UNA VIA D'USCITA

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Non sapevo come reagire. Dentro di me già intuivo che Peter poteva non avere buone intenzioni, e avevo il presentimento che la mia presenza sull'isola non fosse randomica, ma pianificata. Ero stupita, certo, ma più di tutto ero curiosa. 

Come se potesse sentire la mia confusione, Sun intervenì. "Posso immaginare il tuo stupore, " mi guardò meglio" o la tua confusione." Si riavvicinò a me, riprendendomi le mani e assicurandosi che la stessi ascoltando. "Io vorrei aiutarti, ma tu prima devi fare una cosa per me."

"Cosa?" Sentivo di essere sempre più vicina alla soluzione, o per lo meno a una via d'uscita. 

"Credere. Devi cominciare a credere."

Sgranai gli occhi. "Credere?"

"Credere, mia cara. Credere che questa è la realtà, che tutto ciò che hai visto in questi giorni esiste. Se vuoi uscire da qui, devi prima accettare questo posto nella tua vita." Fece una piccola pausa. "I problemi si risolvono solo se prima accettiamo noi stessi e la nostra situazione."

La risposta mi lasciò scioccata. Non avevo tirato fuori l'argomento. "Perché me lo dici Sun?"

"Perché io vedo nei tuoi occhi che tu stai scappando dalla verità" disse sospirando. "Ma non puoi fare nulla se prima non ti rendi conto di dove sei e di cosa stai vivendo."

"Ok, ci credo" dissi secca. "Tutto questo esiste. Ora cosa devo fare?"

"Oh cara, ci stai credendo veramente? Guarda che non posso aiutarti se..."

"Ci credo Sun" la fermai. Non volevo essere brusca, ma era necessario. Alla fine ci credevo veramente. Era passato troppo tempo dal mio arrivo perché si trattasse solo di un sogno. Non l'avevo mai ammesso ad alta voce, e nel momento stesso in cui pronunciai quelle parole sentii la tensione abbandonare il mio corpo. 

"Benissimo" rispose Sun sorridendo. "Passiamo alla fase successiva." Con passi lenti e tenendo le mani in grembo, Sun si avvicinò un vecchio scaffale blu. Frugò per qualche istante per poi trovare un vecchio pezzo di carta arrotolato e reso opaco da un pesante strato di polvere e tempo. Sun ci soffiò sopra, liberando una piccola nuvola grigia. 

"Cos'è?" chiesi impaziente. 

"Questo, mia cara, è un vecchio e potente incantesimo di connessione tra mondi." Mentre lo diceva, le sue mani erano impegnate a srotolare con cura la vecchia carta, trattandola come se potesse rompersi da un momento all'altro. 

"Vedi" disse indicando una frase sul foglio "questa frase attiva un portale che collega questo mondo al tuo, quello degli umani." Fece un breve sospiro. "Certo, non lo usa nessuno da anni quindi non saprei nemmeno dirti se funzioni ancora o meno..."

I suoi dubbi non mi sfiorarono nemmeno per un istante. C'era una possibilità di tornare a casa e tanto mi bastava. Avrei rivisto la mia famiglia, la mia casa, i miei amici. Mi tremavano le gambe al solo pensiero. "Quindi posso veramente tornare a casa con questo?" dissi senza nascondere il mio eccessivo entusiasmo. 

Sun mi guardò sorridendo, lasciando però intravedere un po' di compassione. "Ti servirà anche un altra cosa, mia cara". 

"Cosa?" la incalzai impaziente. 

"La pietra del portale. La frase funziona solo se è presente anche la pietra che può attivarne la magia, altrimenti è solo una frase" disse mestamente.  

Il mondo mi crollò addosso. Era tutto troppo bello per essere vero, e avrei dovuto illudermi di meno. "Dove la posso trovare?" chiesi, meno entusiasta di prima. 

"Tesoro, non fare quella faccia avvilita" disse, mettendomi una mano delicatamente sulla guancia. " Vedendo che la mia espressione non cambiava, rimosse la mano. "Devi cercarla dai pirati. Tali pietre possono averle solamente loro."

Stavo per intristirmi ancora di più, quando un'intuizione attraversò i miei pensieri: noi stavamo andando dai pirati.

Certo, la mia era ben lontana dall'essere una certezza. I piani di Peter erano tutt'altro che chiari, ma ero certa che i pirati centrassero qualcosa. Stavamo andando verso di loro, e mi bastò questa consapevolezza per farmi sentire meglio. 

"Stai parlando di Uncino e la sua ciurma?" chiesi speranzosa. 

