CAPITOLO SETTIMO - parte 2

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Asya restò in camera con Tim per tutto il giorno, uscendo una sola volta per andare in bagno; era terrorizzata dall'idea di dover affrontare ancora Jason. Riuscì anche a fare un sonnellino, seppur non avesse voluto andare nel suo letto nemmeno questa volta. Non voleva allontanarsi da Tim.
Anche lui dormì a lungo, quasi senza svegliarsi mai, e questo evidenziò il fatto che il suo corpo fosse ancora molto debole. Fortunatamente, comunque, per quanto poco ne sapesse Asya le fratture non sembrarono essersi scomposte, perché il dolore si stava affievolendo e non si erano formati lividi o gonfiori sospetti; questo fu davvero un sollievo per lei.
Nonostante il timore e l'agitazione, alle sette la ragazza fu costretta a lasciare la camera per prendere parte al serivizio della sera; questo purtroppo non avrebbe in nessun modo potuto evitarlo, soprattutto non dopo che aveva promesso al capo di fare doppio turno.
Berto la chiamò in cucina a gran voce e le chiese, con la sua solita freddezza, di aiutarlo a lavare le pentole; dopodiché la spedì a preparare i tavoli.
-Quando hai finito svuota la lavastoviglie- aggiunse.
Quando Asya passò davanti al banco del bar, un brivido le percorse la schiena in un lampo; Jason era lì, con un bicchiere di coca in mano, e la guardava con una strana espressione sorridente in volto. Sembrava volerle dire "stai attenta, non parlare", mentre sorseggiava avidamente la bibita fredda.
La ragazza abbassò lo sguardo e continuò a fare il suo lavoro, tentando per quanto fosse possibile di ignorarlo. Si disse che questa volta non avrebbe commesso lo stesso errore; si sarebbe guardata bene intorno, ed avrebbe fatto in modo di non restare mai da sola.
"Spero solo che sia sufficiente" pensò, mentre i suoi occhi erano già tornati ad inumidirsi. Ogni volta che la sua mente ripercorreva quelle immagini, lo sconforto la assaliva.
Non si era mai sentita così debole e patetica in tutta la sua vita; a causa di qualche ragionamento contorto si era sentita davvero una persona orribile mentre Jason violava il suo corpo. Come se in qualche modo fosse stata colpa sua, o l'avesse voluto.
Non si sentiva una semplice vittima di un'atto orribile; si sentiva sporca e patetica come se a compiere l'atto fosse stata lei.
Nonostante la situazione estremamente complessa e tesa, la serata trascorse più velocemente del solito; il locale ricevette pochi clienti, ed il servizio finì presto. Jason non disse ad Asya una sola parola, e svolse il suo lavoro in silenzio.
Fuori aveva iniziato a piovere molto forte, e lo scrosciare delle gocce che cadevano continue e rimbalzavano sul tetto creava un rumore quasi fastidioso; si udivano dei tuoni in lontananza, segno che un brutto temporale era in arrivo.
-Ho finito- disse Asya asciugandosi la fronte con la manica della camicia. Berto annuì vagamente, ed accennò un saluto mentre riponeva una pentola nello scaffale.
La ragazza si diede un'occhiata nervosa intorno; aveva perso di vista Jason, e questo la preoccupava molto. L'ultima volta che lo aveva visto si stava dirigendo in stanza, quindi probabilmente adesso si trovava lì; tuttavia, non poteva averne la certezza.
Si precipitò in bagno con movimenti nervosi, e si sciacquò la faccia e le braccia controllando continuamente la porta d'ingresso seppur avesse controllato più e più volte di aver girato bene la serratura. Valutò che non era affatto una buona idea restare troppo tempo lì dentro, quindi uscì subito dopo aver svuotato la vescica. Entrò silenziosamente nella camera, e senza pensarci troppo si diresse dritta verso il letto di Tim. Fu allora che, passando davanti a quello di Jason, notò che era vuoto. Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene e si voltò d'impulso indietro, poi ancora avanti, come se si aspettasse di vederselo piombare addosso da un momento all'altro.
-Asya..-.
La voce di Tim la fece riprendere. Era seduto sul letto, e la guardava con un'espressione confusa in volto.

Masky - La fineWhere stories live. Discover now