IL DOCUMENTO

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Nella cabina c'erano pochi mobili, ma tutto era un potenziale posto per nascondere oggetti.
Iniziai dall'armadio. Nulla.
Passai al letto. Nulla.
Dovevo fare veloce, il rumore degli spari stava diminuendo. Accelerai.
C'era una mensola con dei libri, controllai. Nulla.
Le urla fuori si stavano placando, sarebbero sicuramente tornati da un momento all'altro.
Mancava la scrivania.
Sopra, nulla. Controllai i cassetti.
Primo cassetto, nulla. Secondo cassetto, nulla. Terzo cassetto, nulla. Quarto cassetto, nulla.
Anzi no, c'era qualcosa. 

Tra le varie scartoffie buttate dentro senza il minimo ordine, ce n'era una che diceva "manovre di sicurezza in caso di attacco".
Bingo. Non era quello che cercavo, ma qualcosa mi diceva che sarebbe tornato utile. 

Non ebbi il tempo di leggerla. La buttai in borsa insieme alle altre cose, poi cercai di eliminare ogni traccia della mia ricerca.

Uncino tornò pochi secondi dopo, appena in tempo per trovarmi al punto in cui mi aveva lasciata.

"Eccoci di nuovo, dove eravamo rimasti?"chiese richiudendo la porta dietro di sé.
Sentii del calore sulle guance. Sapevo di aver fatto qualcosa di profondamente sbagliato, ma non avevo altra scelta. Uncino non mi avrebbe mai dato spontaneamente la pietra, e io non ero disposta ad aspettare. 

Cercai di concentrarmi sulla conversazione. 
"Sono venuta a chiedere il mio compito sulla nave, capitano."
"Eccellente! Vediamo..." si sfregò il mento mentre cercava la risposta più appropriata. "Potresti occuparti del nostro ostaggio" esclamò, puntando l'uncino in aria. 
"Chi?"
"Lilli, ovviamente" disse ridendo. "Non la lascerei mai in mano a questi rozzi pirati. Meglio che se ne occupi una creatura simile a lei." 
C'era un che di sporca galanteria in tutto quello che diceva e faceva. 

"Tutti verranno informati della tua presenza qui e del tuo compito" disse portando le mani dietro la schiena e assumendo una posa troppo solenne per l'occasione. 
Mi limitai ad annuire, accennare una lieve riverenza e uscire, nella speranza di avere nella borsa tutto quello che mi serviva per trovare quella maledetta pietra. 

Passai tutto il pomeriggio davanti alla porta della cucina dove era chiusa Lilli. Era difficile starsene fermi a non fare nulla, e la vita sulla barca si stava prospettando molto più noiosa del previsto. A parte qualche sporadica rissa per ragioni futili, la vita sulla nave sembrava di una tranquillità imbarazzante, considerata la fama di cui godevano i pirati. 

Avrei potuto leggere il documento preso dalla cabina del capitano, ma era scritto in un altro alfabeto e non avevo la minima idea di come decifrarlo. Dovevo aspettare la sera per poter chiedere a Lilli. 

E finalmente, dopo lunghe ore di interminabile attesa e poche conversazioni utili con altri pirati, venne sera e sulla nave non rimasero che due guardie ubriache e ben lontane da me e dalla cucina. 

Aprii la porta lentamente. Lilli era dentro che sonnicchiava. 
"Lilli" cercai di scuoterla per svegliarla. Lei gemette e aprì un occhio. L'altro seguì a distanza di qualche secondo.
"Chi è?" mugulò con voce roca. 
"Sono Kate." Non avevo fretta, ma sentivo che non sarei dovuta essere lì dentro, così presi velocemente il documento dalla borsa e glielo sventolai davanti agli occhi. "Guarda cos'ho trovato."
Lilli si strofinò in fretta gli occhi e afferrò la carta. 
"Puoi leggerlo?" domandai.
"Ci sto provando." I suoi occhi ancora arrossati dal sonno, o dalla polvere presente in quella stanza, si muovevano rapidi sul foglio.
"Parla anche della pietra" disse infine. "Dice che in casi di emergenza deve essere spostata nel punto di controllo della nave."
"Altro?" chiesi impaziente. Mi accorsi che dall'ansia avevo cominciato a mordicchiarmi le unghie. 
"No, non c'è altro."
"Possibile che abbiano scritto qualcosa di così poco dettagliato per un oggetto così importante?" dissi spazientita. 
Lilli scrollò le spalle. "Così sembra." Con un gemito si allungò verso di me per restituirmi il documento. "Cosa pensi possa essere il punto di controllo?"
"Non lo so," incalzai nervosamente. 
"È inutile che ti agiti." Lilli si alzò in piedi e camminò a passo felpato verso la porticina della cucina. La luce della luna le accarezzava la pelle e la brezza le accarezzava i capelli biondi. Sembrava così calma per essere un ostaggio. "Devi aspettare che la nave venga attaccata." Si girò verso di me e con fare serio concluse: "E puoi stare certa che succederà."

Peter sarebbe venuto a cercarci? O sarebbe venuto solo per la pietra? O solo per me? Il solo pensiero di dovermi confrontare con lui dopo tutto quello che avevo scoperto sul diario mi metteva ansia. Cercai di scacciare il pensiero. 

"Quanto pensi ci vorrà prima che accada?" 
"Giorni, ore, secondi, chi può dirlo?" Lilli incrociò le braccia sospirando e sedendosi di nuovo a terra. "Peter fa quello che vuole, è inutile anche solo provare a prevederlo." Mi fece cenno di sedermi vicino a lei. "E poi," appoggiò la testa sulla mia spalla "non hai paura di Peter?"
"No Lilli" mentii. "Non può farmi nulla." Poteva eccome, ma ero la prima a doversi convincere del contrario. 
"A volte vorrei essere come te Kate. Non hai paura di nulla."
Le accarezzai la testa rimanendo in silenzio. Nessuna risposta sarebbe andata bene e tutte sarebbero sembrate delle bugie. 
"Devo uscire Lilli" dissi alzandomi. "Torno presto."

Dovevo davvero aspettare che la nave venisse attaccata? Non potevo cercare la pietra prima, trovarla e andarmene?
Sebbene tutto di me mi stesse dicendo di non smettere di cercare, in minima parte sapevo che questa mia ostinazione avrebbe messo in pericolo sia me che Lilli. Non potevo rischiare, dovevo aspettare che arrivasse Peter. 

Dormii lì, fuori dalla porta, cullata dai miei dubbi. 



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