutte le altre, sentì una mano dentro al petto stringere il suo cuore, facendo colare gocce di dispiacere sulle vene.

Potevano tutti fare finta di niente, ma Wynn per chiunque era un abominio e Newton evidentemente non faceva alcuna eccezione. Le scappava quasi da ridere perché tra tutti, lui, era quello che aveva ammaliato il suo cuore e rapito i suoi sentimenti. Ironico.

«Cosa vuoi fare nella vita Newton? - domandò chiudendo gli occhi, ma parlando ancor prima di aspettare una risposta - Io vorrei essere un tatuatore e portare i miei disegni in giro per il mondo attraverso le persone. Quando usciremo da qui potresti essere la mia prima cavia, che ne dici?», sussurrava cercando di tenere a bada il desiderio che la consapevolezza della mancanza della droga amplificava, mentre piccole gocce di sudore iniziavano a formarsi sulla fronte. Sorrise appena, quando sentì il fiato di Newton tra i capelli biondi.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Where stories live. Discover now