𝕾𝖊𝖙𝖙𝖊

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giugno, 1961

𝐼𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑐𝑎 𝑐𝑜𝑙 𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜𝑙𝑜...

Clay, Nora e Lonnie, non lo videro più. Dopo aver aperto la prima porta, per loro fu l'inizio della fine e vagarono per l'intero piano superiore senza alcun punto di riferimento o alcun indizio su dove andare.

Il castello si muoveva, si piegava, girava su se stesso rivoltandosi contro quell'intrusione o, forse, con l'intento di digerirli vivi. E loro, come topi in gabbia, si muovevano attraverso quel labirinto di stanze stretti l'un l'altro nella speranza di rivedere i volti familiari dei loro amici. Volti che, però, stavano iniziando a svanire dai loro ricordi a una velocità disarmante. Da quanto tempo stavano camminando? A Nora facevano male i piedi e le ginocchia.

Ripercorse mentalmente tutti i dettagli che ancora riusciva a ricordare, mentre contava i passi per tentare di rimanere aggrappata alla realtà e non perdere le speranze. Le era infatti già capitato un paio di volte di spostare lo sguardo e chiedersi chi fosse quel ragazzo che le teneva la mano così stretta. Si rendeva conto di starle facendo male?

Clay aveva gli occhi verdi e portava gli occhiali, era molto bello. Uno, due. Newt era sempre arrabbiato, le faceva paura a volte. Tre, quattro. Wynn era divertente e aveva i capelli...biondi, faceva sempre battute su Newt. Cinque, sei. Hazel era sempre gentile con Nora, lo era con tutti, ma di che colore erano i suoi occhi? Sette, otto. Ingrid...Ingrid. Ho perso il conto. E ricominciò.

«Credo di essermela fatta veramente addosso.», il sussurro di Lonnie, riportò Nora alla realtà. Lonnie. Il ragazzo le camminava a fianco senza la minima intenzione di lasciare andare la sua mano, mentre gli occhi scuri guizzavano da una parte all'altra temendo che un potenziale pericolo potesse improvvisamente saltar fuori da qualcuno di quegli angoli scuri e polverosi di quell'insofferente castello. Nora riusciva a sentirlo lamentarsi.

Era stanca, era debole, più rispetto agli altri ragazzi della sua età e lei l'aveva sempre ignorato...fino a quel momento, quando le sue membra iniziarono a urlare in cerca di riposo.

«Lonnie, non avremmo dovuto lasciare Clay da solo.», parlare la aiutava a restare con i piedi per terra. 

Uno strano scricchiolio li fece voltare di scatto verso il buio corridoio che ormai sembrava inghiottirli da un tempo indefinito. Non c'era nulla, ancora una volta.

«Lo so.», mormorò lui, spostando gli occhi scuri su di lei. Aveva paura, il labbro gli tremava e i ricci castani che gli avevano sempre conferito una dolce aria sbarazzina, adesso sembravano pesargli sul capo come pietre, spingendo sempre più verso il basso della fronte.

Avevano già provato a tornare indietro, ma le scale sembravano essere sparite, forse per sempre, destinandoli a quel corridoio pieno di stanze buie e silenziose. Ormai, si stavano soltanto limitando a percorrerlo passivamente.

«Nora. – Lonnie la stava guardando di sbieco – Lo sai che a Clayton piacciono i ragazzi, vero?», quella domanda, in un momento come quello, sembrava quasi surreale. Clayton...Nora ci mise qualche secondo per ricordarsi di lui e poi arrossì.

«Certo, lo so.», sussurrò piano e Lonnie annuì, sereno. Nora sapeva della sessualità di Clayton e, come tutti gli altri, si impegnava a non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola a riguardo. Forse, fu proprio il fatto di doverlo ignorare che la portò a innamorarsi di lui.

Erano ancora i primi giorni di scuola quando si rivolsero la parola per la prima volta e lei si trovava già circondata da pensieri malsani che l'avevano portata nel pieno del suo disturbo alimentare.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Kde žijí příběhy. Začni objevovat