𝕯𝖎𝖈𝖎𝖔𝖙𝖙𝖔

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30 𝑔𝑖𝑢𝑔𝑛𝑜, 1961

𝐼𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑢𝑠𝑐𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑛𝑒 𝑎 𝑚𝑒𝑛𝑜...

Noi non siamo amici, Newt. Non siamo amici, stiamo insieme soltanto perché non ci vuole nessun altro.

Faceva freddo. Era un novembre come tanti, l'aria pungeva infilandosi in ogni fessura per portar loro i brividi e Wynn era ancora Marley, che di brividi ne aveva fin troppi.

Il rumore delle bacchette che colpivano con violenza i tamburi e i piatti diede quasi un certo senso di sollievo a Marley che, seduto su quel vecchio divanetto con una coperta a tenergli caldo fingeva di leggere un libro mentre ascoltava Newton fare ciò che realmente gli piaceva. Si erano chiusi dentro a un vecchio deposito che i genitori di Marley avevano acquistato anni fa e che ancora non avevano deciso come utilizzare, così lui e Newton avevano approfittato della loro indecisione per sistemarlo come la loro base segreta. Avevano portato cibo e acqua e la vecchia batteria che i genitori di Newt gli avevano tolto, avevano sistemato un tavolino da calcetto al centro della stanza, utilizzato per poggiarci i bicchieri di plastica, e un divanetto che i genitori di Marley avrebbero voluto buttare via, posizionato proprio contro il muro.

Abbassò il libro quel tanto che bastò al suo sguardo per catturare la figura del ragazzo dietro la batteria. Il viso era sudato per lo sforzo, ma il sorriso sulle labbra era così raro che Marley avrebbe voluto continuasse a suonare per sempre. Erano infatti quelle le uniche occasioni in cui poteva ammirare il volto libero dalla solita espressione corrucciata, Newton lasciava che tutta la sua rabbia, che tutto il suo rancore verso il mondo si scaricasse su quei maledetti tamburi e si sentiva finalmente libero.

Calò ancora un'ultima volta la bacchetta su uno dei due piatti dorati e poi si fermò, sorridente, a riprendere fiato con il viso rivolto al soffitto scrostato. Marley continuò a guardare la linea del mento che si allungava pulita fino alla mascella. Ebbe molti amici nel corso della sua vita, ma mai nessuno attirò la sua attenzione come aveva fatto lui e, quando Newt si alzò per recuperare da bere, si nascose ancora una volta dietro quelle pagine che narravano una storia alla quale non aveva prestato la benché minima attenzione.

«Come ti è sembrato?», chiese Newt facendo ruotare il tappo della bottiglietta prima di portarsela alle labbra. La sua voce rivolta a Marley fu un'ottima scusa per chiudere quel libro e lasciarlo cadere sul calcetto.

«Estremamente caotico.», gli disse riafferrando la coperta per ritornare al caldo. Newton sorrise e una goccia d'acqua gli scivolò dalle labbra, mentre allontanava la bottiglia, unendosi a tutte quelle di sudore che gli fecero brillare la pelle.

«Grazie.», gli disse rabbrividendo appena per il freddo. Ogni muscolo del suo corpo era finalmente rilassato e il suo viso libero da quelle pieghe che le sopracciglia aggrottate gli portavano. A Marley piaceva pensare di essere l'unico a poter vedere quel suo lato nascosto e teneva le chiavi del deposito soltanto perché potesse chiamarlo ogni volta che ne aveva bisogno.

«Vuoi prenderti il raffreddore?», gli chiese scostandosi per fargli spazio sotto la coperta e Newt non se lo fece ripetere due volte prima di prendere posto accanto a lui.

Aprì il pacchetto di sigarette, portandosene una alle labbra e stringendo per tenerla in equilibrio mentre la fiamma dell'accendino la bruciava. Poi, dopo che la prima nuvola di fumo gli lasciò le labbra, ne offrì una anche a Marley che la prese senza troppe cerimonie.

«Credo di star migliorando.», commentò Newton poggiando la schiena contro il morbido cuscino.

«Non lo so, non ci capisco niente.», rispose Marley scrollando le spalle. E, onestamente, anche facessi schifo resterei ad ascoltare per ore.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Where stories live. Discover now