CAPITOLO 24

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Giving you all you want and more,
giving to you every peace of me.

La notizia aveva ormai spopolato in tutta la scuola e in tutta la città

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La notizia aveva ormai spopolato in tutta la scuola e in tutta la città.

Parlano di me come se fossi una malata mentale, problematica e pazza...

Il mio nome era sulla bocca di tutti.

Potevo ignorarli, ma fino a che punto?

Non è facile.

Non è facile quando passi davanti a tutti e loro iniziano subito a parlare.

Non è facile evitare l'odio che le persone versano su di me.

Al giorno d'oggi, agli adolescenti importavano di più i like e fare bella figura.

A nessuno importava della tua salute o dei tuoi sentimenti.

A nessuno importava di nulla.

Questa è la cruda verità.

E noi dobbiamo accettarlo.

Il problema è: come?

«Entra pure, Tate».

Il preside Lightwood, in piedi sullo stipite della porta, mi guarda in attesa di una mia risposta.

Cazzo.

Ebbene sì, la notizia è arrivata anche a lui.

Adesso devo pure dare spiegazioni a lui per non farmi espellere.

Non rispondo, ma mi limito a sistemarmi la borsa in spalla ed entrare.

Quando entro nell'ufficio del preside e mi accorgo della chioma mora di mia madre, realizzo di essere nella più merda totale.

C'è anche mia sorella con lei.

Quello che più mi chiedo è: se l'hanno chiamata per merito mio, perché ha deciso di venire?

Pensavo non volesse più vedermi.

Perché è qui?

Mia madre si volta per guardarmi.

Non dice niente.

Mi osserva e poi si volta.

«C'è una sedia vuota su cui puoi sederti.» mi informa il preside, chiudendo la porta del suo ufficio.

Osservo la sedia vuota, quella in mezzo a mia sorella e mia madre.

Sospiro e avanzo per prendere posto.

Tengo la testa bassa per non incrociare lo sguardo di mia madre o di Jenna.

Appoggio la borsa a terra e osservo Lightwood sedersi sulla sua scrivania.

Allunga le mani sul piano in legno e poi alza lo sguardo su di me.

«Immagino che tu sappia il motivo per cui ti ho chiamata.» dice e con la coda dell'occhio, noto che Jenna mi sta osservando.

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