Capitolo 12. Incertezze

459 26 1
                                    

Riaprì gli occhi e per fortuna ero ancora a casa ero sotto le coperte, avevo due cuscini sotto la testa e sul comodino vidi molte medicine. Una figura era appoggiata alla porta finestra e guardava fuori. La misi a fuoco e quella figura diventò Jack. Mi misi seduta e mi toccai la testa e solo in quel momento realizzai: che era mattina, Lunedì mattina, avevo vestiti diversi e non ero a scuola.
Incominciamo bene la settimana. Jack si girò e corse verso di me
- Come stai?-
- Vuoi una risposta che spieghi il mio stato o vuoi una risposta con un "sto bene grazie"?- dissi guardandolo nei suoi bellisimi occhi grigi.
- Facciamo la seconda -
- Sto bene grazie- dissi sorridendo e cercando di alzarmi.
- Dove stai pensando di andare in quel modo?-
- A scuola?-
- Mi stai prendendo per il culo vero?-
- Mi aspettavo una risposta del tipo: fila subito in macchina che è tardi oppure non ti farò uscire di casa per un mese- dissi imitando la voce di Jack
- Se vuoi ti accompagno, fai come vuoi- disse lui buttandosi a peso morto sul letto.
-Che ore sono tanto per sapere- dissi io stropicciandomi gli occhi
- Lo vuoi sapere?-
- Spara-
- Sono le due di notte- disse Jack guardandomi.
In quel momento penso che avrei potuto uccidere mio fratello. Mi rialzai e mi rimisi sotto le coperte.
- Svegliami alle 6.40- dissi riaddormentandomi.
¤¤¤¤¤¤FLASHBACK¤¤¤¤¤¤
-Vaffaculo Marcus- dissi mentre rimettevo a posto il vaso di fiori. Lui uscì dalla stanza e mi prese per il polso. Li arrivò un pugno in pieno viso
- Non mi toccare. Mi fai schifo- dissi girandomi e prima di scendere gli ridiedi l'anello che mi aveva regalato
- Regalalo a qualche altra puttana. Regalalo ad Alexia visto che te la sei scopata per bene- dissi lasciando l'anello sul tavolo davanti a lui. Scesi le scale, dissi a Nicky e Giuly che sarei tornata a casa, loro mi risposero che sarebbero restate ancora un po. Salutai ed andai verso la Porsche.
- Jessica!- urlò quella voce
- MARCUS VAI VIA! - urlai con il mascara che colava.
- Jessica, scusa- disse lui guardandomi in faccia
- Hai visto che hai fatto?! Cazzo smettila! Mi fai stare male-
- Lo so! Scusami dammi una seconda chance-
- Il problema Marcus è che io te lo già data la seconda chance- dissi salendo in macchina.
Accesi la macchina ed andai a casa.
Io con Lui ho CHIUSO.
¤¤¤¤¤¤FINE FLASHBACK¤¤¤¤¤¤

- Jessica... Jessica... JESSICA SVEGLIATI!- urlò Jack. Non so perché ma cominciai a ridere
- Ah lo trovi divertente?- disse lui prendeno un cuscino
- Beh io no- disse cominciando a buttarmi il cuscino addosso.
Risi ancora di più tanto da cadere giù dal letto.
- Dai muoviti che sei in ritardo- disse serio
Scattai in piedi e corsi da una parte all'altra della stanza, vestiti in mano, libri, spazzolino in bocca, mio fratello invece mi guardava steso sul letto
- Mi stai prendendo per il culo o sono veramente in ritardo?- chiesi io fermandomi un'attimo.
- Sono le sei e trequarti- disse lui mentre prendeva il mio zaino.
- Cos'è successo ieri?-
- Hai avuto degli attacchi asmatici... non ti sono mai venuti così ho consultato il medico per telefono... e mi ha detto che devi prendere dei farmaci per un paio di settimane- disse lui dandomi una scatoletta.
- Devi prenderne due ogni giorno. Una all'ora di pranzo e una prima di andare a dormire- presi la scatolina e la misi nella tasca davanti dello zaino.
- Vado a prepararmi- dissi andandomene in bagno. Oggi faceva freddo quindi mi misi un paio di Jeans chiari, maglietta della Element e una giacca di pelle, mi misi il mascara e lasciai trasparire il livido sulla guancia visto che non se ne era ancora andato. Scesi giù in cucina e mi preparai un caffelatte che bevetti in velocità. Andai su in camera e presi delle Converse, alte, bianche. Presi lo zaino e lo buttai sul divano al piano di sotto. Andai in bagno e mi lavai i denti e già che c'ero mi raccolsi i capelli in una coda alta.
- Jessica vieni!- urlò mio fratello dal piano di sotto.
- Aspetta... ma io devo venire con te?-
- Con quei polsi che hai e l'asfalto scivoloso direi proprio di si- disse lui prendendo le chiavi della macchina.
- Ok. Allora arrivo- dissi prendendo il telefono. Scesi giù e mio fratello mi diede un paio di stampelle
- Servono per picchiarti?- dissi io afferrandole.
- No servono per la tua caviglia-
- Non mi servono- dissi appoggiandole al muro
- Quando piangerai saranno cavoli tuoi-
- Ora andiamo che sono le 7.15- dissi chiamando l'ascensore. Presi di corsa lo zaino e salì sull'ascensore.
- Una domanda ma se tu mi accompagni a scuola chi mi riaccompagna a casa?-
- Chiederai un passaggio a qualcuno- disse Jack mentre scendeva e si avviava verso la Ferrari. Salì in macchina e partimmo verso l'autostrada.

Spie. Un gioco sporcoWhere stories live. Discover now