Le vite di alcuni ragazzi, che frequentano l'Università di Seoul, si incrociano, dando vita a profondi legami. Così diversi, eppure così simili, si troveranno ad affrontare insieme nuove sfide, fantasmi del passato, nuovi e vecchi amori.
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"Ehi Koo...posso farti una domanda?" – chiese Tae, che era sdraiato sul letto a fissare il soffitto, con le braccia incrociate dietro la testa.
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"Non vorrai già chiedermi di sposarti, vero? Mi sembra un po' presto tigre!" – sorrise il corvino, stendendosi accanto a lui su di un fianco.
"Idiota" – sbuffò.
"Puoi chiedermi quello che vuoi scemo..."
Tae si voltò assumendo la stessa posizione dell'altro, in modo da poterlo guardare negli occhi – "Come mai Kookie? Cioè...perché ti fai chiamare così? Jungkook è un bel nome..."
"Mia mamma..."
Il moro alzò un sopracciglio con aria interrogativa, mentre l'altro riprese il racconto.
"E' un soprannome che mi ha dato lei da piccolo...mi è sempre piaciuto, lo trovavo divertente. Un giorno mi aveva accompagnato a scuola, ma avevo dimenticato il pranzo in auto e così era scesa per darmelo. Mi chiamò così davanti ai miei compagni di classe e tutti scoppiarono a ridere e a prendermi giro. Quando tornai a casa ero arrabbiatissimo con lei, ma poi parlammo e mi fece capire una cosa importante. Mi chiese semplicemente, "Ma a te piace?" – continuò sorridendo – "...e si, a me piaceva, mi ricordava casa, l'infanzia, mi faceva stare bene insomma...Disse che allora dovevo fregarmene dei miei compagni e fare ciò che mi rendeva felice. Il giorno dopo, chiesi ai miei amici di cominciare a chiamarmi così e pian piano iniziarono a farlo tutti, incredibile quanto una cosa perda interesse nella presa in giro se parte da te...Da quel giorno ho deciso di presentarmi direttamente così, mi dà la forza di imporre chi sono realmente, di far valere le mie idee...si, lo so, è stupido, ma è una cosa psicologica credo..." – concluse ridendo.
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"No, non è stupido...è interessante! Cioè...ti aiuta ad esprimere te stesso...trovo che sia una cosa bellissima..."
