CAPITOLO OTTAVO - parte 2

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Asya dischiuse lentamente gli occhi, adattando la vista alla luce del tardo mattino che adesso inondava la stanza. Si guardò intorno, ma senza muovere alcun muscolo; le braccia di Tim ancora la avvolgevano.
Sorrise lievemente, lasciandosi cullare ancora da quella stretta così piacevole, poi voltò molto lentamente la testa verso di lui.
-Hei- le disse. Era già sveglio, a quanto pareva. -Dormito bene?-.
La ragazza annuì e gli rubò un rapido bacio sulla bocca. -E tu? Come stai?-.
-Sto bene, non preoccuparti... Oggi lavori?-.
Il volto di Asya si fece improvvisamente cupo mentre rispondeva alla domanda. -Sì.... A proposito, adesso dovrei andare...-.
Tim la guardò in volto con aria dispiaciuta, poi le fece una carezza sulla guancia. -Mi dispiace che tu debba far....-.
-Tranquillo- lo interruppe lei -Non faccio niente di diverso dal solito, tutto sommato.... Ci vediamo dopo, ok? Berto mi aveva chiesto di aiutarlo in cucina, stamani-.
Il ragazzo annuì e la lasciò alzarsi a malincuore, rendendosi conto adesso di quanto fosse brutto essere da solo quel letto, e sentire il lato sinistro diventare freddo in assenza di qualcuno che lo occupasse.
-A dopo- ripeté Asya sforzandosi di sorridere, per non farlo preoccupare. Passando davanti al letto di Jason vi lanciò una timida occhiata veloce, e poté notare che questa volta vi era sdraiato, con gli occhi chiusi.
"Via libera" si disse. Avrebbe potuto lavorare serenamente almeno finché quel porco non si sarebbe svegliato.

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-Lava anche questo- disse Berto, porgendo ad Asya un grosso pentolone. La fece lavorare in cucina con lui per tutta la mattina lavando pensole e tegami, ed approfittando della sua disponibilità la avrebbe poi mandata a servire in sala.
Dopotutto lei aveva detto le testuali parole "farò il doppio del lavoro, se necessario", dunque infondo quello di Berto non era proprio uno sfruttamento.
Era più un accordo forzato.
-Okay, porta questi piatti in sala e torna quì, che devi tagliare la verdura-.
Asya eseguiva ogni ordine al meglio delle sue possibilità, perché apprezzava molto il fatto che il capo le avesse concesso di sistemare Tim nel locale, anche se solo momentaneamente.
Sapeva che Berto si stava approfittando della sua situazione, ma non le importava.
Mentre lavorava, di tanto in tanto alzava lo sguardo e si assicurava che non vi fosse Jason nei paraggi; ogni volta che le veniva il dubbio sentiva una voragine aprirsi nello stomaco. Nonostante questo cercava di non pensarci, e di eseguire al meglio i compiti affidatogli da Berto.
Stava mettendo a posto una fila di bicchieri, quando Jason uscì con aria innocente dalla camera. Aveva già addosso i vestiti da cameriere, anche se il servizio in sala sarebbe iniziato quella sera, ed era diretto al bar probabilmente per prepararsi un caffè.
La ragazza si sentì quasi mancare; poggiò i bicchieri sul primo ripiano che le capitò a tiro e si voltò per andarsene. Ma Jason non glielo permise: cambiò direzione all'improvviso e le piombò addosso, avvolgendole le sue braccia attorno alle spalle, per bloccarle.
-Non gridare- le sussurrò nell'orecchio, mentre con un forte spintone la sbatteva contro alla porta del ripostiglio, che si trovava proprio lì accanto.
-Lasciami...- farfugliò lei.
-Devo ricordati i nostri accordi?- grugnì Jason aprendo la porta e sbattendola dentro. La richiuse subito, facendo attenzione a non fare troppo rumore, e volse ancora lo sguardo verso la ragazza che ora era distesa a terra tra i secchi e le bottiglie vuote. Terrorizzata, sola ed inerme.
-Hai proprio un bel corpicino, lo sai? E guarda caso, mi sono svegliato questa mattina con una bella erezione-.
Asya deglutì nervosamente la saliva ed iniziò ad indietreggiare stisciando sul pavimento, fino a che non sbattè la nuca contro ad uno scaffale.
-Mi raccomando, non gridare- le ricordò l'uomo prima di chinarsi su di lei.
-Altrimenti ci sentiranno...-.

Masky - La fineOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz