LA CASETTA DELLA SPIAGGIA

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Le lacrime di Lilli,  le sue parole, il trucco che cola lungo la guancia. E poi Peter, il suo sorriso diabolico, i suoi occhi verdi pieni di rabbia.

Mi svegliai con un sussulto. Dovevo aver fatto un incubo: la sera prima mi aveva inseguita per tutta la notte. 

Mi guardai intorno. A parte me, che ero visibilmente distrutta dai pensieri notturni, gli altri sembravano aver dormito bene. 

Jeremy poco più in là si stava stiracchiando tranquillo, Tom era già sveglio da non so nemmeno quanto tempo, Peter stava osservando una cartina toccandosi pensieroso le labbra con il dito e Lilli, di fianco a me, sembrava finalmente essersi ripresa. 

Nel momento in cui Peter si accorse che anche io ero sveglia, fece un cenno a Tom e Jeremy. Stavamo per ripartire. 

Non saprei dire cosa c'era nell'aria quella mattina, ma sentivo qualcosa. Tensione forse. Peter era tranquillo, troppo. Ma, soprattutto, non aveva detto nulla sulla sera prima.  Magari non si era davvero accorto di nulla, o magari semplicemente non aveva voglia di parlarne. 

Cercai di non pensarci troppo, in fondo il mio obiettivo non era comprendere Peter, ma andarmene via da quel posto. A momenti me ne stavo quasi dimenticando. Peter e le sue storie potevano benissimo aspettare. 

Ci mettemmo in marcia e Jeremy fu così gentile da fornirmi una cartina fatta a mano dell'isola. "Ti tornerà utile" disse sorridendomi, e per un attimo mi sentii a casa. Jeremy era l'unica cosa bella che avevo lì. Era la sola persona capace di restituirmi un po' di pace in mezzo a tutte le domande e i dubbi che mi assalivano. 

Presi la mappa. "Grazie, davvero," diedi un'occhiata rapida "dove siamo?"

"Qui" rispose, puntando il dito su una linea gialla disegnata sopra un'incerta macchia verde. "Abbiamo appena passato la foresta," portò il dito un po' più in basso "e la scorsa notte eravamo qua."

Lo guardai annuendo. "E ora dove siamo diretti?"

Jeremy non era tenuto a darmi quell'informazione, glielo leggevo negli occhi. Prima di dire qualsiasi cosa si assicurò che nessuno stesse ascoltando. "Qui, "iniziò sottovoce "ci stiamo avvicinando alla costa. In poche ore raggiungeremo la spiaggia a nord dell'isola. Qui la chiamano la spiaggia del sole."

Non era l'unica spiaggia sulla mappa. Notai che dalla parte opposta rispetto al punto in cui eravamo diretti c'era un'altra macchia gialla. "Io sono arrivata qui, giusto?"

Jeremy sorrise compiaciuto. "Sì, mi fa piacere vedere che sai già orientarti."

La sua felicità quasi mi imbarazzava. "E qual è la nostra meta finale?" Nemmeno quella era un'informazione da darmi. "Mi pareva di aver sentito Peter che diceva isola del teschio."

"Corretto" disse sottovoce Jeremy, avvicinandosi al mio orecchio. Poi, puntò un'altra zona, questa volta grigia, non troppo lontana dalla spiaggia verso cui eravamo diretti. "È qui."

"Non è lontano"

"Dipende dagli imprevisti" incalzò lui ridacchiando. La sua risata fece sorridere anche me. Jeremy mi faceva questo effetto.

Con un guizzo, Jeremy mi prese sottobraccio per potermi stare ancora più vicino. " Come mai tutto questo interesse?"chiese con una punta di malizia nella voce. 

Portai un dito alle labbra, assumendo un'espressione fintamente pensierosa. Non volevo che Jeremy mi prendesse troppo seriamente e, soprattutto, non volevo che quella si trasformasse in una conversazione seria.  "Così posso sempre sapere come scappare" dissi infine, assumento un tono chiaramente ironico. 

Alla parola "scappare" Jeremy si portò drammaticamente una mano alla bocca, mimando stupore. "Oh no, non mi puoi dire questo!"

