Capitolo 16. Libertà nelle vene

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*****JESSICA POV.*****
Jack era appena uscito dalla mia stanza. Oggi restavo a casa, per precauzione, verso le dieci sarebbe dovuta venire Cindy. Io avevo insistito che non venisse ma come al solito mio fratello ha sempre ragione...
Mi girai dall'altra parte del letto e continuai a dormire per un'altro paio d'ore.
Saranno state le nove e un quarto quando cominciai a sentire dei rumori... Così mi alzai molto lentamente e mi misi una canottiera ed un paio di pantaloncini corti, presi da sotto la scrivania la pistola e con i bracci sollevati e leggermente piegati uscì in corridoio. Visto che mio fratello chiudeva sempre tutte le porte, dovetti con un piede spalancare la porta facendola sbattere sul muro, con la pistola sempre avanti controllai tutto il perimetro della stanza. Toccava al bagno. Uscì dalla camera e prima di uscire notai un'ombra, mi nascosi molto velocemente dietro al letto. Appena sentì i suoi passi sul tappeto davanti alla porta mi alzai con la pistola davanti agli occhi. Strinsi la mascella.
-Micheal...- dissi stringendo gli occhi facendoli diventare una piccola fessura. Micheal era davanti a me. Era come sempre il gatto nero.
-Ti vedo in forma- disse facendo un sorrisino
-Ti ho sulla mia traiettoria- dissi chiudendo l'occhio destro per averlo meglio nella mia traiettoria.
-Dovrei avere paura?- mi chiese
-Cosa mi hai messo nel sangue- chiesi spazientata
-Io?- chiese innocente
-No guarda, mio fratello Jonas- dissi annoiata
-Elantipritico- disse alla fine
-Nella mia lingua-
-Una sostanza che ti fa vedere quello che voglio io- disse alla fine
-Ti sparerei se non fossimo qua- dissi
-Hai paura di macchiare il tappeto?-
-È l'unico posto in cui non avevo ancora ucciso...-
-Avevi?-
-Ho ucciso un certo Philipp- dissi con una punta di tristezza.
Penso che Micheal ebbe un'attimo di sconvolgimento perché i suoi occhi fissavano il vuoto.
-Era mio cugino- disse mentre chiudeva i pugni e serrava la mascella.
-Questo è il prezzo da pagare, caro mio- dissi dura
-Non sapevo neanche che era in America- disse sottovoce
-Non fare il dispiaciuto adesso- dissi ruotando gli occhi
-Hai ragione, prima ti prendo e prima incontro De Lion per risolvere questa situazione- disse lui ritornando alla sua stronzosita assoluta
-Mi sa che dovrai fargli visita da solo- disse una voce dietro di lui.
Oh cazzo.
-Cindy!- dissi con uno sguardo confuso ma felice. Ma non ancora per molto.
-Sparisci da questa casa- disse lei mentre sentivo che caricava
-Okay okay- disse lui alzando le mani. -Ci si vede, piccola Jes- disse lui mentre uno strano gas entrava dai condotti dell'aria. Cominciai a tossire. Poi dopo alcuni minuti il gas si dissolse e Micheal era... Sparito.
Non sapevo che dire. I miei occhi erano spalancati e dalla mia bocca non usciva nessun suono
-Dov'è quello stronzo- dissi
-Se né andato maledizione- disse Cindy
-Da quando hai una pistola?-
-Tu non sai molte cose su di me, Jes... Faccio parte anche io della C.I.A. e lavoro insieme a tuo fratello- disse lei rimettendo la pistola nei pantaloni che aveva.
-Eh quando pensavi di dirmelo? Prima del vostro matrimonio? Magari tra otto anni?- dissi uscendo dalla stanza.
Ma lei mi fermò
-Jes, so che per te è una situazione difficile- disse a testa bassa
-È ufficiale la mia vita è una merda- dissi sottovoce
-C'è chi ne ha avute di peggiori- disse lei lasciandomi.
Andai in camera mia sbattendo la porta e mi posai con la schiena sopra. Come se non bastasse, lasciai un urlo di esasperazione.
Che vita di merda. Mi ripetevo
Presi il pacchetto di sigarette dalla borsa e me ne andai fuori.
Accesi la sigaretta ed inspirai ed espirai facendo una scia di fumo davanti a me. Andai sul gazebo e mi sedetti sulla poltroncina mettendo i piedi sul tavolino.
In questo momento volevo solo una persona. Justin. Ma era a scuola. Il piccolo inconveniente di ieri l'ho già dimenticato e siamo ritornati amici come prima. Almeno per me.
Stare dentro con Cindy non se ne parla ma neanche morta. Già il nome mi dà il vomito.
Non dico che sia una persona cattiva ma a me non piace. Punto.
-Quindi è qui che stai- disse lei uscendo.
Ecco. Parli del diavolo ed eccolo.
-Eh già- dissi buttando fuori il fumo
-Tuo fratello lo sa?- chiese lei sedendosi vicino a me
-Perché dovrebbe- dissi
-Lui ti protegge e tu lo pugnali alla schiena?-
-È una mia scelta, se voglio fumare e non verrai di certo tu a dirmi che cosa posso o non posso fare- dissi girandomi verso di lei e aspirando dala sigaretta.
-Guarda- disse mentre tirava su la manica della maglia che indossava.
Tutta la parte del bicipite era pieno di puntini rossi. Punture. Cindy era un ex-alcolista.
-Ho fatto la mia scelta e mi ha ridotto così- disse passandosi una mano sulla parte del braccio.
-Quindi tu vuoi dirmi che eri un ex-alcolista e una tossico dipendente?- chiesi guardando il braccio
-Prima ho cominciato a fumare, poi a bere ed infine sono arrivata a farmi questo. È proprio in una discoteca in cui ero fatta che ho conosciuto tuo fratello-
-So com'è andata- dissi interrompendola.
-Allora perché fai finta di niente. Perché fingi che sia tutto apposto?- mi chiese lei
-Devo farlo. Vedermi felice facilita le cose-
Un rumore ci interruppe e spensi la sigaretta nel posacenere. Ripresi la pistola vicino a me. E Cindy fece lo stesso. Entrammo per la mia camera e chiusi la porta rumorosamente. Cindy mi guardò con sguardo assassino e le feci l'occhiolino. Lei annuì. Codici segreti. Troppo forti
Cindy si mise dietro alla porta ed io dietro al letto. Aspettammo. Sentimmo i rumori dei passi salire le scale, e poi vidi il pomello abbassarsi. Io e Cindy eravamo pronte. Mi alzai e caricai la pistola che avevo già in linea di tiro. Cindy invece aveva la pistola ad un centimetro dalla tempia di...
-Jack!- urlai
-Mi sono ricordato che ho in famiglia delle spie e devo urlare per farmi riconoscere- disse scherzoso. Cindy abbassò la pistola e sussurrò dolcemente
-Amore...- mentre lo baciava.
Tossì per farmi riconoscere.
-Ci sono anche io-
-Come mai sei qua?- chiese Cindy
-Ho finito prima. E devo andare con Cindy a prendere delle cose- disse lui baciandola.
-Andate- dissi grattandomi il gomito destro.
-Jessica... ma tu saresti sola- disse mio fratello-
-Starò sul divano a guardare un film, non ti preoccupare- dissi rassicurandolo.
-Va bene allora noi andiamo- disse Jack mentre si avvicinava abbracciandomi.
Li vidi andare via dall'ascensore, appena le porte si chiusero corsi in camera e mi vesti il più comoda possibile. Mi misi dei leggins neri con una maglietta della Element verde, un maglione nero sopra e un giacchetto di pelle nero. Corsi in bagno e mi truccai. Un filo di Eyeliner nero e mascara. Rossetto e mi misi le Converse, nere alte. Presi la mia borsa e misi dentro una revolver 45, il telefono, portafoglio, le cuffiette, pacchetto di sigarette, accendino e le Daygum alla fragola. Scesi in soggiorno e scrissi un bigliettino.

