IL CASTELLO DI ROCCIA

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La barchetta si fermò su un'altra spiaggia, abbastanza lontana da quella di partenza.
Era una spiaggia diversa, meno curata, piena di grandi tronchi marci accatastati senza il minimo ordine sulla sabbia. Non c'era l'ombra di alberi, o almeno, non ce n'erano di vivi. Solo rocce che capitolavano spigolose tra la sabbia. 

Poco più in là, si ergeva maestosa ed imponente un'enorme struttura fatta interamente in pietra.
Non era una montagna, bensì, come ebbi l'occasione di constatare poco dopo il nostro arrivo, ma un piccola roccaforte. 

"Benvenute all'isola del teschio" disse uno dei due pirati mentre mi prendeva il braccio per farmi scendere. 

Una volta scesi dalla barca ci incamminammo verso la struttura, facendoci strada tra dei piccoli banchi di nebbia che avevano cominciato a crearsi. 

"Lilli tutto bene?" le chiesi, preoccupata per la sua ferita.
"Non ti preoccupare per me, ho affrontato di peggio."
"Voi due che avete da parlare?" ci interruppe uno dei due rozzi. 

Sbuffai: non valeva la pena controbattere, in fondo ero esattamente dove volevo essere. Ero dai pirati, e questo voleva dire che c'era la possibilità di imbattersi nell pietra che mi serviva per scappare. Questo era l'unico pensiero che mi teneva a galla. 

Andammo fino ai piedi del castello, fermandoci di fronte ad un'enorme porta in legno, visibilmente rovinata dai tarli, dal tempo e dalle intemperie. 

L'uomo busso tre volte, subito dopo un fastidioso cigolio accompagnò l'apertura della porta.
Altri due uomini stavano eretti appena all'interno, anche loro pirati, armati di tutto punto con pistole e spadine di tutti i generi.
Alla nostra vista fecero un piccolo inchino all'apparenza gentile. I loro ghigni tradirono il gesto, e capimmo che non potevano avere buone intenzioni.  

Ci fecero salire delle scale a chiocciola, anche queste completamente in roccia.
O meglio, a me le fecero salire, mentre Lilli venne portata in braccio fino in cima. Era sfinita: il suo volto era rigato da molte lacrime nere e la sua espressione testimoniava il dolore che stava provando.
Le scale ci condussero ad una altro corridoio con altre tre porte. Noi ci avvicinammo alla terza.
Non ci fecero entrare subito, prima uno dei due pirati ci precedette lasciandoci in custodia a delle altre guardie. 

Il tempo sembrò dilatarsi per tutto il tempo di attesa. Uscì e ci fece cenno di entrare.
Ad aspettarci, nella penombra della stanza c'era un'imponente figura, voltata di spalle, di cui potevamo ammirare i disordinati ricci neri e la tunica rosso porpora. 

"Portatele qua vicino." ordinò, rimanendo di spalle. I pirati ci diedero spinsero bruscamente per farci avanzare. Lilli cadde sul pavimento lucido. 
Finalmente la losca figura di girò guardandoci dapprima con sdegno, poi con uno sguardo malefico. Sono quasi sicura di aver visto i suoi occhi brillare di una luce rossastra. 

Tenni la testa bassa, e ascoltai con il cuore in gola i passi del pirata sul pavimento di legno scricchiolante. Si avvicinava lentamente, rendendo il momento piacevolmente angosciante. 

"Guarda cosa ci ha portato il mare" disse, spostandosi lentamente alle nostre spalle. Ora potevo vedergli le scarpe nere, lucide, ottocentesce, ma la cosa che mi fece immediatamente comprendere chi mi trovavo di fronte fu il lucente uncino che avvicinò al mio volto. 

"Uncino..." mi lasciai sfuggire, troppo piano per essere udito da altri pirati, ma abbastanza forte per essere sentito dal diretto interessato. 
"Corretto signorina, per caso ho già avuto l'onore dei fare la sua conoscenza?" 
A quel punto alzai lentamente la testa. "La favola" mi fermai un attimo pensando a come riferirmi a lui "signore."
"Temo che lei abbia ragione. In ogni caso, sono lieto di poter fare la sua conoscenza miss..."
"Kate."
"Kate, bellissimo nome."

Il suo tono era incredibilmente calmo e gentile, e per un attimo mi sentii quasi a disagio nell'averlo sempre considerato un rozzo lupo di mare. 
A dirla tutta, non mi era mai dispiaciuto il personaggio di Capitan Uncino. Mi era sempre sembrato un uomo deciso, che semplicemente cercava di fare la sua vita senza farsi interrompere dai ragazzini dell'isola. 

"Come mai la tua amica non mostra il tuo stesso entusiasmo?" mi chiese disgustato.
Lilli emise un grugnito schifato, e la sua risposta si limitò a questo. 
"A quanto pare noi due sì che ci conosciamo." Si avvicinò e le alzò il volto con l'uncino. "Lilli, Trilli, Campanellino. Niente di meno che la fedele aiutante di Peter Pan. A quale onore devo questa visita" guardò le corde ai nostri polsi "piacevolmente forzata?"

Ancora una volta Lilli non rispose, così il capitano tornò ad interrogare me. 
"E lei, signorina, che ruolo ricopre?" Iniziò a girarmi intorno, come se la risposta dovesse essere da qualche parte su di me. "Non sei una fata, e nemmeno una sirena, grazie al cielo." Continuò a girare, questa volta mettendomi la punta dell'uncino sulla spalla. "Sei la sua nuova amichetta? La sua nuova Wendy?" Si soffermò su quel nome, scandendo bene tutte le lettere, assicurandosi che sia io che Lilli sentissimo. 

"Sono solo una naufraga, signore." 
Il capitano si portò l'uncino al ricciolo del baffo che aveva sul volto. "Tu mi piaci" affermò. "Fresca, decisa, interessante." Si voltò verso i pirati che stavano aspettando sulla porta. "Fuori. Voglio parlare con la signorina Kate in privato."

I pirati eseguirono, portandosi dietro Lilli.
"Non farle del male" fece in tempo a dire mentre la tiravano fuori dalla stanza. 

Il cuore mi batteva all'impazzata. Lo sentivo nelle tempie. Qualunque cosa volesse, non poteva finire bene. 

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