"Cara, penso proprio di sì" si fermò un attimo notando il cambio repentino della mia espressione. "Oh, cara, non vorrai mica..."

"Sì, Sun, è proprio quello che farò"

Sentivo le mani fremere e un brivido percorrermi tutto il corpo, dalle orecchie ai piedi. Avevo voglia di saltare, correre, entrare in azione. C'era una via d'uscita e per nulla a questo mondo me la sarei lasciata scappare. 

"Ti prego cara" continuò dolcemente Sun, mettendomi la calda mano sulla guancia. "Sta attenta."

Non riuscii a contenere un risolino. Mi fiondai su Sun e la strinsi più forte che potevo. "Non sai nemmeno quanto ti sono grata."

Il temporale era ormai finito, ma Sun e Moon furono così gentili da ospitarci ancora per qualche ora. "Per farvi ripartire in forze" si era giustificata Sun, mentre Moon, che nel frattempo aveva terminato di parlare con Peter,  non sembrò apprezzare esageratamente la nostra compagnia. 

Nonostante la resistenza iniziale di Moon, nella casa si respirava un'irreale aria di festa e leggerezza. Per un attimo io, Peter, Jeremy, Tom e Lilly, sembravamo amici da una vita in vacanza per piacere. Forse era proprio quella casa a farci sentire così. Accolti. Protetti. 

Dal canto mio, sapevo cosa mi rendeva felice, e tanto mi bastava. 

Venne messa della musica dal vecchio grammofono di Sun e Peter si aggiunse suonando il suo flauto. Anche lui sembrava aver dimenticato il vero motivo per cui eravamo là, almeno apparentemente. 

Notai che Jeremy se ne stava seduto ad osservare la scena. Effettivamente era quello che sin dall'inizio pareva volersi distanziare da tutta quella felicità improvvisata.  Non potei fare a meno di notare che nei suoi occhi c'era una punta di nostalgia. 

"Ehi, va tutto bene?" chiesi, avvicinandomi e sedendomi di fianco a lui. 

Lui non perse tempo e mi regalò uno dei suoi soliti ed accoglienti sorrisi, circondandomi le spalle con il suo braccio. Lo fece con un po' di esitazione, ma la cosa non mi diede per nulla fastidio. "Sto bene, grazie di averlo chiesto" disse facendo un sorriso contenuto. "E tu, come te la stai passando?"

Tanto era l'entusiasmo per le informazioni ricevute da Sun che mi ero dimenticata che tutti avevano assistito al mio crollo psicologico. Era inevitabile qualche domanda, e Jeremy era lì che attendeva una risposta. 

Improvvisamente mi ricordai di quello che mi aveva detto Sun su Jeremy e distolsi lo sguardo. Mi fidavo di lui, e sapevo che non avrebbe fatto mai nulla per mettermi in pericolo, ma era anche amico di Peter. I miei pensieri dovevano rimanere al sicuro. 

Nemmeno questo mio gesto  passò inosservato. Jeremy tolse di colpo il braccio da me e balzò indietro. "Scusami" disse mestamente "ti ho vista così felice, e volevo solo sapere perché..." Spostò lo sguardo a terrà, e per un attimo mi balenò in testa la malsana idea di raccontargli tutto. 

Sospirai e lo tirai di nuovo vicino a me. "Jeremy, perdonami, non volevo essere così brusca." Lo abbracciai, e lui ricambiò senza aggiungere nulla. 

Dalla finestra filtrò un raggio di sole, e mentre la stanza si ricolorava di luce, i volti dei presenti ne persero un po', tornando serie. 

La musica venne fermata, e Peter mise solennemente via il suo flauto. "Dobbiamo ripartire" ordinò, guardandoci uno ad uno. Lilli scattò al suo fianco, tirandosi dietro Tom. 

Moon annuì silenziosamente, mentre gli occhi di Sun sembravano pregare tutti di fare attenzione. 

"Direi che dobbiamo andare" disse Jeremy alzandosi e tendendomi la mano per agevolare me. "Su, dai, che la strada è lunga". 

Avrei voluto dirgli tante cose, ma mi limitai a sorridere e ad accettare il suo aiuto per alzarmi. 

Recuperai la mia borsa con il diario e la piccola pergamena che mi avrebbe concesso la libertà e mi diressi verso l'uscita. Stavo per mettere il piede fuori dall'uscio quando Sun mi intercettò. "Ti prego cara, fai attenzione e non farti scoprire."

Era ovvio, ma non lo dissi. La abbracciai un'ultima volta e chiusi la porta dietro di me. 


SECRETS 1Where stories live. Discover now