DIAMANTE ROSSO

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Quando tutti furono fuori, Uncino si accomodò su un divanetto di velluto rosso dietro la sua scrivania dall'aspetto vissuto.

"Quindi lei mi dice che non ha nessun collegamento con Peter Pan, signorina." Lo disse in modo garbato, tranquillo. Avevo letto da qualche parte che Uncino teneva molto alle buone maniere.
"Corretto signore, lui mi ha solo trovata e portata con se in una spedizione" dissi pronta."E da dove siete venuta?" domandò incuriosito, massaggiandosi lentamente il baffo nero sotto il naso.

Se avessi detto la verità forse mi avrebbe aiutato, ma non c'era da fidarsi. Insomma, stavo parlando con il pirata di tutti i pirati, conosciuto tanto per la sua furbizia quanto per i suoi inganni. Decisi che potevo solo mentire."Purtroppo non ho memoria delle mie origini" dissi in tono sommesso, mostrando la mia espressione più dispiaciuta.
Uncino sembrò crederci. "Non si preoccupi, può capitare" risposte, alzandosi e cominciando a camminare con il solito passo lento per la stanza.

"Se mi permette un'altra domanda" e ora Uncino era di nuovo alle mie spalle "dove eravate diretti? Immagino che non foste in giro per un viaggio di piacere."
"All'isola del teschio, non saprei però con quale scopo", dubitai, stavo rischiando il tutto e per tutto.
Lui fece un sorrisetto."Signorina, benvenuta all'isola del teschio. Siete a destinazione mia cara."

Tornò nel mio campo visivo, e assunse una posa fiera. Sembrava volesse mettersi in posa per un quadro, con il petto in fuori e le mani incrociate dietro la schiena. 
"Temo che Peter stia venendo qui per un altro attacco" fece una pausa drammatica, giusto il tempo per espirare rumorosamente "Per la pietra, come al solito."

Stava forse parlando i quella pietra? Era l'obiettivo di Peter? Sussultai e feci fatica a trovare le parole adatte per andare avanti con la conversazione. Uncino lesse nella mia espressione la mia evidente difficoltà. 

"La cosa vi sconvolge?" chiese, tirando in su il sopracciglio.
"Di che pietra stiamo parlando?" Domandai, controllando la mia agitazione. La sola idea che Peter volesse quelle che a me serviva mi rendeva estremamente irrequieta. 
"Mi spiace, ma credo di non poterle rispondere, sono questioni che potrebbero solo che annoiarla" rispose, mettendosi drammaticamente una mano sul petto. 
"Capisco." Accettai quella risposta, non mi aspettavo che si confidasse subito con me.

"Ma voglio essere sincero con lei signorina" disse sistemandosi il cappello. "Non l'ho tenuta qua per parlare di una stupida pietra, o di Peter." Fece una pausa e si prese il tempo per avvicinarsi. 
"Volevo dirle che mi farebbe piacere averla nella mia ciurma."

Rabbrividii alla proposta, senza poter capire se si di adrenalina o di paura. "Uncino" azzardai "ne è sicuro?"
Lui annunì. "Ammetto che di solito non invito signorine a bordo, tanto meno se si tratta di amiche di Pan," qua il suo volto si dipinse di disgusto "ma devo ammettere che lei ha una strana luce negli occhi e mi pare una persona affidabile. Poi, l'altro giorno abbiamo perso un uomo, e ho bisogno di valorosi sostituti."

"Non potrei mai." Questo era quello che avrei voluto rispondere, fino a che non mi ricordai della pietra, e del fatto che mi faceva comodo un'opportunità simile. 
"Accetto."

Uncino rimase stupito dalla velocità e dalla fermezza della decisione. "Molto bene." Andò verso la scrivania e tirò fuori una pergamena sgualcita. Era la lista degli uomini a bordo. "Ha bisogno di un nome, signorina." Si lanciò sulla poltroncina e si grattò la punta del mento, come se l'idea potesse uscire direttamente da lì. "Diamante Rosso. "

"Mi piace." Mi piaceva veramente anche se, in tutta franchezza, mi sarei fatta andare bene qualsiasi cosa. 
Uncino mostrò finalmente il suo sorriso, per quanto sgraziato, e aggiunse il nome alla lista, appena sotto quello dell'uomo scomparso. "Mi sarai di grande aiuto" aggiunse.  "Pan, quella canaglia, vuole una cosa molto preziosa che teniamo qui a bordo. Tu ci aiuterai a tenerlo lontano."
"Lo farò" incalzai "a patto che non gli sia mai torto un capello."
"Ha la mia parola, signorina."

