Capitolo 15. Elantipritico

383 25 0
                                    

*****JACK POV.*****
Jessica non stava per niente bene. L'avevo stesa sul sedile di dietro e sembrava un morto. Immobile. Mancavano pochi minuti all'ospedale e il mio autocontrollo sembrava sparito nel nulla. Continuavo a ripetermi di stare calmo ma non serviva a molto. Arrivammo all'entrata e presi Jessica in braccio e la portai all'entrata. Ero disperato e un paio di medici si avvicinarono
-Signore si calmi...- mi disse un medico avvicinandosi
-Io calmarmi! Ma non si vede mia sorella sta male! Cazzo chiamate un medico!- urlai mentre le lacrime scendevano.
Arrivò l'unica persona in grado di aiutarmi. Il dottor Mallardt, lavora per la C.I.A. ma fa il medico negli ospedali pubblici.
-Dottore faccia qualcosa la prego!- urlai mentre i capelli di Jessica cadevano dalle mie braccia.
La sentivo allontanarsi da me.
L'unica persona che mi ricorda i miei genitori e la mia famiglia la sento lontana da me.
Stavo morendo dentro, il cuore, la testa, l'anima tutti se ne stava andando. Pensavo che se Jessica Lavorasse insieme a me la sentissi più sicura e vicino a me. Mi sbaglio,
sempre. Mi sono sempre sbagliato in 21 anni di vita.
Un'infermiera si avvicinò con un lettino e io appoggiai Jessica, assomigliava un casino a Elena, nostra madre. Il miglior amico di nostro padre ci ha sempre detto che assomogliavamo tanto ai nostri genitori. Se mio padre avesse dato quello a Jonas quello che voleva adesso non saremo qua. Saremo rimasti a New York.
Quando portarono Jessica in sala operatoria, il telefono cominciò a squillare. Lo presi e premetti la cornetta verde
-Pronto?- feci io
-Jack...- disse il capo della C.I.A.
-Maxim- dissi io
-Il capo della sicurezza della Casa Bianca mi ha chiesto una cosa- sembrava triste quasi dispiaciuto
-Arriva al sodo-
-Vuole che abbiano i nostri migliori agenti, solo per cinque giorni, quando ci sarà Putin a Washington-
-Maxim... ne avevamo già parlato-
-Jack... Ha detto che Putin nasconde qualcosa. Vuole il massimo della sicurezza. Lo so cosa vuol dire per te ma cerca di capire-
-Porterà De Lion con sé! Cazzo Jessica è in ospedale forse per colpa sua. Non me ne frega niente adesso del presidente, se perdo lei De Lion ha vinto. Maxim...- le lacrime ricominciarono a salire
-Jack, Il presidente Russo arriverà solo con guardie di fiducia non con altri rappresentanti-
-Maxim Jonas è un assassino certificato professionista. Putin deve essere stupido per non portarlo-
-Parlerò. Ma se non dovrebbe esserci tu potresti esserci?-
-Si- dissi
-Chiamami quando Jessica esce- poi chiuse la chiamata.
La domanda più grande: Uscirà?

¤¤¤¤¤
Saranno passate 4 ore da quando sono in sala d'aspetto. Cindy è affianco a me, non so cosa farei senza di lei. Siamo fidanzati da due anni e senza di lei molte situazioni non sarei riuscito a superarle. Mi appoggiai al muro e feci un respiro profondo, il più grande che potessi prendere in questo momento. Cindy mi mise una mano sulla gamba, io la guardai e lei mi sorrise dicendo
-Vedrai che c'è la farà, è sempre stata forte-
-Grazie Amore- dissi mettendo la mia mano sulla sua.
Passò un'altra ora e finalmente uscì il dottor Mallardt, il suo viso però non era del tutto gioioso...
-Jack... Ti conviene venire dentro- la sua tonalità di voce mi sembrava la più profonda che io abbia mai sentito. Strinsi la mano a Cindy e anche lei me la strinse.
Entrammo e Jessica era su un lettino con il cardiogramma da un lato, la sacca di sangue dall'altra, e le flebo attaccate in tutto il corpo. Mi sentivo male solo a guardarla, il dottore prese la cartella clinica e disse solo una parola.
-Elantipritico- disse
-Elanti... che?!- feci io
-Elantipritico, è una sostanza che si inietta nel sangue, che con una macchina particolare trasmette al cervello immagini il quale associa come cattive, si possono anche controllare le reazioni. Ecco perché prima a casa sua ha perso i sensi.-
-C'è un rimedio vero?- chiesi stringendo la mano di Cindy
-Si si, bisogna fare una pulizia del sangue, gliela stiamo già facendo-
-Quanto dovrà stare in queste condizioni- chiesi
-Appena finita la pulizia del sangue la può portare a casa- disse il dottore soddisfatto.
-E quanto ci vorrà?-
-Tra pochi minuti dovrebbe finire, se vuole può restare qua- guardai Cindy e lei mi sussurrò
-Ti aspetto fuori, prenditi tutto il tempo- poi mi lasciò la mano ed uscì insieme al dottore. Appena sentì lo sbattere della porta, caddi in ginocchio le lacrime continuavano a scendere e il rumore dei singhiozzi insieme a quello del cardiogramma riempivano il silenzio.
-Perché piangi?- chiese una voce. Alzai la testa e Jessica mi toccava i capelli e mi guardava dal lettino
-Perché ho una vita di merda- dissi alzandomi
-Benvenuto nel Club allora- disse Jessica allungando la mano affinché la stringessi.
-Eh già- dissi stringendola.
-Ti voglio bene- le dissi
-Sarà la... ho perso il conto di qunte volte che me l'hai detto- disse
-Anch'io te ne voglio- aggiunse poco dopo.
-Chi mi ha fatto questo?- chiese mentre indicava se stessa.
-Prova ad indovinare-
-Un certo Jonas... De Lion?- chiese con fare scherzoso
-Ha vinto un milione di dollari- dissi entusiasto.
-Che ora è?- chiese lei. Cavolo adesso che ci penso non lo so neanche io.
-Sono le 22.45- dissi sorpreso.
-Non sapevi che ora era?- mi chiese con i suoi occhi marroni.
-Sinceramente no- dissi. Ero troppo contento.
-Andiamo a casa?- mi chiese lei.
-Si, ma devi aspettare ancora un minuto.-
-Perché abbiamo questa vita?- mi chiese lei
-Perché siamo legati, tutti da un filo invisibile- dissi cercando di convincere me piuttosto che Jessica.
Il dottore rientro e disse
-È Finito il trattamento, può portarla a casa- poi uscì.
Girai la testa verso Jessica e la presi in braccio a mo di sposa. Uscì dall'ospedale con Cindy vicino e tornammo a casa, forse un giorno ne potremmo uscire come una vera famiglia, magari io e Cindy avremmo un bambino, Jessica un fidanzato e condurremo una vita normale. Ma quando sei una spia, niente è più normale. La tua vita dipende dall'obbiettivo. Così è la mia è quella di Jessica

Spie. Un gioco sporcoWhere stories live. Discover now