CAPITOLO QUARTO - parte 1

850 131 14
                                    

Asya si abbandonò a sé stessa, lasciando che ogni nervo e muscolo del suo corpo si rilassasse completamente. Scivolò qualche centimetro in basso, piegando le ginocchia, e non cadde al suolo soltanto perché Masky la stava ancora premendo con la gola contro all'albero.
A causa della mancanza d'ossigeno stava per perdere del tutto i sensi; con le palpebre abbassate, riusciva a malapena a sentire l'assordante fischio che l'Operatore propagava nella sua testa.
Ad un tratto, però, si accorse di aver sbattuto la testa. Aprì la bocca, e riuscì ad inspirare una grande boccata d'aria. Impiegò un paio di secondi a rendersi conto di essersi accasciata a terra.
Prese un'altra boccata d'aria, poi un'altra ancora; riempì i polmoni più e più volte, finché non riuscì ad alzare lo sguardo.
Tim era in piedi, completamente immobile, sopra di lei. Non riusciva a vedere il suo sguardo, ma era assolutamente certa che la stesse fissando. Dietro di lui, soltanto un paio di cespugli: l'uomo alto era svanito nel nulla.
Uno strano silenzio si era impadronito del bosco. Asya emise un lamento, e tentò di mettersi a sedere. La sua vista era appannata ed aveva la netta sensazione che la sua testa sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro; puntò i palmi a terra, per fare leva, ma proprio in quel momento Tim parlò.
-Asya..- disse con una strana voce, che pareva debole e forzata.
La ragazza si voltò incredula verso di lui, con gli occhi già riempiti di una luce di speranza. Dunque aveva ripreso coscienza di sé? Quel mostro maledetto lo aveva liberato dalle sue grinfie?
-Oddio, che cosa ho fatto- balbettò il ragazzo chinandosi a terra con evidente fatica, ed afferrando Asya per le spalle. Le sue mani tremavano, e tutto il suo corpo fremeva a causa del dolore continuo che le fratture gli provocavano.
La aiutò a sollevare la schiena e la appoggiò poi con cura contro al tronco. -Stai bene?- chiese con voce tremante, togliendosi la maschera dalla faccia con un gesto nervoso.
-Sì..- rispose lei, che annaspava ancora. Alzò il capo quanto bastava per incrociare lo sguardo preoccupato di Tim, e non poté che sentirsi la persona più felice del mondo nel poter vedere ancora quegli occhi profondi.
-Io... Non so che cosa...- balbettò ancora il ragazzo, stringendo le spalle magre di lei, su cui le sue mani erano ancora appoggiate.
-Tranquillo, sto bene- tentò di tranquillizzarlo la ragazza, sforzandosi con tutta sé stessa di allargare un lieve sorriso sulle sue guance.
Tim stava per dire qualcosa, ma non ci riuscì; strinse le labbra e sporse improvvisamente il busto in avanti, avvolgendo Asya in un forte abbraccio. Non ricordava cosa fosse successo di preciso, ma aveva recuperato coscienza quando ancora indossava la maschera, e si era ritrovato il collo di lei stretto nella mano.
Le appoggiò il mento sulla spalla, inspirando nelle narici il suo buon odore, e non riuscì a trattenere una lacrima che solcò la sua guancia; non poteva accettare di averle fatto del male.
La abbracciò con forza, mentre stringeva le mandibole per sopportare il dolore lancinante che proveniva dalle fratture sul suo busto.
Asya ricambiò l'abbraccio, facendo scorrere le sue mani lungo la schiena di Tim. Si accorse che stava piangendo, e tentò di tranquillizzarlo. -Va tutto bene, Tim- disse -Sto bene. Non preoccuparti-.
Ma il ragazzo sospirò pesantemente e rispose: -Stavo per ucciderti...-. Quella frase a lui stesso sembrava così strana e surreale; eppure, purtroppo, ciò era accaduto davvero.
Asya piegò la testa di lato, ed appoggiò la propria guancia su quella di lui, mentre continava a tenerlo stretto a sé. Il suo sguardo cadde sulla maschera, che adesso era adagiata a terra a poco più di un metro di distanza tra loro.
Quella cosa doveva essere distrutta al più presto.

Masky - La fineWhere stories live. Discover now