Ridemmo entrambi, attirando l'attenzione degli altri. 

"Forse è meglio che torni al tuo posto" suggerii, liberandomi dal braccio di Jeremy. 

Lui alzò le mani fingendo la resa e tornò al suo posto, poco più avanti a me. 

Da lì in poi nell'aria regnò il silenzio, interrotto solo dal suono dei nostri passi sul terreno. Gli altri non parlavano molto. Certo, ogni tanto si scambiavano uno sguardo, una mezza parola, ma in generale l'aria era tesa.

Non tutto il male viene per nuocere, e quella situazione, per quanto noiosa e pesante, mi dava la possibilità di pensare. Avevo una cartina dell'isola ora. Sarebbe bastato un po di allenamento e sarei stata in grado di leggerla. E poi?

La realtà mi piombò addosso. Dove sarei potuta andare? Anche se avessi saputo leggere la mappa, non sarei potuta andare lontano. 

Passai le dita sulla mappa che tenevo ancora tra le mani. Seguii con il dito il percorso che Jeremy mi aveva indicato: una linea rossa tratteggiata lo distingueva dal resto. 

"Casa di Sun e Moon" dissi tra me e me. Così citava un puntino in mezzo al percorso previsto. Per un attimo ebbi la tentazione di disturbare Jeremy per chiedergli spiegazioni. Lui mi anticipò.

"Stai ancora guardando la cartina?" Evidentemente anche lui si stava annoiando molto e cercava qualcuno con cui distrarsi. Allungò il collo per cercare di capire cosa stessi guardando. "Uh, casa di Sun e Moon. È da un po' che non ci vado!" esclamò.

"Chi sono?" Domandai tranquillamente. A giudicare dal tono di Jeremy non poteva essere nulla di male.

"Sono le streghe dell'isola" affermò prontamente lui. 

Ridacchiai. Potevano mancare le streghe? "Non ricordo di aver mai sentito parlare di streghe nella favola di Peter Pan." 

Jeremy mi ammonì con lo sguardo, continuando però a sorridere. "Dovresti imparare a lasciare da parte ciò che pensi di sapere, e iniziare a fidarti un po' di più."

Feci spallucce. Forse aveva ragione. 

"Un ultima cosa  prima che mi dimentichi." Il suo sguardo si fece serio. Era strano vederlo accigliato. "Tutta quella che stiamo per attraversare è una zona rossa. In poche parole, potremmo dover affrontare i pirati."

Sussultai. "Di nuovo?"

"Temo di sì." Jeremy capì da mio sguardo spaventato che non avevo preso bene la notizia. "Andrà bene, ci siamo noi con te."

Non mi rassicurava. L'ultimo attacco che avevamo ricevuto era andato bene, certo, ma questo non assicurava che andasse bene anche il prossimo. 

"Grazie Jeremy" lo liquidai. Avevo bisogno di digerire la notizia, insieme a tutte le altre apprese nelle ore precedenti. 

L'occhio mi scappò su Peter all'inizio della fila. Camminava a passo sicuro, senza farsi distrarre troppo dall'ambiente circostante. 

Fu in quel momento che vidi qualcosa di strano. Peter stava tenendo una mano sulla spalla di Lilli. In una situazione normale, non ci avrei dato peso, ma dopo tutto quello che Lilli mi aveva confessato, l'ultima cosa che mi aspettavo di vedere era del contatto fisico tra i due. Almeno, io non avrei voluto essere toccata dalla stessa persona capace di rovinarmi l'esistenza. 

Che ci fosse dell'altro da sapere? Mi ero ripromessa di non pensarci, ma era inevitabile. 

Sentii una goccia sulla mia guancia.
"Piove?" tesi una mano e la conferma arrivò da sola.

Dovevamo arrivare al più presto da Sun e Moon, così accelerammo il passo e, nel giro di una decina di minuti sotto la pioggia scrosciante, ci ritrovammo davanti a una casetta piccola e sghemba. 

Fu di Peter l'onere di bussare. 

"Chi è?" gracchiò una voce da dietro la porta.
"Sono Peter. Apriteci, qua fuori sta diluviando."

SECRETS 1Where stories live. Discover now