Erano finite le scorte di sopravvivenza (le mie stronzate) e sono andata a comprarla. Torno tra dieci minuti.

Lo appesi sul frigorifero. Tanto. Mio fratello non saprà mai dove sono andata.
Poi presi le chiavi di scorta della moto, della mia moto. E scesi giù visto che il casco era nel bagagliaio.
Arrivai nel parcheggio sotterraneo e quando arrivai davanti a lei mi scappò un sorriso.
Corsi verso il bagaglio con in mano le chiavi e presi il casco e misi dentro la borsa. Inserì le chiavi ed allacciai il casco. Girai le chiavi e la bestia si risvegliò. Quel rumore era troppo bello e rilassante. Andai fuori dal parcheggio e la luce non mi accecò per poco. Girai un po il polso destro per accelerare e sfrecciai via. Verso ad un posto indefinito.
Dove ti porta l'immaginazione.
Quando finisce la benzina non importa camminerò fino allo svenimento e allora là potro dire. Questa si che è libertà.





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HEY PEOPLE!
COME VA LA VITA? SPERO BENE.
ALLUORA COME PENSATE CHE ANDRÀ AVANTI? EH EH... SAPRESTE... HO TANTI COLPI DI SCENA IN TESTA DA METTERE NEL MIO FILM MENTALE.
ALLA PROSSIMA. BELLISSIMI
BACI MRTℹ

Spie. Un gioco sporcoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora