PETER NON PERDE MAI

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Quello sguardo era quello che riservava solo ai nemici. Quelli che non avevano via di scampo. Se lo rivolgeva a te voleva dire solo una cosa: dovevi scappare o saresti morto. 
E ora era proprio così che mi stava guardando. 

L'unica mia via per salvarmi era il mare, anche se le possibilità di sopravvivere erano pressoché nulle. Il tempo peggiorava di minuto in minuto e per un attimo ebbi l'impressione che la barca potesse rovesciarsi e affondare con tutti noi sopra. 

Le ombre stavano vincendo. 

"Lo senti Kate?" disse, tendendo drammaticamente l'orecchio al cielo."Questo è il suono della vittoria. Nessuno può fermarmi ora."
Cercai goffamente di tirarmi in piedi, e lui ne approfittò per inchiodarmi alle casse di legno poco dietro di me. 

Con le sue mani sulle mie spalle doloranti, e i suoi occhi infuocati su di me, sentivo che non avevo via di scampo. 
"Puoi fare quello che vuoi Peter," cominciai a dire con voce grave "ma da me non avrai mai nulla."
"Sei una sciocca se lo pensi veramente" replicò lui. "Se non posso prendere ciò che voglio con le buone, vorrà dire che quello che voglio non l'avrà nessun altro. Mai più."

Tuonò di nuovo. Le gambe cominciarono a tremarmi, e l'istinto di sopravvivenza mi urlava di cedere, di dargli il potere che desiderava e scappare. 

Con uno scatto Peter prese il pugnale che teneva alla cintura e me lo puntò verso il petto. 
"Sei sempre in tempo per salvarti Kate." Ormai sembrava un pazzo fuori controllo. 
"Io voglio solo tornare a casa Peter" urlai disperata. 

Ci fu un tonfo alle spalle di Peter.
"Guarda un po' chi abbiamo qui." 
Era Jeremy. "Peter lasciala andare."
"Da quando ti sei dato il permesso di dare ordini?"
"Da quando sei diventato un essere spietato."
Peter rise fragorosamente, riuscendo a coprire anche il rumore dei tuoni. "Sei arrivato appena in tempo per salutare Kate, non la vedremo per molto tempo." Alzò il pugnale e fece per concludere il suo piano diabolico, quando Jeremy si scagliò su di lui gettandolo via con una forza sovraumana. 

Peter cadde poco distante da noi, e questa volta sbatté la testa. Ero salva. 

Stavo ancora tremando. Jeremy si gettò su di me prendendomi il volto tra le mani. "Stai bene?"
"Ora sì" risposi tremante. Non stavo bene, ma ero salva. 
Lui sorrise. Mi era mancato quel sorriso. 
Ci abbracciammo per qualche secondo, consci di aver appena evitato una tragedia.
"Non rimarrà a terra per sempre." Jeremy indicò Peter, lasciando intendere che qualsiasi cosa avessi voluto fare, avrei dovuto farla in fretta.

Era difficile fare o dire qualsiasi cosa, perché l'unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi erano i suoi occhi, resi ancora più chiari dalla luce dei lampi. Ci stavo affogando dentro, e non era per colpa di qualche ipnosi magica, come con Peter. 
Mi avvicinai e gli diedi un piccolo bacio sulla punta del naso. 
"Kate questo cosa..."
"Non dire nulla" lo incalzai, poi gli presi la testa dolcemente tra le mani e lo trascinai verso di me per potergli dare un bacio. 
Ricambiò. Fu lento, dolce, bagnato di pioggia, ma incredibilmente bello. 
Il tempo sembrava essersi fermato.
Iniziò come un bacio dolce e lento, ma presto si trasformò in un turbine disordinato di passione.

Ci staccammo lenti, guardandoci negli occhi. "È stato bellissimo, grazie" disse lui accarezzandomi la guancia. "Ma ora devi scappare."
"Devo andare dall'altra parte della nave, ma è troppo pericoloso passare in mezzo alla battaglia" gli feci osservare. "Non posso rimanere qui con te?"
"Non se ne parla. Ti porto in volo dall'altra parte." Mi caricò tra le sue braccia. "Tieniti forte."ordinò.
"Riesci a volare fino alla cabina del capitano?" Lilli doveva essere ancora là, in attesa della fine della battaglia. Jeremy annuii. 

Volammo sopra la massa indistinta di ombre e persone, armi e magia. Vista dall'alto sembrava una danza. 

Arrivata alla cabina spalancai la porta e la trovai rannicchiata sotto la scrivania di Uncino. Corsi verso di lei per assicurarmi che stesse bene, e fu un sollievo vedere che era solo molto spaventata. Nel vedermi intergra anche lei si rilassò. 
"Lilli sei tu?" chiese Jeremy avvicinandosi.
Lilli sgranò gli occhi. "Jeremy?" 
Jeremy la abbracciò e la sollevò facendola girare. "Pensavo che..."
"Le pensavo anche io." confermò lei. 

Era una bella scena, anche se non credevo che fossero così tanto in confidenza prima di vedere le loro reazioni. 

"Ma quindi anche tu sei con Uncino?" chiese Lilli a Jeremy.
"Non esattamente. Diciamo che per il momento non sono con Peter" rispose Jeremy.
"Lilli hai ancora tu la mia borsa?" domandai, sentendo l'impulso improvviso di dover interrompere quella conversazione. 
"Certo" rispose lei. "Ti serve il documento?"
Annuii, lei frugò nella borsa e me lo porse rapidamente. 
Jeremy si sporse verso il foglio per guardarlo. "Sono manovre di sicurezza?"
"Sì," risposi rapidamente, prima che lo facesse Lilli "parlano della pietra che sta cercando Peter." La stessa che stavo cercando io, ma sorvolai su questo dettaglio.
"Dice che si trova sul punto di controllo  della nave. Può essere il timone?" 
Apprezzai il tentativo di Jeremy, ma dovetti stroncare il suo entusiasmo. "No, ho già controllato. Dev'essere qualcos'altro."

"Controllo...controllo" rimuginò Lilli, assumendo un'espressione sempre più concentrata. Tutto quel perdersi nei suoi pensieri ebbe il suo effetto, perché dopo qualche secondo il suo volo si illuminò e, alzando l'indice verso l'alto, Lilli esclamò: "I cannocchiali."

Mi illuminai a mia volta. Mi ero completamente dimenticata dei cannocchiali. Era uno di quei pochi luoghi sulla nave in cui mi ero recata troppo poco per potermelo ricordare. Forse un po' mi diede fastidio non averci pensato prima.

"Ma non sarà rischioso arrivarci?" domandò preoccupato Jeremy.
"Perché?" chiesi molto ingenuamente.
"Dobbiamo per forza passare in mezzo alla battaglia"incalzò lui. "E non possiamo volare. Le ombre di Peter ci vedrebbero subito."
Lilli non sembrava preoccupata. "Ma noi siamo in tre, possiamo coprirci a vicenda."
La guardai ringraziandola con gli occhi. "Lilli ha ragione. Dobbiamo tentare Jeremy."
Lui sbuffò, ma non aggiunse nulla. Si limitò ad annuire rassegnato.

Uscimmo di soppiatto dalla cabina, facendo attenzione che non ci fosse nessuno ad attenderci fuori. Qualcuno però era stato più scaltro di noi. 

Si udì un rumore alle nostre spalle. Dei passi pesanti, che si avvicinavano rapidamente a noi.  Jeremy prese il suo pugnale e cercò il suo bersaglio per difenderci. 
Appena riuscimmo a distinguere la sagoma da cui il suono proveniva, temetti il peggio. 



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