Se le storie insegnano, quella di Peter Pan mi avrebbe dovuto insegnare che non ci si fida di nessuno sull'Isola, ma in quel caso? Uncino sembrava essere sincero. In fondo, era un suo diritto difendere la sua nave, e non c'era nulla di male nella sua richiesta di aiuto. 
Mentre tentavo di auto convincermi di aver fatto la scelta giusta, mi ricordai di Lilli. 

Sobbalzai al pensiero di Lilli. Dov'era? Dovevo vederla. "Dov'è Lilli?" Mi affrettai ai chiedere. 
Uncino alzò il sopracciglio, sorpreso dal mio repentino cambio d'umore.
"Cercala nelle segrete" suggerì svogliato. 
Annunii velocemente e mi dileguai fuori dalla stanza. 

Percorsi le scale e i corridoi senza sapere dove stavo effettivamente andando. Avrei potuto chiedere ad una delle tante guardie, o per lo meno a quelle sveglie. Stavo per provarci, quando venni fermata bruscamente dallo stesso pirata che mi aveva portata da Uncino. 

"E così cerchi la tua amica" sogghignò. 
"Dimmi dov'è e risparmiami i tuoi scherzi." Non potei fare a meno di suonare stizzita. 
"Tranquilla, nemmeno io ho voglia di intrattenermi con te ragazzina. Non in questo modo..."
Mi prese il braccio e mi avvicinò a lui. "Come hai detto che ti chiami?" Il suo alito mi assalì, e le sue mani iniziarono a tastare il mio corpo come fossi un pupazzo. Nel panico iniziai a dimenare le braccia. Fu utile, lo colpii in pieno volto. 

"Che sta succedendo qui?"
Era un altro pirata, più giovane e apparentemente più affidabile.  Vidi il suo sguardo cadere sul compagno dolorante. "Che cosa è successo qui?"
"Devo andare nelle segrete" dissi seria "ordine di Uncino."
Il pirata, evidentemente più sveglio del primo, capì al volo e mi fece cenno di seguirlo. Del compagno non si curò minimamente.

Scendemmo, arrivammo ad un incrocio di tre gallerie e prendemmo la prima a sinistra.Cercai di memorizzare il percorso. 

Lungo la lunga galleria c'erano delle vere e proprie celle nella roccia. Umide, fredde e senza luce. Alcune erano vuote, altre abitate da esseri ormai scheletrici o in preda alla pazzia. Uno scenario inquietante che avrebbe fatto paura a chiunque. 

Più o meno a metà galleria c'era la cella di Lilli. Tirai un sospiro di sollievo nel vederla ancora viva, anche se in condizioni pietose. Se ne stava rannicchiata in un angolo con la gamba rozzamente fasciata. 

Mi aggrappai alle sbarre. "Lilli ti porterò fuori di qui" poi mi voltai verso il mio accompagnatore "Dovete spostarla, le sue condizioni sono pessime."
Lui rimase impassibile. "Non posso prendere ordini da lei."
"La prego..."supplicai, ma il suo sguardo non cambiò, lasciandomi agonizzare. 

"Da lei forse no." disse una voce dall'inizio della galleria. "Ma da me sicuramente."

Era un Uncino. 

"Capitano." Il pirata fece un piccolo inchino togliendosi il cappello. Molto elegante per un rozzo ragazzo di mare. 
"Riposo, riposo" ordinò Uncino, poi si rivolse a me. "Diamante! Mi perdoni l'intrusione. Sono venuto anche io a vedere le condizioni della nostra ospite." Guardò dentro la cella facendo trasparire il suo disgusto. "Sudicio, come al solito direi."
"Non può stare qua" ribadii.
"La metteremo nella stanza di fianco alla sua, e le daremo adeguate cure."
"La ringrazio." Mi prodigai in un piccolo inchino. 
"Farei di tutto per il mio Diamante" si girò verso l'uscita" e spero che la cosa possa essere reciproca."
Si allontanò, facendo segno al pirata con noi di scortarci di sopra. 

Una volta accompagnate nei nostri alloggi Lilli venne aiutata con la ferita, mentre a me rimaneva solo la speranza che le cose potessero andare per il verso giusto. 









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