CAPITOLO QUINTO - parte 1

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-Coraggio Tim, un ultimo sforzo- disse Asya, trovandosi ormai a dover quasi sostenere il peso del ragazzo. Era evidente che non ne poteva più di camminare; le fratture dovevano fargli davvero molto male, ed ormai avanzava a stento.
-Ci siamo quasi- disse ancora. Il locale di Berto, infatti, era proprio davanti a loro.
Attraversarono il vialetto circondato da erbacce che il padrone non si prendeva mai la briga di estirpare, ed ancor prima che riuscissero a raggiungere la porta d'ingresso, questa si aprì rivelando la figura snella di Jason. L'uomo fece una faccia stupita non appena notificò la loro presenza. -Cristo, l'hai trovato davvero!- ridacchiò divertito.
-Facci passare- disse freddamente Asya, senza neppure guardarlo in faccia. Diede più forza alla sua stretta su Tim, per aiutarlo a salire il piccolo gradino dell'ingresso, ed insieme varcarono la porta.
-Asya!- esclamò Berto, davvero entusista di rivederla -Iniziavo seriamente a preoccuparmi! L'hai trovato!-.
-Devo farlo sedere- disse lei. Il capo le avvicinò una sedia, e lei aiutò Tim a sedersi lentamente. Il ragazzo emise un gemito di dolore, mentre piegava la schiena per compiere quel movimento.
-Tutto bene, Timothy?- chiese ancora Berto, guardandolo con le sopracciglia inarcate come fosse un animale strano.
-Sì..- balbettò lui, stringendo i denti, ancora in preda alle fitte di dolore.
-Capo...- intervenne Asya -Farò il doppio del lavoro, non mi importa... Ma devi permettere a Tim di restare per un pò-.
Berto scosse la testa, e contemporaneamente fece la stessa cosa anche Tim.
-Io non voglio stare quì- disse il ragazzo, secco.
-Non se ne parla- aggiunse il capo -Non voglio avere a che fare con questo casino. E se lui non può lavorare non posso permettergli di restare-.
-Ma...-.
-Asya..- la interruppe Tim, sollevando lo sguardo e lanciandole un'occhiata di disapprovazione.
-No! Io... Inizierò a lavorare da subito, ok? Farò il doppio dei turni... E poi Jason è solo in sala adesso, non puoi andare avanti con un solo cameriere!-.
-È vero- intervenne Jason, che era appena entrato.
Berto sbuffò rumorosamente e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. -E va bene- disse scocciato -Ma potrà restare solo una settimana al massimo... Chiaro?-.
-Grazie!- esclamò la ragazza, sorridendo. Si voltò verso Tim, e notò che era imbronciato.
-Non voglio restare quì- ripetè a voce bassa, fissando in punto indefinito a terra.
-Tim... So che non hai nessun altro posto, e non puoi andare a zonzo in quelle condizioni...- rispose lei -Resta per questa settimana. Ti prego...-.
Il ragazzo scosse nervosamente il capo, ma poi finì per convinversi.  Sapeva bene anche lui che quella era la scelta migliore, ma non poteva sopportare l'idea che Asya avrebbe dovuto lavorare chissà quanto per potergli garantire un letto.
Non era affatto giusto.
Non doveva farsi carico dei suoi problemi.
-Dai, vieni!-. La voce della ragazza lo distolse dai suoi pensieri. Lo aveva afferrato per una spalla, incitandolo ad alzarsi. -Ti aiuto a raggiungere la stanza-.
Con andatura piuttosto zoppicante, Tim lasciò che Asya lo aiutasse a spostarsi fino a raggiungere quello che era stato il suo letto. La ragazza lo aiutò a sedersi lentamente, cercando procurargli meno dolore possibile. Nonostante questo, Tim emise un gemito quando fu costretto a comprimere leggermente le costole.
-Ecco fatto- disse lei, allargando un caldo sorriso -Stai bene?-.
Lui, tuttavia, non rispose alla domanda. -Non voglio che tu..-.
-Stai tranquillo- lo interruppe -Io voglio solo che tu stia bene. Solo questo-.
Tim rimase in silenzio, ed abbassò lo sguardo con aria desolata. I suoi occhi erano tornati ad essere vuoti e tristi.
-Tim...- disse ancora lei, appoggiando dolcemente una mano sulla sua guancia -Quando eri in coma mi sono maledetta ogni secondo per non aver evitato ciò che è accaduto. Ho rischiato di perderti per sempre... E.... Non voglio che accada ancora-.

Masky - La fineWhere stories live. Discover now