CAPITOLO TERZO - parte 1

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Asya allentò progressivamente la presa sulla radice a cui era appigliata, e si lasciò scivolare lentamente lungo il pendio. Non riusciva a vedere quasi niente attorno a sé, ma doveva necessariamente arrivare fino infondo, per mettersi al sicuro. Facendo attenzione a non ruzzolare ancora, si lasciava scivolare giù ancorandosi quà e là ai tronchi degli alberi. Il terreno tornava ad essere piano circa dieci metri oltre, e così la ragazza continuò a scivolare sporcando i pantaloni di terra.
Non appena si ritrovò dinalmente sul terreno stabile, esausta e spaventata, cercò di guardarsi intorno; tuttavia, non riusciva a vedere nient'altro che buio.
Aveva assoluto bisogno della torcia, ma non riusciva a vederla; probabilmente, cadendo, si spenta.
In quelle condizioni non avrebbe potuto proseguire, perché rischiava di cadere ancora.
Si accovacciò a terra, accanto al tronco ricurvo di un albero, e sollevò la maglietta per toccare la schiena e la pancia; non poteva vedere nulla, ma sentiva dolore e se fosse stata ferita avrebbe di certo percepito il sangue sotto alle dita. Fortunatamente non sentì nulla più di qualche graffietto; probabilmente se la sarebbe cavata con qualche livido.
Si sistemò a terra in posizione fetale, avvolgendo le mani attorno alle ginocchia. Tutto ciò che poteva fare era aspettare, finché un pò di luce non avrebbe illuminato il bosco quanto bastava per riprendere a camminare.
La terrorizzava l'idea di essere lì, sperduta, sola nel cuore di quel bosco spaventoso, e completamente acvolta nel buio; tuttavia, che avrebbe mai potuto fare? 
Chiuse gli occhi e tentò di rilassarsi, ascoltando il canto di un gufo appollaiato da qualche parte sopra alla sua testa.
Attese non più di due ore, ma sembrarono un'eternità intera; ogni più piccolo rumore attorno a lei la faceva sobbalzare, e vagare con lo sguardo in quell'oscurità impenetrabile. Iniziava ad avere freddo; dei piccoli brividi attraversavano il suo corpo.
Ma lentamente, i profili degli alberi attorno a lei iniziavano a diventare percettibili; i rami, le foglie, fili d'erba riprendevano lentamente i loro colori. Mancava poco; presto sarebbe potuta tornare a vedere.
Ad un tratto però, un rumore di passi sulle foglie secche la fece rabbrividire; c'era qualcuno, non molto lontano da lei. Camminava a passo lento, e sembrava avvicinarsi.
Terrorizzata, Asya si rannicchiò dietro al tronco dell'albero che aveva accanto, e si tappò la bocca con le mani per evitare che il lieve sibilo del suo fiato fosse percettibile. Ascoltò attentamente il suono di quei passi, ed ebbe la certezza che si stessero avvicinando.
Terrorizzata sporse leggermente la testa, e nonostante non riuscisse a vedere quasi niente, riconobbe immediatamente la maschera di Tim. Sussultò, ed aprì la bocca per chiamare il suo nome; tuttavia, la voce le morì in gola quando lui girò la testa in sua direzione. Sembrava fissarla, ma non disse nulla. Continua a camminare, completamente impassibile, passandole proprio davanti. Lei lo guardava spaventata, e si chiedeva come potesse muoversi con tanta naturalezza, considerando lo stato in cui si trovava il suo corpo.
-T..Tim...- farfugliò, aggrappandosi al tronco dell'albero per alzarsi in piedi.
Ma il ragazzo non si fermò, e continuò ad avanzare impassibile senza dire una sola parola. Asya fece un timoroso passo in avanti e con un gesto del tutto irragionato lo afferrò per il polso.
-Tim!-.
Liu a quel punto si fermò di colpo e sollevò il braccio che Asya aveva afferrato; la colpì con il gomito, con tale forza da farla quasi cadere. La ragazza emise un lamento ed indietreggiò rapidamente, guardando Tim con aria spaventata e stupita. Il ragazzo riprese a camminare come nulla fosse accaduto, e lei non riuscì più a muoversi. Avrebbe voluto seguirlo, chiamarlo ancora; ma i suoi piedi restavano incollati a terra.
Aveva paura.
Era terrorizzata da lui.

Masky - La fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora